La vera soddisfazione
Testo: Geremia 29:11-14
Il profeta Geremia parla agli israeliti che sono stati deportati a Babilonia dopo la caduta del regno di Giuda; per Israele è un momento drammatico perché per secoli hanno goduto della terra promessa dal loro Dio Yahweh, ma le loro continue ribellioni ai suoi voleri alla fine hanno causato la loro punizione, ossia la deportazione per mano dei babilonesi di Nabucodonosor che ha conquistato anche il regno di Giuda dopo che un secolo prima gli assiri avevano conquistato quello d’Israele del nord.
In questo frangente la disperazione è massima perché fino a quel momento, forti delle promesse di Dio, gli israeliti avevano sempre visto Gerusalemme e il Tempio come il luogo sacro, la casa di Dio che vive con il suo popolo, ma adesso Dio gli aveva voltato le spalle…non era la prima volta che li lasciava in schiavitù, ma certo per la prima volta avevano dovuto abbandonare la terra promessa, e questo era uno shock per loro.
Geremia annuncia loro che Dio li farà ritornare a casa dopo questo periodo: “Voi mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore… io mi lascerò trovare da voi", dice il Signore. “Vi farò tornare dalla vostra prigionia; vi raccoglierò da tutte le nazioni e da tutti i luoghi dove vi ho cacciati " ed è quello che è poi avvenuto, e tuttavia l’annuncio del profeta va oltre quello che era la semplice ricostituzione di uno stato d’Israele, perché all’orizzonte, sia pure ancora lontano a venire, c’è la figura di Cristo, ossia la promessa del regno eterno di Davide che verrà mantenuta da Dio proprio in Cristo.
Gli israeliti però non comprendono questo e ancora oggi gli ebrei, che hanno rigettato Cristo, attendono la ricostruzione di un regno terreno in Sion, anche usando la forza umana con tutte le tragiche conseguenze che vediamo oggi. Così come ai tempi di Abramo lui non seppe attendere l’adempimento della promessa in Isacco, e diede vita ad Ismaele, oggi gli ebrei non sanno accogliere la venuta di Gesù Cristo che li libera dal fardello del regno terreno per aprire il loro cuore a quello spirituale che Gesù Cristo ha portato prima a loro e poi a tutti i popoli della terra.
Ora però cari fratelli in Cristo, nemmeno i cristiani hanno veramente accolto il regno dei cieli nella sua forma originale, quella annunciata da Cristo, quella degli “adoratori di Dio in spirito e verità”, poiché dopo alcuni secoli durante i quali l’annuncio di Cristo si è diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo e oltre, la chiesa ha preferito dare spazio ad un’istituzione umana, esattamente com’era l’antico regno d’Israele, piuttosto di una comunità di fratelli spirituali in Cristo, e questo ha portato a tutte le conseguenze negative che ben conosciamo: dogmatismo, formalismo, superstizioni, pratiche ritualistiche di vario tipo, ma sempre meno relazione spirituale diretta di ogni uomo o donna con il proprio Dio Creatore, che Gesù Cristo ci aveva fatto conoscere. Così gli adoratori in spirito e verità sono stati messi da parte, quando non anche perseguitati dagli stessi organi della nascente chiesa cristiana!
Allora cari fratelli in Cristo, cercare Dio con tutto il nostro cuore è la chiave per incontrarlo! Geremia anticipava il messaggio di Gesù Cristo, ossia insegnava con queste semplici parole il metodo per connetterci con Dio, che in verità non è mai cambiato, ma che nell’antichità, e purtroppo ancora adesso, per molti credenti risulta difficile da applicare. Sembra che connetterci con lo Spirito di Dio sia una cosa estremamente difficile per la maggioranza dei credenti, che trovano invece più facile osservare precetti morali e formule cultuali, allo stesso modo in cui gli antichi israeliti avevano i precetti della legge mosaica al centro del loro rapporto con Dio.
Mettiamo dunque in secondo piano le norme etiche cultuali, che sono anch’essa utili ma non sono essenziali, né tantomeno sufficienti per connetterci con Dio e affidiamoci a lui nella preghiera piuttosto, quando essa non sia solo un ripetere meccanico di parole che non vengono dal cuore, né tantomeno un solo “chiedere” qualcosa nel momento del bisogno, ma piuttosto un “dialogo continuo” con lui, come lo facciamo con la persona amata che ci sta accanto; questo è il segreto che Gesù voleva che tutti noi imparassimo, ma che purtroppo pochi hanno appreso. Non lasciamoci distrarre dal resto fratelli, ma concentriamoci sulla cosa essenziale: la nostra connessione con Dio per mezzo dello Spirito Santo. AMEN