L'umiltà di Cristo Re

Testi: Giovanni 12: 12-16   2° Samuele 6: 12-23

Ricordiamo oggi la Domenica delle Palme, cioè l'ingresso di Gesù Cristo in Gerusalemme prima della Pasqua, episodio narrato nel Vangelo di Giovanni 12:12-16.

Accanto a questo testo però ve ne propongo un altro (Samuele 6:12-23) che presenta forti analogie con questo. 

Cosa hanno in comune questi due brani della Scrittura e che cosa possono insegnare a noi oggi?

La prima cosa che accomuna i due testi è il luogo dove si svolgono i fatti narrati: Gerusalemme; ovvero il centro, il cuore se non il simbolo stesso d'Israele; pur accadendo centinaia d'anni di distanza l'uno dall'altro, questi avvenimenti si svolgono nello stesso luogo, anzi per essere più precisi, narrano entrambi di un ingresso a Gerusalemme.

La seconda cosa che accomuna i due episodi è la natura del protagonista: non si tratta di una persona qualsiasi, ma in entrambi i casi siamo in presenza di un re, il re d'Israele per la precisione, nel primo caso si tratta del re Davide, antenato di Gesù Cristo, nel secondo si tratta di Gesù Cristo in persona che viene salutato dalla folla con il titolo di "Re d'Israele".

Il terzo fattore comune ai due episodi è il "tipo" di ingresso che questi due personaggi fanno: in entrambi i casi si tratta di un vero e proprio "ingresso trionfale", tutto il popolo segue il re Davide e allo stesso modo il popolo acclama Gesù Cristo con grida di giubilo "osanna osanna".
Si tratta di due momenti festosi dove la gioia è grande per tutto il popolo d'Israele.

Il quarto aspetto che accomuna i due momenti, e che li rende già di per se unici e straordinari è dato dalla presenza "fisica" di Dio in mezzo al suo popolo. Il re Davide infatti scorta a Gerusalemme l'Arca dell'Alleanza dove dimora il Dio Altissimo, quindi Gerusalemme non accoglie solo il re Davide ma accoglie dentro di se Dio stesso.
Allo stesso modo, molti secoli dopo, sempre Gerusalemme accoglie si il suo re, Gesù discendente dal re Davide, ma nello stesso tempo accoglie il suo Salvatore il Cristo Figlio di Dio e quindi Dio entra ancora una volta in Gerusalemme, per l'ultima volta, per abitare con il suo popolo.

C'è poi un quinto elemento che accomuna questi due avvenimenti, ed è quello su cui mi voglio soffermare oggi e su cui vi invito a meditare.

In che modo avvengono questi due ingressi a Gerusalemme?

Immaginando due "ingressi trionfali" di altrettanti re che vanno a prendere possesso del loro trono nella città santa per eccellenza, ci potremmo aspettare di vedere dei personaggi riccamente vestiti che cavalcano magnifici destrieri o che sono alla guida di carri ornati d'oro e gemme preziose, avvolti in un alone di splendore e austera maestà per raccogliere l'ammirazione del popolo.

Chi ha assistito a uno dei tanti matrimoni reali che le cronache mondane ci propinano, o anche più semplicemente alle cerimonie d'insediamento di qualche capo di stato o di governo, ha visto proprio questo genere di spettacolo: una folla eccitata, o semplicemente incuriosita, che saluta festante, tenuta a bada da un imponente servizio di sicurezza perché, guarda caso si teme sempre che qualcuno rovini la festa, e ovviamente dei personaggi, con o  senza corona che siano, tutti agghindati per l'occasione, che scorrono impettiti e compassati in rassegna di un pubblico da cui però continuano ad essere distanti.
Ebbene cari fratelli in Cristo, i racconti che la Bibbia ci fa di questi due avvenimenti, sono molto diversi da quelli a cui noi siamo abituati.

Gesù Cristo entra a Gerusalemme sul dorso di un asino; quando mai si è visto un re o un capo di stato cavalcare un asino durante la sua parata trionfale?

Proprio un asino, un animale che non solo è umile, è infatti il parente povero del cavallo, ma si è anche fatto una fama tutt'altro che lusinghiera; provate voi a dire a qualcuno che assomiglia ad un asino e sicuramente non ne sarà lusingato!  

