La santificazione (Metodista-Wesleyana)
Che differenza c'è tra la santificazione nella teologia Cattolica-Romana e in quella Metodista-Wesleyana?
Questa domanda è legittima, specialmente in un paese come l'Italia che ha dei c.d. "Santi" un'immagine molto "particolare" e ben difficilmente può concepire che un comune credente possa anche solo affermare di "essersi incamminato sul sentiero della santificazione", quando è ancora in vita e vive la stessa come una persona normale in mezzo agli altri, senza cimentarsi in opere giudicate particolarmente degne dell'ammirazione o del clamore che oggi avvolge la vita di alcuni popolari santi italiani.
Nel cattolicesimo, il Santo è colui che, dopo la sua morte, la Chiesa dichiara aver vissuto una vita di piena comunione con il Signore e la sua Chiesa, e a riprova di ciò, ha anche compiuto dei miracoli (almeno due) normalmente dopo la sua morte; a conferma che adesso è in cielo e intercede presso Dio a favore quelli che lo pregano (mediatore di grazie).
In buona sostanza il Santo nella confessione Cattolica-Romana è il "credente perfetto", e per questo elevato dalla Chiesa ad un rango superiore rispetto agli altri credenti, diciamo comuni, che nella loro vita non hanno osservato con tale perfezione la Parola di Dio e i precetti della Chiesa stessa, e pertanto sono stati sì salvati dalle loro opere (incomplete), ma ridotti ad un rango inferiore nel Regno di Dio.
Nel cattolicesimo romano vi è quindi un concetto molto restrittivo di Santo, così che, potremmo dire, si contano se non sulle dita di una mano, almeno sulle pagine dei calendari e sicuramente in un numero molto ristretto di poche migliaia nell'intero corso della storia della Chiesa Cattolica-Romana.
Nel protestantesimo la definizione di Santo invece è molto ampia e in buona sostanza corrisponde a quella di credente; tutti i credenti, per il solo fatto di aver creduto ed essere stati salvati (per sola grazia mediante la fede) sono in effetti Santi! Per questo motivo le chiese protestanti non hanno santi eccelsi (da venerare), ma soltanto dei santi credenti che le compongono, e nessuno si scandalizza se un credente comune afferma di volersi santificare.
Questo almeno in teoria però, perché nella realtà le cose assumono un contorno meno nitido e alla prova dei fatti le definizioni di santo cattolico e di santo protestante alla fine non sono troppo dissimili, al di là delle diverse implicazioni che le due confessioni fanno discendere per le persone che definiscono sante.
Il Metodismo-Wesleyano, tra le varie confessioni protestanti, è quella che più ha mutuato dal cattolicesimo il concetto di santificazione, pur attribuendovi un diverso peso e sicuramente ben diverse conseguenze.
I santi metodisti sono in tutto e per tutto dei credenti che vivono una vita in cammino col Signore e che, se anche hanno ricevuto il dono di "compiere miracoli" in risposta alle loro preghiere, certo li hanno compiuti soltanto in vita e nessuna venerazione è a loro attribuita dopo la loro morte perché ciò sarebbe in netto contrasto con gli insegnamenti evangelici che proibiscono ogni culto che non sia quello a Dio solo.
Il credente, secondo la visione Metodista-Wesleyana, è: "uno il cui cuore è pervaso dall'amore di Dio. Uno che ama il Signore Iddio suo con tutto il suo cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente e con tutta la sua forza. Gioisce sempre, prega senza posa ed in ogni cosa rende grazie a Dio. Il cuor suo è pieno di amore per tutta l'umanità ... Il desiderio e lo scopo della sua vita non è quello di fare la propria volontà, ma la volontà di Colui che lo ha salvato...". In buona sostanza è una persona che ha messo la sua vita interamente nelle mani di Dio e in quanto tale non cerca più di compiacere il suo Io, bensì il Dio creatore che lo ha salvato in Gesù Cristo.
Il cammino di santificazione altro non è che una "formazione spirituale" che dura tutta la vita, ossia da quando il credente ha incontrato e accettato il Signore (nato di nuovo), fino al giorno in cui Dio lo richiamerà a sé per godere del premio eterno (morte terrena).
Una sorta di scuola dunque, dove ogni nozione e azione è finalizzata, non alla realizzazione umana in questa vita, bensì all'essere adatto, e quindi pronto, per la prossima, esattamente come la scuola che deve preparare gli alunni alla vita adulta e non essere mai finalizzata a sé stessa.
Diventare santi quindi si può? Certo, se si vuole si può, o forse dovremmo dire: "si deve", perché tutti gli uomini sono invitati a diventare santi agli occhi di Dio, mettendo nelle sue mani amorevoli e paterne la propria vita.
