L'opera eterna di Cristo
Testo: Ebrei 9:11-28
Il brano scelto per la meditazione di oggi ci spiega con precisione quale sia l’origine del peccato e la motivazione dell’opera che Cristo ha compiuto per noi e per la nostra salvezza, partendo dal peccato di Adamo, attraverso la Legge Mosaica, per arrivare fino alla Sua prima venuta sulla Terra.
Tratto dalla lettera agli Ebrei il brano si sofferma sul significato del sacrificio espiatorio che nell’Antico Patto veniva offerto ogni anno dal Sommo Sacerdote per lavare i peccati che il popolo aveva commesso nell’anno precedente, e questo perché il sacrificio di un animale non aveva un effetto duraturo, ma richiedeva fosse ripetuto di anno in anno.
Ora il sacrifico dell’agnello espiatorio era sia a dimostrazione del pentimento del popolo, che aveva peccato, sia la riconferma della volontà di Israele di rimanere legati al proprio Dio, che li aveva scelti come Popolo Eletto tra tutte le nazioni.
Questo, in buona sostanza, era ciò che prevedeva l’Antico Patto, la cui valenza è durata fino all’avvento dell’era messianica di Gesù Cristo, poiché con Cristo si apre una nuova prospettiva, non solo per il Popolo d’Israele ma per tutta l’umanità: “Per questo egli è mediatore di un nuovo patto. La sua morte è avvenuta per redimere dalle trasgressioni commesse sotto il primo patto, affinché i chiamati ricevano l'eterna eredità promessa”.
Anche il nuovo patto però, al pari di quello antico, doveva essere suggellato col sacrificio di sangue, e questa volta il sangue dell’agnello sacrificale doveva per forza essere superiore ad ogni altro sacrificio perché doveva essere compiuto una volta soltanto e valere per sempre: “non per offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote, che entra ogni anno nel luogo santissimo con sangue non suo”; Gesù Cristo infatti muore una volta sola per sempre, perché la sua opera salvifica è eterna!
Essa è stata preannunciata da Dio stesso dopo la ribellione di Adamo, per mezzo dei Profeti: “…ora, una volta sola, alla fine dei secoli, è stato manifestato per annullare il peccato con il suo sacrificio”. Con una sola offerta, con un sacrificio unico, Gesù Cristo ha risolto il dramma che ha afflitto il mondo da Adamo in poi.
L’opera di Cristo per noi però continua ancora oggi nel presente, dopo la sua morte e risurrezione, infatti è scritto: “…Cristo non è entrato in un luogo santissimo fatto da mano d'uomo … ma nel cielo stesso, per comparire ora alla presenza di Dio per noi”. Noi peccatori abbiamo ora un avvocato presso Dio Padre che depone a nostro favore, nonostante la nostra causa sia ben difficile da difendere perché nessuno di noi è innocente, ma anzi il più delle volte siamo recidivi, perché ricadiamo nel peccato con estrema facilità, sedotti dal Principe del Mondo. Quindi tutti noi siamo meritevoli di condanna per il nostro peccato, che non possiamo in alcun modo espiare con le nostre forze, ma soltanto possiamo essere assolti (giustificati) davanti al tribunale di Dio dal sangue di Gesù Cristo che ha lavato via il nostro peccato.
Cosa ci riserverà però il futuro?
Ora noi sappiamo che la promessa di Cristo non si esaurisce qui ed ora, perché è altresì scritto: “così anche Cristo, dopo essere stato offerto una volta sola per portare i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza peccato, a coloro che lo aspettano per la loro salvezza”, e questa cari fratelli in Cristo è davvero la grande prospettiva di ogni credente, che non si esaurisce in questa breve e spesso travagliata esistenza, ma accende una luce sull’eternità, quando Cristo ritornerà e aprirà a tutti noi la via della risurrezione e della nuova vita con lui.
Cristo è dunque il passato, il presente e anche il futuro di tutta l’umanità; ma noi ne siamo veramente consapevoli di questo? Viviamo fino in fondo questa prospettiva? La sentiamo nostra al punto di condividerla nel nostro cuore ogni giorno?
Troppo spesso anche i credenti più sinceri tendono a guardare soltanto alla terra anziché al cielo, come se per il cielo ci fosse tempo mentre la terra richiedesse tutto il nostro impegno odierno; forse che Colui che ha creato il cielo e la terra ha la vista troppo corta e il braccio troppo debole per condurre in porto la nave delle nostre vite? Forse che Gesù Cristo è andato troppo lontano e da troppo tempo per benedire le nostre esistenze quotidianamente?
L’invito che faccio a ciascuno di voi è di avere sempre nel vostro cuore un posto per il Signore che ritorna, una prospettiva di accoglierlo come se oggi stesso Lui bussasse alla nostra porta e ci trovi per questo pronti, come le dieci vergini in attesa dello sposo, e non alle prese con le mille problematiche terrene che rischiano di offuscare il nostro vero obiettivo: la vita eterna col Signore! AMEN