L'ospitalità di Dio
Testi: Genesi 18:1-5; Ebrei 13:1-2
Chi ha avuto occasione di visitare un paese del Mediterraneo, o semplicemente è stato nel nostro sud dell'Italia, avrà notato, e forse anche sperimentato di persona, il forte senso dell'ospitalità che ancora oggi si trova tra la gente di questi luoghi.
Un senso dell'ospitalità molto simile a quello descritto nella Bibbia;
infatti, sia presso l'antico popolo d'Israele, sia presso le popolazioni del Mediterraneo e del Medio Oriente in generale, l'ospitalità è vista come un vero e proprio “dovere del padrone di casa”, non soltanto nei confronti dei parenti e degli amici, ma verso chiunque si venga a trovare per un qualsiasi motivo nella sua casa.
Chi invece vive in un paese del nord è portato spesso a chiudersi nella propria ristretta cerchia famigliare, o al massimo tra gli amici più intimi; tendenza questa che si va sempre più esasperando a causa del senso d'insicurezza che si vive nelle nostre città a causa dell’aumento della criminalità, unito ad un individualismo sempre più estremo tipico della nostra società edonista e consumista.
Se poi dobbiamo proprio ospitare qualcuno a casa nostra, cosa questa che noi facciamo con una certa fatica, ci auguriamo che sia soltanto per un breve periodo.
Detti del tipo “l'ospite (o il parente) è come il pesce: dopo tre giorni puzza”, chiariscono molto bene quale sia il nostro atteggiamento nei confronti dell'ospitalità.
L'ospitalità nella Bibbia invece è sacra, come è detto in 1° Pt 4:9 “Siate ospitali gli uni verso gli altri senza mormorare”;
essa va praticata anche nei confronti di chi non conosciamo, perché magari è uno straniero, come ci è mostrato in Es 2:20 quando Ietro rimprovera le sue figlie per non aver invitato Mosè ad entrare nella loro tenda, dicendogli: “Dov'è? Perché avete lasciato là quell'uomo? Chiamatelo, che venga a prendere cibo”;
e addirittura l'ospitalità va esercitata anche nei confronti dei nostri nemici ed avversari, quando questi si trovano in difficoltà, come ci è mostrato da Gesù con la parabola del buon Samaritano, che come sappiamo apparteneva ad una popolazione in lotta con Israele, eppure di lui è scritto in Lc 10:34 “avvicinatosi, fasciò le sue piaghe, versandovi sopra olio e vino; poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e si prese cura di lui”.
Esercitare l'ospitalità è dunque un dovere che un credente ha nei confronti di chiunque!
Troppo spesso però, quando noi leggiamo la Scrittura, sorvoliamo sul fatto che lo stesso Gesù Cristo sia stato moltissime volte ospite di qualcuno che lo invitava a pranzo o a cena.
Forse pensiamo che, essendo Lui una persona molto conosciuta, fosse normale averlo come ospite a casa, così come oggi farebbe molto “tendenza” ospitare ad una festa un personaggio famoso e magari anche discusso, circondato dall'attenzione dei media!
Quelli che ospitavano Gesù però, al di là di qualcuno che era incuriosito da questo profeta che faceva grandi segni, lo invitavano prima di tutto perché sentivano il dovere di ospitare a casa loro un uomo che annunciava la parola di Dio;
e questo, badate bene, avveniva anche quando Gesù non la pensava esattamente come il padrone di casa, o addirittura predicava apertamente contro di lui, così come avviene negli episodi narrati in Lc 7:36 e 14:1, dove Gesù critica apertamente i padroni di casa, dei Farisei, per il loro modo di agire lontano da un sincero sentimento d'amore!
Questo senso dell'ospitalità però ha faticato a varcare i confini di quei paesi dove l'ospitalità stessa era già sentita e praticata come un dovere sociale.
Oggi, per esempio, le chiese ed i cristiani sanno di doverla praticare perché è un comandamento di Dio, ma difficilmente noi lo facciamo come fosse un gesto spontaneo.
