La presenza viva di Gesù Cristo

Testi: Salmo 23    Giovanni 6: 35-39

 

I testi proposti oggi sono state letti o ascoltati molte volte da tutti, e come tutte le cose che conosciamo, o crediamo di conoscere bene, tendiamo a darle per “definitivamente acquisite”.

Cosa c’è di nuovo nel dire che Cristo il Signore è colui che salva? Ogni cristiano conosce questa verità fin dalla sua giovinezza.

Non ci siamo forse abituati ad usare una semplice equazione: io ho Cristo = io ho la salvezza in tasca?!

Purtroppo la verità non è questa!

Sarebbe bello in effetti se Cristo fosse un piccolo oggetto che compri una volta sul mercato, lo metti in tasca e ce l’hai per tutto il resto della tua vita!

Pensate alle tante immaginette religiose che circolano nel mondo cattolico, i così detti “santini”, che molte persone portano in tasca dentro al portafoglio, oppure appendono in casa, o in auto, per ingraziarsi la protezione divina.

Così facendo in fondo è come se qualcuno volesse proprio acquistare in modo definitivo la grazia della divinità; è come se dicesse: “ora che possiedo la divinità sono a posto, posso andare tranquillo per la mia strada ed occuparmi delle altre cose della mia vita!”.

Purtroppo cari fratelli in Cristo, non è così che vanno le cose.

Come ben sappiamo “Cristo non sta in tasca a nessuno”, caso mai siamo noi che “stiamo in tasca a Cristo”, perché il Cristiano vive in Cristo ed è di Cristo e non viceversa.

Quanta differenza c’è però tra il vero significato di essere cristiani secondo l’Evangelo, e quello che comunemente si definisce cristiano nella nostra società. Tra il Cristo dell’Evangelo e questa società, che solo a parole si definisce ancora “cristiana”, si è scavato un solco che ogni giorno diventa sempre più profondo.

Noi viviamo in un paese che, almeno fino a qualche decennio fa, era considerato cristiano al 99%. Noi sappiamo che diventiamo cristiani nel momento in cui siamo battezzati in Cristo nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo;

ebbene la stragrande maggioranza degli italiani è stata battezzata nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo, quindi è cristiana.

La porta della salvezza che ci conduce a Cristo è stata dischiusa praticamente per tutti, ma allora perché così poche persone stanno entrando?

Se ci guardiamo intorno, in questo mondo Cristo sembra sempre più lontano.

Le statistiche ci dicono che la Bibbia è il libro più stampato al mondo, non dubito che sia vero, ma certo non è il più letto e messo in pratica, almeno a giudicare da quello che si vede in giro, e non mi riferisco solo ai grandi tragici fatti che avvengono nel mondo, ma piuttosto alla nostra realtà quotidiana.

Per quanto lo si cerchi forte, è difficilissimo trovare Cristo negli atti della vita quotidiana della maggioranza della gente.

In Inghilterra una vecchia regola di buon comportamento voleva che nei luoghi pubblici si evitasse di parlare di tre argomenti considerati non opportuni come oggetto di conversazione perché troppo personali o sconvenienti.

Precisamente non si dovrebbe mai parlare di: sesso, politica e religione.

Noi italiani essendo di origine latina abbiamo forse meno remore e quindi non è raro che al bar, sul lavoro o in altre occasioni si finisca per parlare di sesso e di politica. Quello di cui però non si sente mai parlare e proprio di religione.

Possibile che nell’epoca in cui ormai sono caduti tutti i tabù sulla morale sessuale, e dove la politica mostra quotidianamente il lato peggiore di sé, la religione sia rimasta un tabù impenetrabile?!

Non è per questo; la realtà è molto più semplice e, se permettete, più triste: nessuno parla di religione al bar, con gli amici o con i colleghi di lavoro perché pochissime persone hanno, o sanno cosa dire in merito!

Sicuramente anche a voi fratelli sarà accaduto qualche volta di testimoniare la vostra fede con qualcuno con cui siete venuti in contatto; penso che anche voi avrete sentito il palpabile imbarazzo e il disagio della persona che era con voi, non appena la conversazione sulla fede è andata al di la della semplice curiosità ed è entrata nel personale!

Io credo che qualunque altro argomento, anche il meno decoroso, avrebbe creato meno imbarazzo al vostro ascoltatore rispetto a parlare della sua fede e della sua religione!

Si, tutti siamo stati battezzati in Cristo, ma poi per molti Cristo non è mai entrato nella propria vita.

