Le ricchezze del mondo
Testi: Matteo 19: 16-26 1° Timoteo 6: 6-10
I brani proposti per la meditazione di oggi trattano un argomento molto delicato: il nostro rapporto con il denaro.
Il racconto evangelico del giovane ricco lo conosciamo tutti molto bene, eppure ogni volta che lo ascoltiamo, guardando dentro a noi stessi, alla nostra coscienza, proviamo ancora un senso di disagio perché non possiamo fare a meno di porci le seguenti domande:
a chi è rivolto questo racconto?
Esso vale solo per le persone veramente ricche, i miliardari di oggi per intenderci, o è rivolto a tutte quelle persone che vivono nel benessere, almeno rispetto a coloro che non possiedono nulla?
In buona sostanza la domanda che a ciascuno di noi sorge spontanea è: sono anch’io come quel giovane ricco?
Già il fatto di vivere in un paese del ricco nord del mondo, rispetto al povero sud del mondo ci fa sentire colpevoli se ci pensiamo bene, ed è proprio questo che ci crea disagio, perché questo racconto biblico, per una volta, non ci identifica con il gregge di Cristo che è oppresso dal mondo, ma al contrario ci pone dinanzi allo spauracchio che a causa del nostro attaccamento al denaro noi possiamo essere annoverati tra gli oppressori!
Così, come il giovane ricco, che credeva di essere a posto in coscienza per aver fin da piccolo osservato tutti i precetti della Legge Mosaica, se ne andò rattristato per non dover affrontare la difficile scelta; anche noi spesso forti della grazia ricevuta in Cristo, di fronte a questo racconto preferiamo girare pagina e leggere un altro passo della scrittura alla ricerca del Cristo misericordioso e consolatore che ci rassicura circa il nostro destino.
Il Cristo di questa parabola invece, ci mette a disagio perché ci accusa, ci mette di fronte ad una realtà che non ci piace affrontare: “io vi dico in verità che difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli”;
questa frase già di per sé stessa pesa come un macigno, ma Gesù rincara la dose, sembra volersi scagliare contro di noi oltre misura e aggiunge il famoso paradosso: “è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio”.
A questo punto rimaniamo veramente senza parole: “i suoi discepoli, udito questo, furono sbigottiti”, si la Bibbia usa proprio queste parole; quello che Gesù ha detto in quella circostanza era una frase così forte, così dura, che lasciò esterrefatti gli apostoli: “chi dunque può essere salvato?”
Noi oggi dopo anni che rileggiamo queste parole abbiamo forse superato lo sbigottimento legato alla sorpresa iniziale, ma non per questo siamo meno perplessi e a disagio di fronte a questa affermazione di Gesù, e continuiamo a porci la stessa domanda che si posero per primi gli apostoli: “chi dunque può essere salvato?”
Domanda a cui Gesù aveva già risposto allora, ma in un modo che probabilmente lasciò perplessi gli stessi apostoli, e che sicuramente non riesce a soddisfare la maggior parte degli uomini del nostro tempo:
“agli uomini questo è impossibile, ma a Dio ogni cosa è possibile” rispose Gesù.
L’uomo infatti vuole delle risposte certe, delle risposte che siano alla sua portata e sotto il suo controllo, e la risposta data da Gesù certamente non è una di queste, perché lascia tutto nelle mani di Dio e non in quelle dell’uomo.
La ricchezza era e rimane dunque un problema irrisolto, una ferita aperta che continua a sanguinare, un baratro scoperchiato che continua ad inghiottire uomini oggi come e più di ieri.
Generazioni di cristiani si sono confrontate con queste parole di Cristo fornendone interpretazioni diverse e contraddittorie: la chiesa ufficiale ha pensato bene di arricchirsi nel corso dei secoli, ritenendo che queste parole non andassero prese alla lettera;
altri cristiani, ad esempio Francesco d’Assisi, hanno pensato che fosse necessario liberarsi di qualsiasi forma di ricchezza per raggiungere la salvezza.
Molti altri si sono mossi tra questi due estremi con varie sfumature e distinguo.
La verità è che queste parole sono ancora li oggi a “darci fastidio”.
Che fare dunque? Ignorarle? Prenderle alla lettera? Cercarci anche noi delle auto giustificazioni?
La cosa migliore da fare è capire che cosa Cristo ha voluto dirci con queste parole.
Intendeva Cristo condannare il denaro e i beni materiali in quanto tali?
Certamente no; la Scrittura ci insegna che tutto quanto è nel creato è opera di Dio cioè è buono, ed è a disposizione dell’uomo; perciò crociate anti ricchezza non hanno senso, sono sbagliate e anche pericolose, come tutte le crociate, perché tendono ad insinuare nell’uomo la convinzione che il male risieda in una cosa in quanto tale, anziché nel cattivo uso che l’uomo stesso fa di quella cosa.
Ma allora perché Cristo ci dice che: “difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli?”
E’ dunque il possesso della ricchezze che è una cosa sbagliata e negativa?
In linea di principio no, ma può diventarlo perché la ricchezza, di per sé buona e utile, può diventare dannosa e pericolosa se usata male!
E’ dunque l’uso cattivo della ricchezza che Cristo condanna.