Ma perché l'ospitalità ha un valore così alto ed è tenuta in così grande considerazione in tutta la Bibbia?
Nei due brani proposti oggi si parla proprio di ospitalità; ma di un'ospitalità un po' speciale, perché speciali sono gli ospiti cui si fa riferimento: gli angeli!
Chi di voi vorrebbe avere un angelo di Dio come ospite oggi a pranzo?!
Abramo era così entusiasta quando tre angeli gli andarono a fare visita che si prodigò in tutto per metterli a loro agio ed ospitarli nella sua tenda;
lo stesso farà poi anche suo fratello Lot quando accoglierà due di questi angeli a Sodoma (Ge 19:1-3): “I due angeli giunsero a Sodoma verso sera. Lot stava seduto alla porta di Sodoma; come li vide, si alzò per andar loro incontro, ...fece loro tanta premura, che andarono da lui ed entrarono in casa sua. Egli preparò per loro un rinfresco, fece cuocere dei pani senza lievito ed essi mangiarono.”.
Altri sono poi gli episodi riportati nella Bibbia dove si parla di angeli ospitati, sia pur sempre per un breve tempo, dagli uomini;
lo stesso autore della lettera agli Ebrei ci consiglia caldamente di praticare l'ospitalità perché così facendo si possono ospitare degli angeli, anche senza saperlo!
Io a volte provo ad immaginare la reazione che farebbe mia moglie, o mia madre, se portassi a cena un angelo di Dio!
Incredulità, sarebbe la prima reazione; penserebbero ad uno scherzo!
Seguirebbe poi un momento di fortissimo imbarazzo; cosa devo dire? Come mi devo comportare con un angelo del Signore?!
Infine, appurato che sia veramente un angelo di Dio, subentrerebbe un senso di forte timore, o addirittura di paura; “ma cosa mi devo aspettare da un essere simile? Come si comporterà? Non sarà mica uno di quegli esseri che nei film distruggono tutto; no perché sai, nell'Apocalisse si parla proprio di angeli che alla fine dei tempi vengono a distruggere la terra”!!
L'unica cosa certa è che la nostra reazione di fronte ad un angelo che viene ospite in casa nostra, oggi sarebbe molto diversa da quella tenuta da Abramo e dagli altri uomini della Bibbia!
Questo ci dovrebbe far pensare, perché, in qualunque chiave noi vogliamo leggere oggi queste testimonianze passate, emerge la nostra impreparazione di fronte ad un simile evento.
La nostra inadeguatezza si rivela quando scopriamo di non essere veramente pronti ad accogliere nelle nostre case, e quindi nelle nostre vite, “il diverso”, perché turba la nostra piccola tranquillità quotidiana, la nostra sfera privata e in generale il nostro modo di vivere consolidato.
Sia esso lo straniero emigrato con i suoi usi così differenti dai nostri, che perciò alimentano le nostre paure;
sia anche il nostro concittadino, conoscente, o vicino di casa, che per una qualche ragione varca i nostri confini senza essere stato invitato, ed invade così la nostra tanto amata privacy.
Ma la nostra inadeguatezza è prima di tutto psicologica, perché rifiutiamo di ospitare nella nostra vita, nel nostro stesso essere, la presenza di Dio; prigionieri come siamo del nostro individualismo esasperato.
Quando noi leggiamo la Scrittura vediamo chiaramente come gli uomini e le donne testimoni di quei lontani avvenimenti erano totalmente coinvolti con Dio, sia con la mente, sia con l'anima, sia con il corpo.
Dio per loro non era una figura lontana nell'alto dei Cieli che doveva (forse) ritornare un giorno, bensì era qualcuno sempre presente nella vita quotidiana di ognuno di loro.
Cosa è rimasto di tutto questo per noi credenti di oggi?
Nulla, o quasi nulla, a prima vista!
Parliamo di Dio, preghiamo il nostro Signore Gesù Cristo, diciamo almeno a parole di aspettare il suo ritorno, ma tutto rimane ad un livello molto intellettuale.
