La preghiera a Dio
Testi: Salmo 41:4; Luca 15:11-19
La preghiera, il mezzo con il quale noi ci rivolgiamo a Dio, può assumere diverse forme, e tuttavia ci sono alcuni elementi che sono comuni a tutte le preghiere che noi rivolgiamo al Signore, qualunque sia il nostro rapporto con Lui: continuativo o occasionale, confidenziale o più formale, intimo o distaccato.
Il fatto che noi ci rivolgiamo a Dio in preghiera presuppone anzitutto che noi “crediamo in Lui” che noi abbiamo fede in Lui, ossia che noi abbiamo fiducia che Dio ci risponderà.
Una preghiera rivolta a Dio senza fede non è nemmeno una preghiera e non ha speranza di essere esaudita, così come una preghiera fatta non in accordo con la volontà di Dio non troverà adeguata risposta, come ci insegna anche l’Apostolo Giacomo: “domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri” (Gc 4:3).
Premesso questo, affinché la nostra preghiera sia efficace e ottenga la giusta risposta da Dio, deve possedere alcune caratteristiche.
La prima, è il fatto che noi, se chiediamo a Dio, è perché abbiamo bisogno di Lui, del suo aiuto, e questo perché essendo noi caduti in preda del peccato, ci siamo allontanati da Dio, quindi la prima cosa che dobbiamo riconoscere nella preghiera è il nostro “stato di peccatori”. Nel Salmo 41, re Davide si accosta a Dio in preghiera e confessa subito: “…perché ho peccato contro a te”; allo stesso modo il figlio ribelle della parabola confessa: “Io mi alzerò e andrò dal mio padre, e gli dirò: 'Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te”.
La confessione a Dio dei propri peccati, infatti, è indispensabile per approcciarsi a Lui, però, allo stesso tempo, la Scrittura afferma che “se confessiamo i nostri peccati a Dio, Egli è fedele e giusto da rimetterceli” (1Gv 1:9).
La seconda caratteristica della preghiera è che noi dobbiamo invocare la pietà di Dio nei nostri confronti, in quanto per nostra natura siamo peccatori e quindi colpevoli nei suoi confronti, perciò non vantiamo alcuna giustizia nostra, ma soltanto possiamo sperare nella sua pietà, che ci è stata manifestata attraverso il sacrificio di Cristo e la concessione della grazia.
Dio, infatti, è pietoso, ed è disposto ad operare nella vita di tutti coloro che si rivolgono a Lui con umiltà, invocando la Sua grazia e misericordia. Se attraverso la fede in Lui noi riconosciamo la potenza di Dio, con questo gesto di umiltà noi riconosciamo la sua autorità di Dio Padre Creatore su di noi e su tutto l’universo. Non dimentichiamo mai, cari fratelli in Cristo, che il vero peccato commesso dall’uomo (Adamo) è stato quello di sfidare Dio, mettendo in dubbio la sua autorità su di noi, e questo peccato, in svariate forme, ritorna di continuo, ogni volta che l’orgoglio umano prende il sopravvento in noi.
La terza caratteristica della preghiera, che emerge dalle parole di Davide, è la richiesta rivolta a Dio di “sanare la sua anima”; il peccato che ha contaminato l’uomo, infatti, comporta una serie di conseguenze negativa, di cui la morte è soltanto la più grave ed estrema, ma che non ci deve però far dimenticare tutte le altre, che invece si manifestano quotidianamente nel corso della nostra vita, le quali provocano una serie di profonde ferite al cuore dell’uomo, che ci infliggono altrettante sofferenze. Il mondo che giace sotto il dominio del Male, infatti, causa agli uomini ogni sorta di sofferenza, che non sono eliminabili, proprio perché è il Principe di questo mondo, che ha il potere di causarle all’uomo, tuttavia, la preghiera è il mezzo attraverso il quale il credente, invocando l’aiuto di Dio, ottiene lenimento dalle stesse, in attesa che il ritorno glorioso di Cristo spazzi via il Male e tutte le sofferenze da esso provocato.
Considerato quindi l’estrema importanza, diremmo anzi necessità, della preghiera rivolta a Dio, cari fratelli in Cristo, facciamo ampio e saggio uso della stessa, in ogni circostanza, ricordando sempre che essa ci mette in comunione con Lui, e non solo per richiedere aiuto, ma anche per esprimere verso di Lui il nostro ringraziamento e la nostra lode, ossia il nostro amore di figli verso il comune Padre Celeste, come ci incoraggia fare anche il Signore attraverso la parabola del figliolo prodigo, quando per un qualsiasi motivo ci siamo temporaneamente allontanati da Lui: “Io mi alzerò e andrò da mio padre…”, ossia, io mi metterò a pregare affinché Dio Padre mi riaccolga tra le sue braccia amorevoli. AMEN