Cristo ci manifesta tutta la sua preoccupazione al riguardo perché Egli conosce molto bene l’animo e la natura umana e sa che il denaro è un’arma formidabile a disposizione del maligno per tentarci, tanto da fargli dire che: “è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio”.
Nel vangelo di Matteo cap 6: 19-21 troviamo scritto: “non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano; ma fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano. Perché dov’è il tuo tesoro, li sarà anche il tuo cuore”.
Cristo ci mette in guardia contro il desiderio e la bramosia della ricchezza perché esso è il mezzo più semplice e facile per sviare il cuore dell’uomo dalla fede.
Il cattivo uso del denaro, come tutti abbiamo modo di constatare, è la fonte principale dei mali di questo mondo da sempre.
Per il denaro si ruba e si uccide;
il denaro è lo strumento per raggiungere il potere disonestamente;
il denaro non equamente distribuito è la causa di povertà, fame, miseria e morte di una grande parte della popolazione del nostro pianeta;
la bramosia di denaro da parte dei politici e la causa della corruzione e del mal funzionamento della cosa pubblica;
il denaro è spesso la fonte di litigi tra le persone, prima fra tutte la divisione delle famiglie ….e potrei continuare questo elenco per molto ancora.
Ma allora come dovremmo comportarci noi di fronte al denaro?
Quale atteggiamento dovremmo tenere?
Come potremo salvarci visto che anche noi ogni giorno siamo volenti o nolenti a contatto con questo oggetto così pericoloso?
Ognuno di voi avrà certo ricercato una personale risposta a questa domanda.
In effetti non esiste una risposta universale valida per tutti.
Tuttavia Gesù ci fa notare che il tipo di atteggiamento che noi teniamo nei confronti del denaro è determinante; si tratta di una vera e propria “scelta di campo”;
in Matteo 6:24 ci è detto: “Nessuno può servire due padroni; perché o odierà l’uno e amerà l’altro, o avrà riguardo per l’uno e disprezzo per l’altro. Voi non potete servire Dio e Mammona.”.
Ma questo purtroppo non basta perché chi ha scelto di stare dalla parte di Cristo non è per questo immune dal fascino che esercita il denaro, noi non siamo immuni dal fascino del denaro perché siamo esseri di carne, e la carne è debole e avvezza a cedere alla tentazione.
Chi di noi non ha mai desiderato, almeno per un momento, di essere il fortunato vincitore di una lotteria o del super enalotto?
Chi di noi non ha mai pensato fra se: “quante cose potrei fare se avessi molto denaro, potrei fare del bene magari….” In realtà il pericolo contro cui ci mette in guardia Cristo è proprio quello del “potere pervasivo” insito nella ricchezza.
Il ricco proprio perché è ricco è molto più tentato dal fascino della ricchezza, ed è per questo che quasi sicuramente finirà per usare male il suo denaro e questo lo porterà inevitabilmente alla perdizione.
Così come il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato, così i beni della terra sono stati dati da Dio agli uomini perché attraverso di essi l’uomo vivesse, e non perché l’uomo vivesse per essi e li usasse a scapito degli altri uomini.
Il denaro è utile e buono quando è utilizzato in modo adeguato per lo scopo per cui è stato creato così come lo sono tutte le altre cose, ma se noi lasciamo che il desiderio di possesso ci prenda e ci trascini con sé, noi finiremo nel baratro.
Come comportarci di fronte al denaro dunque?
Ritengo che la risposta più corretta a questa domanda la possiamo trovare nel brano della lettera di Paolo a Timoteo che abbiamo ascoltato oggi: “…ma avendo di che nutrirci e di che coprirci, saremo di questo contenti…”.
Chi è contento del proprio stato, cioè di quello che possiede, quando questo è sufficiente per i propri bisogni materiali, non è spinto dal desiderio di possedere, non si lascia tentare dalle lusinghe di maggiore ricchezza che il principe di questo mondo gli mette ogni giorno davanti, ma userà il denaro solo per ottenere quello di cui necessita; “9-10”.
Queste sono parole chiare che non hanno bisogno di ulteriori spiegazioni, ne lasciano spazio a interpretazioni dubbie.
Il denaro quindi non va divinizzato perché uno solo è colui che dobbiamo servire, cioè Cristo;
allo stesso modo il denaro però non va neanche demonizzato perché non è il denaro in sé che è cattivo, ma cattivo è l’uso che l’uomo ne fa quando egli lascia che il potere occulto del denaro si impossessi di lui e finisce così per mettere “Mammona” nel proprio cuore al posto che è invece di Cristo!
Chi serve Dio con tutto il proprio cuore, la propria mente e il proprio corpo, non diventa schiavo del denaro, e non per questo manca di quanto necessita per condurre una esistenza prospera e felice perché Dio non abbandona nessuno dei suoi figli.
Chi serve il denaro, sarà schiavo del denaro, del mondo, e del principe di questo mondo e con esso perirà.
Ogni uomo deve fare la sua scelta, ma noi che abbiamo scelto Cristo non dobbiamo avere paura del denaro e della ricchezza, ma dobbiamo imparare ad usarli senza lasciarci sopraffare da essi, cioè senza lasciare che il nostro cuore sia distolto dall’insegnamento di Cristo che è la nostra vera ricchezza, perché come ci è stato annunciato, laddove sarà il nostro tesoro, la sarà anche il nostro cuore. AMEN