La più preziosa

Testo: Luca 15:1-7

 

Cari fratelli in Cristo, già in una precedente meditazione avevo cercato di spiegare il perché Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati, ossia che tutti i peccatori si pentano del loro peccato di “ribellione verso Dio” e tornino a Lui, pronti ad accoglierli come un Padre amorevole;

nella Bibbia troviamo questo concetto espresso e ripreso da Gesù Cristo attraverso varie parabole, a cominciare da quella c.d. del figliol prodigo, a quella proposta oggi della pecora smarrita.

Il piano di Dio è di portare tutta l’umanità a ritornare a Lui, a pentirsi dalla ribellione di Adamo, e per questo ha mandato suo figlio Gesù Cristo a riscattarci, ossia a dimostrare all’umanità intera che Lui perdona tutti quelli che si pentono e che a costoro Dio Padre riserva un posto accanto al proprio figliolo nel regno dei Cieli;

regno che non sarà completo fino a quando un numero adeguato di uomini e donne fedeli non avranno accettato volontariamente di ritornare al Signore.

Per questo motivo Dio Padre non vuole perdere nemmeno un singolo uomo o donna;

nemmeno una pecorella potrà, nel Suo intento, andare smarrita se essa è stata da Lui predestinata alla salvezza!

La pecora smarrita di questa parabola, infatti, non era destinata, come ben si comprende, a rimanere tale, bensì ad essere ritrovata;

a ritrovarla ci pensa il buon pastore, ossia la figura di Gesù Cristo, che è venuto sulla terra proprio per “ritrovare” tutte le pecore smarrite per le vie del mondo, ossia, in buona sostanza l’umanità intera, e tuttavia, non nella sua globalità, come era ai tempi del Popolo Santo, che doveva essere salvato nel suo insieme, bensì, singolarmente;

ogni singolo uomo o donna può essere ritrovato da Gesù, se lo stesso uomo o donna vuole, e per volerlo occorre accettarlo con tutto il cuore come “nostro personale salvatore”!

Chi ha compreso questo nella sua vita e lo mette in pratica, lasciandosi guidare dal Signore per mezzo della sua Parola, come ravvivata e insegnata dal suo Santo Spirito, è già di per sé una “ex pecora smarrita”, ossia è diventato una pecora ritrovata, un salvato e quindi un Eletto!

Tutto questo non per merito nostro, non per le nostre opere o per il nostro potere o sapere, ma sempre e soltanto per la grazia di Dio;

la pecora smarrita della parabola non ritorna infatti all’ovile da sola, ma è il buon pastore che va a cercarla, la ritrova e la riconduce all’ovile, e questo è fondamentale perché ci spiega che non siamo noi che possiamo tornare da soli a Dio, ma che è sempre e solo Lui che ci viene a cercare e a salvare, e soltanto allora noi possiamo decidere, con il nostro libero arbitrio, di tornare con Lui o “scappare ulteriormente” e perderci definitivamente per le vie del mondo;

se noi opteremo per questa seconda possibilità, Lui non ci costringerà a ritornare, e tuttavia oltre a causare a noi stessi una ben triste sorte, causeremo anche un grande dolore al Signore, così come è detto: “Vi dico che, allo stesso modo, ci sarà più gioia in cielo per un solo peccatore che si ravvede che per novantanove giusti che non hanno bisogno di ravvedimento”, perché ogni uomo o donna sono importanti per il nostro Padre Celeste;

così come un genitore umano soffre per ognuno dei suoi figli che si allontanano da lui, ognuno di noi è parimenti importante per il nostro Padre Celeste.

Questo a volte per noi è difficile da capire, e preferiamo giudicare e condannare la pecora che si è smarrita piuttosto che andarla a cercare;

così i contemporanei di Gesù, gli Scribi e i Farisei, che si ritenevano giusti per l’osservanza della Legge, non riuscivano ad accettare che Gesù si recasse a casa dei pubblicani e dei peccatori, che mangiasse con loro e annunciasse proprio a loro la Parola della grazia.

I pubblicani erano gli odiati esattori delle tasse, i traditori della patria, uomini che si erano offerti al servizio dei conquistatori romani e che, mentre riscuotevano, non temevano di appropriarsi di quanto non gli apparteneva. I peccatori erano quelli che avendo rinunciato anche all'apparenza di un rapporto con Dio, dichiaravano senza alcuna vergogna di vivere smodatamente in diversi peccati.

Per questo motivo essi erano “già condannati” dagli altri uomini che si ritenevano giusti davanti a Dio, e quindi per queste “pecore smarrite” non era né utile, né opportuno sprecare tempo per andare a cercarle, essendo già considerate perdute.

Questo era il pensiero umano, ben diverso però da quello di Dio; infatti, la Parola di Dio fa differenza tra "peccato" e "peccatore".

Dio odia il peccato, in tutte le sue forme, ma ama il peccatore e vuole raggiungerlo con la Sua grazia, per operare in lui una trasformazione straordinaria.

L'anima "più preziosa" agli occhi di Dio è quella che è ancora lontana da Lui, quella che deve essere ancora conquistata dal Suo amore.

Ora cari fratelli in Cristo, come credenti siamo chiamati a vivere riaffermando questa verità con le nostre azioni;

se ancora non riusciamo a farlo a pieno è perché non ci siamo ancora arresi al Suo amore mettendoci completamente nelle sue mani.

Lasciamoci dunque trasformare dalla Sua Grazia e vedremo come tutti gli uomini e le donne che attorno a noi vagano perduti per il mondo, possono diventare tanti fratelli e sorelle che il nostro Signore Gesù Cristo sta per ritrovare. AMEN