E' evidente che qualcosa non funziona secondo i canoni; c'è qualcosa che stride in questa storia.

Che dire poi del re Davide, questi addirittura procede appiedato, cosa molto strana per un re, quando mai si è visto un re andare a piedi per sua scelta? Credo mai ne nell'antichità ne tanto meno ai giorni nostri!
Ma cosa più sorprendente è che Davide non solo va a piedi ma "danza a tutta forza davanti al Signore", come fosse una specie di giullare.

Ma voi ve lo immaginate il nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che per la gioia, in occasione della festa del due giugno, si mette a ballare e saltare salendo le scalinate dell'altare della patria, il simbolo più alto della nostra Repubblica? Con tutta la buona volontà neanche un presidente come lo è stato Bill Clinton, che a quanto pare era quanto di più "informale" possa esserci come presidente americano, avrebbe mai danzato davanti alla Casa Bianca per festeggiare il 4 luglio!
Invece, guarda caso, il re Davide davanti all'arca dell'Alleanza, cioè davanti a Dio, si mette a ballare e danzare. Roba da non credere!

Altri tempi direte voi!

No, i tempi non centrano; non sono gli usi ed i costumi ad essere cambiati col tempo; Gesù Cristo Figlio di Dio che entra a dorso di un asino, o Davide re d'Israele che entra danzando come un giullare davanti a Dio, tenevano dei comportamenti sicuramente non abituali neanche allora per un re, tanto è vero che la scrittura riferisce di come Mical, la figlia dell'ex re d'Israele Saul, si indignò per la condotta di Davide in cuor suo e lo disprezzò: "Bell'onore si è fatto oggi il re D'Israele a scoprirsi davanti agli occhi delle serve e dei suoi servi, come si scoprirebbe un uomo da nulla!"

Abbiamo di fronte due re sicuramente diversi dai tanti re e capi di stato che si sono succeduti come capi delle nazioni di questo mondo. Due re la cui maestà veniva veramente da Dio e quindi i più titolati a rivestirsi della gloria, del potere e dello splendore cui un tale titolo da diritto.
Ma che loro erano re con la "R" maiuscola, si sono resi conto che non dovevano essere re alla maniera di questo mondo, ma al contrario, tanto più alto e potente era il loro trono perché derivante da Dio, tanto più umilmente si sono presentati davanti a Lui per dimostrare al popolo che chi sta in alto è colui che deve servire; e chi è esaltato e osannato dal popolo è colui che deve farsi piccolo e umiliarsi al cospetto di Dio e degli uomini!

Ma l'umiltà è un concetto molto difficile da mettere in pratica.

E' difficile essere umile per chi detiene il potere o si trova in una posizione di prestigio, perché finisce, suo malgrado, per essere vittima del potere stesso e delle sue lusinghe, e questo spesso avviene anche se costui opera per conto di Dio.

Ricordiamoci che Gesù Cristo ci ha ammoniti circa questa tentazione del maligno riguardo al desiderio di primeggiare sui nostri fratelli: "Non vi fate chiamare maestro...non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro che e nei cieli. Non vi fate chiamare guide ...ma il maggiore tra di voi sia il vostro servitore! Chiunque si innalzerà sarà abbassato e chiunque si abbasserà sarà innalzato" (Mt 23:8-12)

Ma ecco che proprio tra i fratelli in Cristo c'è chi ama adornarsi del titolo di "Santo Padre" e pretende di dominare su tutti gli altri fratelli. Si dice umile come lo fu il nostro Signore Gesù Cristo, però vive in palazzi dorati ed è ricevuto dai re e dai capi di stato con tutti gli onori terreni; e quando si muove non lo fa certo a dorso di un umile asinello, ma fino ad un recente passato, lo ha fatto rinchiuso in una teca di vetro a prova di proiettile, forse perché la sua fede nell'aiuto di Dio non gli sembra una sufficiente protezione....

Ma anche per noi che forse non occupiamo posti di potere, che non abbiamo autorità su altre persone, che non primeggiamo per un qualche motivo sulla massa degli uomini, anche noi credenti non siamo immuni dalla tentazione di avere un nostro "piccolo posto al sole", o un nostro "momento di gloria".

