Lo spirito di Caleb
Testo: Numeri 14:20-25
Cari fratelli in Cristo, per comprendere appieno il perché Caleb è stato così elevato da Dio il quale lo definisce "Ma il mio servo Caleb è stato animato da un altro spirito" mentre gli altri inviati a perlustrare la terra di Canaan ne fanno un rapporto negativo, dobbiamo ben comprendere cosa è scritto nel testo, "Tutti gli uomini che hanno visto la mia gloria (kavod) e i miracoli che ho fatto in Egitto e nel deserto…", ossia Dio, Yahweh, non manda allo sbaraglio un gruppo di uomini a perlustrare una terra ignota senza prima aver dato loro prova della sua potenza; prova data con segni tangibili che tutti gli israeliti avevano appena visto, quindi non si tratta di aver fede nella parola di qualcuno che promette qualcosa senza che però non abbia dimostrato di avere tutti i mezzi per mantenere la promessa fatta. No, gli esploratori inviati avevano visto la gloria, ossia il kavod di Yahweh che si muoveva potente davanti a loro, avevano visto i segni che lui aveva compiuto in Egitto per mezzo di Mosè, ma nonostante questo, di fronte all'apparente forza dei cananei, ecco che si perdono di coraggio e ragionando come degli uomini che non avevano visto nulla prima, sconsigliano e scoraggiano di proseguire.
Soltanto Caleb ha guardato la forza dei cananei non con gli occhi umani ma con la visione di colui che guarda le cose dopo aver visto la forza di Dio, ossia è animato dallo spirito che gli dice che non importa quello che c'è davanti a lui, sei Dio è con lui!
Ora cari fratelli qui non si tratta di fede, poiché la fede è la prova delle cose che non si vedono, ossia la certezza di quelle che si sperano, ma qui ogni israelita ha già visto con i propri occhi la potenza di Dio, e quindi non è la fede che è loro richiesta per credere, bensì la fedeltà a colui che ha già provato loro di poter fare ciò che dice!
Yahweh è un Dio duro, che non perdona la mancanza di fede nei suoi confronti e ancora meno perdona la mancanza di fiducia, che era richiesta al suo popolo, e quindi non esita a far vagare il suo popolo infedele per 40 anni nel deserto: "voi domani tornate indietro, incamminatevi verso il deserto, in direzione del mar Rosso" perché questi uomini che non hanno avuto fiducia in lui "Nessuno di quelli che mi hanno disprezzato…" entrerà nella terra promessa.
Invece Caleb, che è di un altro spirito, verrà premiato, come lui stesso testimonierà: "E ora ecco, Yahweh mi ha conservato in vita, come aveva detto, durante i quarantacinque anni ormai trascorsi da quando Yahweh disse quella parola a Mosè, mentre Israele camminava nel deserto; e ora ecco che ho ottantacinque anni; oggi sono ancora robusto com’ero il giorno in cui Mosè mi mandò; le mie forze sono le stesse d’allora, tanto per combattere quanto per andare e venire”. (Giosuè 14:7-14).
Cosa ci insegna dunque Caleb riguardo al suo personale rapporto con Dio? Cosa possiamo noi imparare da lui?
La sua vita si può sintetizzare in quattro frasi:
1. Caleb aveva “uno spirito diverso” da quello degli altri. Era una persona positiva, ottimista. 2. Credeva che con l’aiuto di Dio qualsiasi gigante potesse essere vinto, anche quando gli altri dicevano il contrario.
3. Aveva una visione che né l’età né le circostanze avrebbero cambiato. Ed era disposto ad aspettare e lavorare per questa visione, anche se furono necessari 45 anni.
4. Nella vecchiaia rimase giovane di spirito e completamente impegnato per Dio.
Quindi, chiediamo anche noi a Dio di concederci lo spirito di Caleb. AMEN
