La raccomandazione di Dio
Testo: 2 Corinzi 10:7-18
Il testo proposto oggi ci presenta l’Apostolo Paolo che deve affrontare una situazione difficile, ma per una volta non a causa delle persecuzioni dei Giudei o dei Romani, che non gli mancavano mai, ma a motivo dell’invidia nei suoi confronti da parte di alcuni altri credenti, che lo criticavano per il suo comportamento nelle comunità cristiane da lui stesso fondate ed evangelizzate.
Dalla Scrittura sappiamo che Paolo, come lui stesso qui ammette, era un grande autore di lettere, ispirate dallo Spirito Santo, che noi oggi ritroviamo come una sorta di “spina dorsale” della Scrittura stessa, però a fare da contrasto a questa “grande benedizione” elargitagli da Dio, ecco che fisicamente era un uomo piccolo e insignificante, come lui stesso ammette riportando i commenti dei suoi detrattori: “Le sue lettere sono severe e forti; ma la sua presenza fisica è debole e la sua parola è cosa da nulla”, perché anche come oratore Paolo era decisamente scarso (ricordiamo a tal proposito l’episodio di Eutico in Atti 20:9). Sappiamo inoltre della sua “spina nella carne” (2 Corinzi 12:7) con la quale il Signore lo tratteneva dall’inorgoglirsi troppo del suo ruolo di evangelizzatore; tentazione a cui Paolo avrebbe potuto cedere evidentemente, e tutto questo perché il ruolo di Paolo di evangelizzatore, così come era, è stato giudicato dal Signore adeguato allo svolgimento della missione che gli aveva affidato.
Agli occhi di alcuni credenti, tuttavia, le evidenti debolezze fisiche di Paolo, erano viste ed utilizzate come altrettanti pretesti per metterne in discussione la sua opera;
costoro, credenti sì, ma evidentemente gelosi della comunicativa di Paolo, usavano le sue debolezze fisiche per sminuirne il ruolo, e quindi per esaltare a loro volta le qualità che loro possedevano ma che Paolo non aveva, cercando in tal modo di aumentare la loro autorità nelle comunità a dispetto di quella di Paolo.
Così Paolo, rivolgendosi ai Corinzi, ma in realtà a tutti noi, per contrastare il giudizio affrettato, scrive: “Voi guardate all'apparenza delle cose. Se uno è convinto dentro di sé di appartenere a Cristo, consideri anche questo dentro di sé: che com'egli è di Cristo, così lo siamo anche noi”, e quindi ci invita a riflettere bene sul nostro ruolo di servi del Signore;
ognuno di noi, infatti, ha ricevuto una sua personale missione da compiere al Suo servizio, e quella dobbiamo impegnarci a svolgerla secondo la volontà di Dio, senza guardare la missione che nostro fratello ha ricevuto, e quindi senza fare confronti o esprimere giudizi di sorta, che ci porterebbero inevitabilmente a criticare o ad invidiare il fratello, se pensiamo che la sua missione sia più importante della nostra.
Paolo in questa lettera ci fa capire che non dobbiamo ricercare l’approvazione degli uomini nello svolgere la nostra missione;
che non abbiamo bisogno di “raccomandarci da noi stessi” di fronte agli uomini, bensì dobbiamo piuttosto sforzarci di ricercare sempre la “raccomandazione di Dio”, che per un credente è l’unica che conta veramente.
Vantarsi da sé stessi, purtroppo, è una tentazione molto comune, specialmente quando riteniamo di aver fatto qualcosa di buono e vogliamo che gli altri ce lo riconoscano, perché pensiamo che non l’abbiano notato a sufficienza;
quando poi il nostro operare non è per nulla in linea con quanto Dio si aspetta da noi, e nemmeno con il giudizio umano, allora cerchiamo con tutti i mezzi di “farci raccomandare” da qualcuno per superare le nostre inadeguatezze.
Pensiamo alle cd “raccomandazioni” per accedere ad un lavoro o a qualche servizio, tramite le cd conoscenze;
raccomandazioni che ovviamente equivalgono al fatto che qualcuno altro, più meritevole di noi, sia da noi scavalcato ingiustamente, e quindi questo certamente, se fa irritare gli uomini ingannati, tanto più farà sdegnare il Signore, che aborra ogni forma di ingiustizia.
Infatti, con Dio le cose funzionano diversamente, Egli raccomanda soltanto quelli che Gli sono graditi perché integri nelle loro vie.
La "raccomandazione" di cui ci parla qui Paolo è in definitiva una buona testimonianza resa nella nostra vita.
Il Signore ancora oggi "onora quelli che lo onorano", ed ecco perché ogni uomo dovrebbe studiare di piacerGli.
Le raccomandazioni umane, anche quando sembrano funzionare, finiscono spesso per essere motivo di delusione e di insuccesso, perché l’opera del principe di questo mondo alla fine si rivela fallace.
Soltanto la raccomandazione divina, infatti, garantisce la riuscita del nostro mandato e permette di portare un costante frutto per la Sua gloria.
Cari fratelli in Cristo, non è importante quello che gli altri pensano di noi, né quello che noi stessi pensiamo, ma è di assoluta importanza quello che Dio pensa di noi!
Il Signore è pronto a rendere buona testimonianza a quanti lo servono, ed ecco perché è utile ricordare ad ogni uomo che "senza fede è impossibile piacerGli";
ecco perché i credenti non temono in mezzo alle ingiurie e, anche quando tutti parlano male di loro, rimangono allegri godendo della benedizione divina;
ecco: “Perché non colui che si raccomanda da sé è approvato, ma colui che il Signore raccomanda” AMEN