Anche noi nello svolgimento del nostro servizio verso il Signore e verso i fratelli a volte lasciamo prevalere il nostro desiderio di esercitarlo mossi dalla lusinga del potere anziché dall'umiltà del servizio.

Gesù ci dice che "...chi è il più piccolo tra di voi, quello è grande" (Lc 9:48), ma quanto è difficile essere "piccoli"! Quanto è difficile oggi non essere ambiziosi in un mondo che è tutto costruito sull'ambizione più sfrenata, che molto spesso viene mascherata dietro altri termini molto meno appariscenti quali: miglioramento della propria posizione economico sociale, accrescimento del tenore di vita, evoluzione della società, e simili.

Gesù era grande ma per noi uomini e per la nostra salvezza si è fatto piccolo e si è umiliato, anche nell'unico momento in cui il mondo gli stava tributando un effimero onore;
Davide era stato scelto da Dio per essere il più grande re della storia, ma davanti a Dio si è umiliato, danzando per la strada come l'ultimo dei suoi servi, senza per questo provare vergogna davanti agli uomini.

Ma chi è quell'uomo che oggi avendo raggiunto una posizione di prestigio e potere sa umiliarsi davanti a Dio? Chi è quell'uomo che nel pieno del successo della sua vita sa farsi umile al punto di rendersi quasi ridicolo agli occhi del mondo? Non facciamo forse il contrario? Non appena ci veniamo a trovare in una situazione imbarazzante o umiliante che ci pone in uno stato di inferiorità rispetto agli altri, non vediamo l'ora di tirarcene fuori al più presto e con il minor danno possibile, figuriamoci se ce l'andiamo a cercare di proposito! Non siamo tutti noi più simili alla figlia di Saul, Mical, pronti a disprezzare coloro che si umiliano davanti al Signore rendendosi ridicoli davanti agli uomini?

Come è difficile oggi essere umili fratelli; ci è forse più facile perdonare dei torti subiti, amare anche i nostri nemici, donare a chi ci chiede, ma umiliarci di proposito ci risulta quasi impossibile. A stento e con fatica pieghiamo il ginocchio davanti a Dio, ma ben difficilmente siamo disposti a rinunciare agli onori e ai riconoscimenti quando ci vengono tributati da questo mondo.

Gesù invece ci da una dopo l'altra tante dimostrazioni di umiltà, ce le abbiamo davanti agli occhi ogni volta che apriamo e leggiamo la Bibbia, ma nonostante tutto continuiamo a non vederle, o anche se le vediamo, facciamo finta che non siano state messe li per noi!
Eppure se il Regno dei Cieli è per coloro che sono come bambini dovremo veramente capire che è l'umiltà interiore nel servizio cristiano ciò che Dio apprezza. 
Riflettiamo sulle parole di Gesù Cristo, Re dei Re, Signore della gloria che però si è fatto umile e ha operato il suo servizio con umiltà ogni giorno della sua vita terrena, e proviamo ad imitarlo.

Scacciamo dai nostri cuori le lusinghe del maligno che ci tenta dal giorno in cui Adamo si è ribellato a Dio, credendo in cuor suo di meritare una sorte e un ruolo più prestigioso di quello che Dio gli aveva riservato.

Ognuno di noi è stato chiamato al servizio di Cristo, ed ognuno ha ricevuto un compito da adempiere, alcuni compiti ai nostri occhi possono sembrare prestigiosi, altri umili, ma qualunque sia questo compito, Gesù ci chiede di adempierlo con un cuore puro e senza malizie di sorta.

Ognuno di noi esamini se stesso davanti al Signore e vagli i propri pensieri e i propri sentimenti chiedendo al Signore l'aiuto per scacciare il maligno che si insinua nel nostro cuore affinché, come bambini, cioè con cuore puro e sincero, adempiamo ogni giorno della nostra vita il compito che Dio ha voluto assegnarci, e possiamo servire il Signore ed i fratelli con umiltà e spirito di servizio, come Gesù Cristo ci ha insegnato, AMEN.