Non di meno, un luogo comune molto diffuso nel cattolicesimo, che va invece sfatato, è quello che per essere Santi bisogna essere delle persone eccezionali, lasciando così intendere che dipende dalla persona stessa il suo essere santo, e questo in conseguenza della teologia delle opere che salvano e quindi santificano, proposta dalla Chiesa Cattolica Romana. In verità noi evangelici crediamo che siamo salvati per grazia e non per opere, così come noi siamo anche santificati per grazia e non per opere!
Non sono le nostre opere che ci rendono Santi, non siamo noi che ci guadagniamo la santità, ma è sempre e solo Dio che ci rende santi, appunto tramite il cammino di santificazione (Metodista-Wesleyano) quando noi accettiamo di mettere la nostra vita interamente nelle sue mani.
Il cammino di santificazione Metodista-Wesleyano ci aiuta a fare proprio questo, a liberare progressivamente il nostro Io da ogni legame/fardello mondano che ancora ci impedisce di accettare pienamente l'amore di Dio, che deve far abitare il suo Santo Spirito in noi pienamente, perché possiamo essere interamente santificati in Gesù Cristo.
E' un cammino che può essere molto lungo, solitamente dura tutta la nostra vita, perché dal momento in cui noi nasciamo di nuovo in Cristo e fino al momento della nostra morte terrena, viviamo comunque su questa terra, dominata dalla carne e dal signore del Mondo, che continuerà a tentarci in ogni modo e occasione.
Non per nulla Wesley aveva accettato la dottrina Arminiana che prevede la grazia (preveniente) come qualcosa che possiamo soltanto accettare ma che possiamo anche perdere, se non ci manteniamo in comunione con il Signore. Non basta quindi aver accettato Cristo una volta per essere coperti dalla sua grazia (salvezza), ma come una pianta, la salvezza che abbiamo ricevuto in dono deve essere coltivata, potata, innaffiata, concimata di continuo, affinché cresca rigogliosa, si rafforzi e dia frutto abbondante anche nella vita (Santità di vita, o sociale o esteriore). Se smettiamo di avere comunione con Cristo, ci secchiamo e moriamo spiritualmente e diventiamo come i tralci che non rimangono nella vite, si seccano e sono potati via e buttati nel fuoco.
Il cammino di santificazione dunque ci porta a compiere ogni giorno un passo verso la perfetta comunione con Cristo (Santità di cuore o interiore) rafforzando il nostro legame con lui attraverso lo Spirito Santo.
Il cammino di santificazione Metodista-Wesleyana lo possiamo paragonare ad una maestoso edificio che sorge laddove prima non c'era che un terreno incolto e vuoto, e noi lo vediamo crescere ogni giorno, mattone dopo mattone, fino al suo completamento (la perfezione cristiana di cui parlava Wesley) il giorno della chiamata.
Attenzione però, noi siamo soltanto l'edificio, non il costruttore; il costruttore è Dio! E' Dio che ci edifica, mattone dopo mattone, ai nostri occhi e a quelli dei fratelli e sorelle, ma come nessun edificio si edifica da solo, così noi non siamo meritevoli di aver fatto nulla nel nostro cammino di santificazione (no opere meritorie, ma sola grazia); noi ci siamo soltanto "lasciati costruire" dal Signore, mettendo con fiducia la nostra vita nelle sue mani.
Ecco perché l'onore dell'opera va soltanto a Dio, l'architetto della nostra vita, e mai all'opera stessa; ecco perché nel mondo evangelico i Santi non sono mai, né venerati, né invocati, ma lo è sempre e soltanto l'architetto che li ha resi tali.
I Santi cattolici, quelli veri ovviamente, cioè quelli che Dio ha giudicati essere tali (e non certo quelli proclamati dal papa a seconda della convenienza politica del momento), hanno anche loro seguito la stessa strada e certo non è colpa loro se poi il resto della Chiesa Cattolica Romana ha abusato di loro per farne delle piccole divinità che tolgono luce a Dio, ma questo è un altro discorso...
Arriviamo però alla domanda: veramente tutti i protestanti sono santi?
Anche a questa domanda dobbiamo rispondere: solo Dio lo sa, e tuttavia è certo che non basta aver creduto e aver ricevuto la grazia di Dio per conservare la salvezza, ma occorre conformare la propria vita al volere di Dio, altrimenti torniamo al destino dei tralci che non rimangono attaccati alla vite di Cristo.
In questo i Santi cattolici e quelli protestanti sono uguali: sono entrambi fratelli e sorelle che hanno accettato con tutto il cuore di mettere la propria vita terrena (e quindi anche quella futura) interamente nelle mani di Dio (Santità di cuore) per poi diventare strumenti di Dio per il compimento della sua opera nel mondo (Santità di vita); e questo indipendentemente dal significato che le rispettive chiese attribuiscono alla figura dei Santi.