Le afflizioni

Testi: 2 Corinzi 1: 3-7

Tra tutte le religioni del mondo, il cristianesimo è senza dubbio quella più particolare, forse unica, perché Gesù Cristo è unico; infatti nessun’altra religione ci propone un Dio debole che è morto in croce per salvare coloro che credono in lui, e soprattutto che prospetta ai sui seguaci una vita altrettanto difficile e piena di afflizioni.

L’Apostolo Paolo ci presenta in questo passo della Scrittura il “Dio consolatore”, il Dio che ci mette alla prova con varie afflizioni proprio perché diventiamo capaci a nostra volta di consolare gli altri seguaci di Cristo, colpiti dalla stessa sorte.

In questo suo agire Gesù Cristo è molto concreto e affronta quella che è la realtà umana terrena; una realtà dove i problemi e le preoccupazioni, cioè le cause prime di afflizione, non mancano di certo. Anche coloro che stanno meglio e che sembrano poter avere una vita beata, prima o poi devono fare i conti con i problemi di questo mondo e con le conseguenti afflizioni, e allora certo Gesù Cristo non può ignorare la realtà che troveranno i suoi discepoli, soltanto promettendo loro una vita di eterna beatitudine nel Regno dei Cieli.

Con assoluta onestà Gesù Cristo dichiara ai suoi discepoli che volevano seguirlo, che dovranno a loro volta prendere la propria croce, ovvero affrontare tutte le difficoltà che incontreranno nel corso della loro vita di credenti, e che ovviamente si andranno a sommare a quelle che già la vita riserva ad ogni uomo, credente o meno.

Perché il Signore pone l’accento su quest’aspetto però? È soltanto per ricordare le sofferenze del mondo? No, ci sono due motivi distinti per cui le sofferenze sono importanti per un credente, e che per questo non ci sono risparmiate dal Padre, che pure ci ama di un amore infinito e non trova certo piacere nel vedere i suoi figli soffrire.

Entrambi i motivi sono ben esplicitati nel testo di oggi.

Il primo, ci spiega l’Apostolo Paolo è: “affinché, mediante la consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione”.

Sapendo che le sofferenze esistono, dobbiamo altresì sapere che la consolazione di Dio è altrettanto presente in mezzo a noi, e avendone avuto prova, diventiamo noi stessi strumenti di consolazione per gli altri, i nostri fratelli e le nostre sorelle che come noi hanno attraversato, o attraverseranno le sofferenze. È l’amore di Dio per l’uomo, che si tramuta nell’amore per il prossimo che noi dobbiamo avere a nostra volta. Dio in pratica ci dice che le nostre sofferenze servono a darci nuova forza per poter, una volta superate, essere di conforto agli altri che si trovano nelle prove. Dio opera in tanti modi per il nostro bene, e in alcuni casi, si serve degli altri per farci del bene, poiché il credente è uno strumento nelle mani di Dio per fare la Sua volontà.

Il secondo motivo alla base delle nostre sofferenze terrene di credenti è invece il seguente, come ci spiega ancora Paolo: “… se siamo afflitti, è per la vostra consolazione e salvezza; se siamo consolati, è per la vostra consolazione, la quale opera efficacemente nel farvi capaci di sopportare le stesse sofferenze che anche noi sopportiamo”.

Troppo spesso i figli di Dio dimenticano il vero motivo per i quali sono stati chiamati da Dio a vivere questa vita terrena. Non per godere dei piaceri del mondo (al pari dei figli di questo mondo), anche se Dio Padre non fa mai mancare le sue benedizioni su tutti coloro che lo cercano e lo invocano con cuore puro e sincero, bensì per essere preparati a ricevere la corona di gloria con Cristo dopo la loro risurrezione.

La vita del credente non è molto diversa dal periodo scolastico che ciascuno di noi ha fatto durante la propria infanzia e gioventù, che ci doveva preparare ad affrontare la vita adulta. La vita terrena del credente, altro non è se non un “percorso formativo” che ci deve preparare alla via celeste che riceveremo dopo la morte da Gesù Cristo. Ne saremo degni? Saremo veramente pronti a regnare con Cristo nei cieli per l’eternità? Questo dobbiamo dimostrare oggi, durante il corso della nostra vita terrena, affinché Cristo ci elegga. Facile essere buoni e bravi, ubbidienti e fedeli, quando le cose vanno bene e la vita ci sorride, ma quando subentrano i problemi e quindi le sofferenze, qual è la nostra reazione? Invochiamo l’aiuto di Dio affinché ci dia la consolazione, oppure malediciamo il suo nome cercando altrove le nostre soluzioni?

Ecco che le sofferenze sono il test che dobbiamo superare, e in base alla nostra reazione dimostreremo se siamo veramente dei figli di Dio, o soltanto dei figli del mondo. Se come figli di Dio siamo partecipi alla sofferenza, allo stesso modo sappiamo che siamo anche partecipi alla consolazione; quest’atto di fede è ciò che separa i credenti dai figli del mondo. Può sembrare poca cosa, ma credetemi fratelli, che se accettare l’amore di Cristo è davvero la cosa più semplice del mondo, poiché lui non ci chiede nulla di tanto difficile, vediamo che la maggioranza degli uomini rifiuta la sofferenza e quindi anche la consolazione, preferendo fare da soli, spinti dall’insano orgoglio dell’Io che il maligno ha istillato in Adamo fin dal giardino di Eden; orgoglio difficile da sradicare se non abbandonandosi con tutto il cuore al Signore e mettendo la nostra vita nella sue amorevoli mani di Padre, che sa come consolare le nostre sofferenze e non manca mai di farlo.  AMEN.