Liberi di scegliere

Testi: Giovanni 6: 43-69

 

Gesù usa spesso un linguaggio che non è facilmente comprensibile dal pubblico che lo segue; questo almeno è ciò che è riportato nel Vangelo dell’Apostolo Giovanni, del quale, avendo personalmente conosciuto ed ascoltato Gesù, possiamo ben accogliere la testimonianza come veritiera, non solo nel contenuto, ma anche nella forma e nello stile con cui parlava il Signore.

Perché Gesù fa questo? La logica ci porterebbe a pensare che una persona, quando vuole conquistare l’attenzione e il consenso del pubblico, cerchi in tutti i modi di essere accattivante con i suoi discorsi, affinché le sue parole possano facilmente giungere a toccare il cuore, ossia “la pancia” delle persone. Basti pensare ai toni usati oggigiorno da alcuni leader politici che parlano attraverso slogan ultrapopolari e semplicistici, senza mai andare in profondità e soprattutto nel merito delle cose.

Perché allora Gesù, che è venuto al mondo per portare la salvezza a tutti gli uomini, si rivolge al suo pubblico usando frasi e concetti non solo astrusi, ma anche apertamente contrari al comune sentiment: “…Io sono il pane vivente, che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; e il pane che io darò per la vita del mondo è la mia carne… In verità, in verità vi dico che se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete vita in voi”.

Frasi di questo tipo suonano molto “sopra le righe” ancora oggi, dopo secoli che l’annuncio dell’Evangelo ce ne ha fatto conoscere il significato profondo, ma che certamente erano destinate a provocare sconcerto ai tempi di Gesù, dove anche solo l’idea di mangiare carne e bere sangue umano era blasfema per il popolo ebraico.

Il motivo di questo atteggiamento, così poco “mediatico”, diremmo noi oggi, proprio perché destinato ad allontanare il pubblico e il consenso, anziché avvicinarlo e conquistarlo, ce lo spiega Gesù stesso quando afferma: “ «Ma tra di voi ci sono alcuni che non credono». Gesù sapeva infatti fin dal principio chi erano quelli che non credevano… «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è dato dal Padre»”.

Ma come? Diremo noi: non è venuto Gesù per salvare tutta l’umanità? Perché ci dice che nessuno può andare a lui se non gli è dato dal Padre? Allora la salvezza non è per tutti, come affermano oggi molte chiese?

Gesù, con questo modo “selettivo” di annunciare il suo Evangelo, che esclude, o sembra escludere a priori, coloro che non credono soltanto perché non gli è stato dato dal Padre tale facoltà, ci lascia un po' perplessi, per non proprio sconcertati!

Questo disorientamento aumenta quando poi leggiamo che: “…molti dei suoi discepoli, dopo aver udito, dissero: «Questo parlare è duro; chi può ascoltarlo?» … Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui”.

Gesù che invece di raccogliere le pecore smarrite nella sua veste del “buon pastore”, lascia che il suo potenziale gregge si disperda? Dopo aver letto questo di Lui, siamo ancora sicuri di conoscere bene Gesù e il suo Evangelo? No perché, francamente, questa parte della Scrittura, solitamente non si sente annunciata e predicata troppo spesso nelle chiese e da tutti quei ministri di Dio che predicano amore, accoglienza, salvezza e grazia gratuita per tutti!

Certo oggi i discepoli di Cristo sono diventati più abili, “mediaticamente parlando”, e quindi sottolineano quella parte del messaggio Evangelico che attrae fedeli, piuttosto di quella che li allontana, ma noi dobbiamo essere ben consapevoli che il messaggio Evangelico, e quindi la volontà di Gesù Cristo, va conosciuta e adempiuta in tutte le sue parti, anche quelle più scomode, e non soltanto in quelle che ci procurano facili consensi.

Torniamo però a quello che ci riporta il passo della Scrittura oggetto della predicazione odierna; a questo punto, di fronte ai dubbi di molti discepoli “scandalizzati” dalle sue parole, che decidono di lasciarlo e di non andare più con lui, Gesù fa una domanda ben precisa ai Dodici: «Non volete andarvene anche voi?»”.

Se le sue parole hanno scandalizzato molti di quelli che fino a quel momento lo avevano seguito, per Gesù era arrivato il momento giusto per testare anche i suoi Dodici Apostoli più fedeli, quelli che lui personalmente si era scelto per accompagnarlo e sostenerlo nella sua missione terrena.

Per i Dodici è il momento di decidere, di fare una scelta, “la scelta di vita”, diremo noi oggi.

Gesù non li obbliga a rimanere, però li pone di fronte ad una decisione difficile, molto difficile, perché, almeno per alcuni di loro, che avevano lasciato vita, famiglia e lavoro per seguire Gesù, scoprire che questo “Profeta” era ora abbandonato da molti dei suoi seguaci a causa del suo parlare duro ed agire controcorrente, qualche dubbio lo doveva pur far sorgere, o no?