Poi ci sono i fratelli e le sorelle carismatici che si sentono più vicini a Dio per mezzo del suo Santo Spirito e che hanno una comunione quasi mistica con Lui; ma anche loro finiscono per ridurre Dio ad una pura essenza spirituale, cosi come i cristiani storici lo hanno ridotto ad un concetto astratto.
Ma è tutto qui Dio? Un'idea nella mente degli uomini o uno Spirito che vaga nell'universo e che ogni tanto ci rapisce in estasi?
Io credo di no!
La Bibbia non dice questo, o per lo meno non dice soltanto questo di Dio.
Ritorniamo quindi all'ospitalità; perché veramente coloro che la praticano ricevono degli angeli di Dio senza saperlo.
Gli angeli sono delle creature celesti, ovvero “i figli maggiori di Dio”; e Lui a volte si serve proprio di loro come tramite con noi uomini, che siamo i suoi “figli minori”. Attraverso gli angeli Dio ci fa capire ancora una volta che Lui non rinuncia alla sua presenza (anche fisica) in mezzo a noi, pur facendolo in modo molto discreto per non condizionarci nel nostro agire quotidiano.
Tuttavia i legami tra la terra e il cielo sono più forti di quanto noi credenti moderni pensiamo (come in cielo, anche in terra!); infatti quale padre o madre vorrebbe semplicemente guardare da lontano i propri figli senza poterli accarezzare, baciare, stringerli e prendersi cura di loro?
Allora cari fratelli in Cristo, riscoprire il senso dell'ospitalità è molto importante per tutti noi; sia che lo facciamo nell'ottica di accogliere ed aiutare un fratello o una sorella in difficoltà, come ad esempio quando accogliamo un profugo o un senzatetto;
sia che lo facciamo per la gioia che dà la condivisione fraterna con quello che la scrittura chiama il nostro prossimo, che dobbiamo amare come amiamo noi stessi;
sia che, come fece Abramo, accogliamo un angelo di Dio nelle nostre case, consapevoli o inconsapevoli di farlo, ma come un segno della presenza tangibile di Dio in mezzo a noi.
L'ospitalità e l'accoglienza sono i presupposti della comunione e della condivisione;
tutta gli insegnamenti dell'Evangelo sono basati su questi sentimenti che poi sfociano in quello che è il sentimento più grande e sublime per eccellenza: l'amore universale di tutte le creature di Dio per il comune Padre Celeste e l'amore reciproco che i credenti devono avere gli uni per gli altri.
La chiusura nel proprio io egoista invece, è già di per sé un rifiuto di Dio e della sua comunione, e da essa nascono poi tutte le paure che si autoalimentano dalla mancanza di conoscenza, e che danno origine al pregiudizio per lo sconosciuto e il diverso, che così si trasforma in un potenziale nemico.
Ecco perché l'ospitalità è così importante;
lo è stata fin dall'antichità perché essa permetteva agli uomini di conoscersi, e la conoscenza evitava i conflitti e favoriva la pace;
e lo è ancora ai nostri giorni perché il miglior modo di prevenire i conflitti è rimasto quello di conoscersi e scoprire che gli altri non sono i mostri che il nostro io egoista ha creato nella nostra testa;
ma soprattutto lo è per noi credenti nel nostro Padre Celeste perché egli è un Dio d'amore e d'accoglienza che chiede a tutti i suoi figli di conoscersi, d'incontrarsi, di accogliersi, di vivere insieme e condividere ciò che lui ci ha donato.
Allora l'invito che voglio fare a ciascuno di voi è di riscoprire l'ospitalità, prima di tutto nel vostro cuore, in tutte le sue forme, e senza preclusioni;
e chissà che un giorno accoglieremo veramente anche voi un angelo di Dio nelle nostre case, perché tutto è possibile per chi apre non solo la propria mente ma anche il proprio cuore, le proprie braccia e la propria casa al Signore!
AMEN