Molti hanno avuto il battesimo, hanno poi avuto gli insegnamenti cristiani nell’età scolara insieme alle lezioni di italiano e di matematica;

poi però, finite le scuole così come i testi scolastici sono stati riposti e dimenticati in uno scatolone in cantina, anche il vangelo di Cristo è stato messo su di uno scaffale a ricoprirsi di polvere, “qualora dovesse servire so dove andar-lo a prendere”, questo è ciò che molte persone hanno pensato.

“Cristo ce l’ho, ho qui l’immaginetta sacra in tasca che mi protegge, ho la mia Bibbia nella libreria e se mi dovesse servire posso sempre andare a leggerla, sono a posto quindi!”

Questa è purtroppo l’immagine di Cristo che ha la società di oggi.

Ora vi chiedo: quante volte vi è capitato di andare a riprendere un vecchio testo scolastico in quello scatolone polveroso in cui l’avevate risposto per risolvere un dubbio o un problema che vi è sorto?! Penso non tante volte, non è vero?

Ebbene, per molte persone Cristo ha fatto la fine di questi libri, da tirar fuori solo nel momento del bisogno (matrimoni, funerali o simili), o per i più assidui anche a Pasqua e a Natale!!!

Allora vi chiedo: possiamo ancora dirci cristiani se agiamo e ragioniamo così?!

La risposta non può che essere no, e le prove di questo stanno proprio là fuori nella società che ha relegato Cristo sull’ultimo ripiano della propria libreria o nell’immaginetta appesa allo specchietto retrovisore dell’auto.

Quella società per la quale è normale mostrare o parlare di tutte le sconcezze di questo mondo, anche con i bambini, ma che s’imbarazza enormemente se solo uno di noi ha il coraggio di chiedere: “che posto occupa Cristo nella tua vita?”

Si è scavato un fossato profondo tra Cristo e questi uomini che hanno creduto di avere Cristo in tasca, ma che invece non hanno proprio nulla!

Così facendo hanno richiuso la porta aperta dal battesimo e non hanno voluto entrare, soprattutto non hanno permesso che la presenza viva di Cristo entrasse in loro con la grazia che solo Cristo può dare.

Come un gregge senza pastore, vagano convinti di conoscere la strada, ma in realtà vanno senza sapere dove stanno andando.

Vi sembra che quest’immagine, che è quella della nostra società attuale, rispecchi quella descritta dal salmo 23?? 

No vero? Sono veramente molto diverse! Il salmo 23 esprime la presenza viva del Signore che è al centro della vita di ogni credente.

Il salmo non ci mostra un’immagine statica di Cristo perché Cristo non è statico;

Cristo non è un oggetto che possiamo richiamare a comando, lui è la vita stessa, è una forza inesauribile, un riposo e un sostegno che ci accompagna quotidianamente in ogni attimo della nostra vita, insignificante od importante che sia, non fa differenza,

Cristo è sempre lì con noi come dice il salmista: “…egli mi fa riposare in verdeggianti pascoli …mi guida lungo le acque calme …mi conduce per sentieri di giustizia …”.

Il salmo 23 è una sintesi meravigliosa della presenza di Dio in mezzo agli uomini, e ci indica come noi dovremmo vivere la nostra vita e quale dovrebbe essere il nostro rapporto quotidiano con Dio.

Considerate come l’immagine di Dio in questo salmo contrasti profondamente, anzi sia proprio agli antipodi, con quella percepita da molti uomini che hanno riposto il santino nel portafoglio e la Bibbia nell’ultimo ripiano della loro libreria e credono per questo di “possedere Cristo”.

Verrebbe subito da pensare: io per fortuna non sono così!

Per fortuna no, ma ricordiamoci che scavare il solco tra noi e Cristo è più facile di quanto sembri: ogni volta che nella nostra mente si insinua il pensiero che non abbiamo bisogno del pastore del salmo che ci guida, ovvero di Cristo, che ci guida, perché pensiamo di poter fare da soli, cominciamo a scavare il solco; e durante la nostra giornata ce ne sono tante di questi occasioni e il solco si può fare profondo.

Sappiamo quindi invocare il Signore affinché esso rimanga nella nostra vita quotidianamente: quando ci rivolgiamo a lui in preghiera la sera prima di addormentarci o in qualsiasi altro momento della giornata, compreso il nostro culto domenicale, così facendo ricopriamo questo solco e Cristo ritorna con la sua grazia in noi.

 Di chi o di cosa altro avremo allora bisogno? Di niente e di nessuno perché anche noi potremo dire con le parole del salmista “il Signore è il mio pastore: nulla mi manca” e il Signore sarà con noi e ci accompagnerà tutti i giorni della nostra vita. AMEN