Chiunque, in ogni tempo e luogo, scelga di seguire Gesù, sa che dovrà comunque rinunciare a qualcosa, e talvolta anche a molto di quanto possiede, sia in termini materiali, sia relazionali, sia affettivi, perché Gesù è alternativo al mondo: “non si può servire due padroni…”; questo concetto è ribadito più volte in diverse parti della Scrittura, e coloro che per “indorare la pillola” ti presentano un “cristianesimo all’acqua di rose” per rendertelo attraente, stanno in verità annunciando qualcosa che con l’Evangelo ha poco a che fare, ovvero un Evangelo edulcorato, che non è quello originale che ha annunciato Gesù, bensì un riadattamento in chiave umana e terrena della sua predicazione.

Il punto centrale del messaggio di Cristo, che in questo brano Gesù evidenzia in tutta la sua nuda e cruda realtà, è invece che noi siamo posti davanti ad una scelta difficile, e che questa scelta deve essere fatta liberamente da parte di ogni credente.

Gesù non impone, né costringe nessuno a seguirlo, ma lascia liberi tutti gli uomini e le donne di ogni epoca se diventare suoi discepoli o continuare la loro vita mondana come se Gesù, e quindi Dio, non esistessero.

La salvezza offerta da Gesù è dunque basata su una libera scelta da parte di ogni persona; Gesù diventa infatti il nostro “personale salvatore”, quando noi lo accettiamo nel nostro cuore e diventiamo suoi discepoli per intima convinzione, e non per tradizione, interesse, paura, né tantomeno per costrizione.

Il battesimo è l’atto simbolico di passaggio dalla vecchia alla nuova vita (rinascita), e vuole significare il distacco dalla vecchia esistenza per entrare in quella nuova di ogni credente.

Noi accettiamo liberamente di diventare discepoli di Gesù Cristo e di seguirne le orme, adempiendo alla sua volontà, guidati dallo Spirito Santo;

nessuno può costringerci a farlo, e se non ne saremo personalmente convinti, come hanno fatto quei discepoli scandalizzati dalle parole di Gesù, ossia dall’Evangelo, ce ne andremo via da Lui come loro, per seguire la via del mondo anziché quella di Cristo.

Ecco che allora Gesù Cristo ad un certo punto del nostro cammino di fede, pone ad ognuno di noi la domanda fatidica: «Non volete andarvene anche voi?»

Cosa risponderemo? Ce ne andremo per le vie del mondo, delusi dalle promesse di Cristo che non si sono realizzate nella nostra vita, pressati dai contingenti interessi mondani, scandalizzati da ciò che vediamo nella Chiesa che non ci piace o dagli atti aberranti compiuti in nome di Dio da chi si proclama suo servo ma che invece con le sue azioni malvage e sconsiderate onora piuttosto il demonio?

Oppure, come rispose Pietro parlando a nome dei dodici, decideremo liberamente di restare e gli risponderemo: “«Signore, da chi andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna; e noi abbiamo creduto e abbiamo conosciuto che tu sei il Santo di Dio»”.

Sì, cari fratelli in Cristo, Gesù ci lascia liberi di scegliere. Decisioni e comportamenti sono il diretto risultato delle nostre scelte. In Cristo c'è la libertà di intraprendere qualsiasi via vogliamo seguire: quella del bene o quella del male. Dio, in Cristo Gesù, per mezzo della Sacra Scrittura e tramite lo Spirito Santo, ci invita a scegliere da quale parte vogliamo stare. Ci invita a stare con Lui, ma anche ad andare via da Lui, se questo è quello che vogliamo.

Inoltre, il Signore, che per mezzo della Bibbia ci mette in guardia su quelle che sono le strade che conducono alla perdizione eterna, parimenti ci indica l'unica strada che ci porta a godere per l'eternità dei beni che Gesù ha preparato per noi.

Il nostro problema maggiore, oggi più di ieri, poiché viviamo circondati da tantissime cd “meraviglie tecnologiche” che rischiano di confonderci e stordirci, è di non capire quanto siano invece preziosi i beni celesti, che non possiamo ancora vedere, ma soltanto sperare per fede.

Cari fratelli in Cristo, non incorriamo dunque nell'errore di sottovalutarli, perché probabilmente, quando ce ne renderemo conto, sarà troppo tardi per correre ai ripari.

Rivolgiamoci al Signore e scegliamo liberamente di rimanere vicino a Lui in ogni frangente e momento della nostra vita, e quando sarà giunto il momento della gloria celeste, raccoglieremo anche noi il giusto premio per la scelta fatta. AMEN