Negli ultimi giorni

Testi: Geremia 1:9-10; 19:14-15 /20:1-6 - 2Timoteo 3:1-5a

Che cosa lega i passi della Scrittura proposti oggi? Qual è il loro filo conduttore?

Siamo in presenza di due situazioni e due periodi molto lontani tra loro; il Profeta Geremia vive e scrive al popolo dell’antico Regno di Giuda, ammonendolo contro l’abbandono della parola e della volontà di Dio ai tempi degli ultimi quattro re di Giuda; mentre l’Apostolo Paolo sta scrivendo a Timoteo, uno dei primi Vescovi della Chiesa di Cristo, parlandogli di avvenimenti futuri, sia pure di un futuro non precisato, per metterlo in guardia contro i pericoli che la fede, e quindi l’umanità, subirà.

Geremia e Timoteo però hanno molto in comune; sono entrambi “uomini di Dio”. Persone scelte dal Signore per un’importante missione, che poi è la stessa: annunciare gli ultimi giorni.

Ma che cosa sono veramente gli ultimi giorni? Che significato hanno per il Signore? Ma soprattutto quali conseguenze hanno per gli uomini?

Cerchiamo di rispondere a queste domande partendo proprio dalle vicende di questi due “uomini di Dio” che sono stati investiti di questo compito, molto particolare, ma anche molto ingrato; oggi noi li apostroferemo come “profeti di sventura”, proprio perché non sembrano annunciare nulla di buono, o almeno nulla di piacevole per gli uomini cui quest’annuncio è diretto, ovvero per noi.

Geremia parlava al re, ai sacerdoti, ossia alla Chiesa del suo tempo, al popolo dell’antico regno di Giuda, annunciando loro gli ultimi giorni del Regno, ovvero della società civile come la conoscevano, del loro modo di vivere, e per molti della loro stessa vita. Presto il Regno di Giuda sarebbe caduto, invaso dai Babilonesi, così anche l’ultimo resto dell’antico Israele sarebbe scomparso. Questo avveniva non perché un uomo, Geremia, si fosse alzato una mattina con la luna storta e avesse cominciato ad inveire contro tutto e contro tutti, ma perché Dio aveva visto che la società del tempo si era talmente corrotta che non c’era più spazio per poterla aggiustare, ma bisognava cambiare radicalmente le cose.

Non era la prima volta che ciò avveniva; la Scrittura ci ha fornito altri esempi, a cominciare dal Diluvio con cui Dio ricomincia la sua opera dopo aver distrutto quella precedente caduta in balia del male, o i 40 anni nel deserto del popolo Santo, dove la vecchia generazione è lasciata a consumarsi nel deserto, dopo essere stata corrotta dal peccato di ribellione, in attesa della nuova che cresce e la sostituisce per entrare nella Terra Promessa.

Ma questo rinnovamento forzato della società umana e della fede per mano di Dio non si è mai fermato; pochi mesi fa abbiamo ricordato i 500 anni della Riforma di Lutero; e che cos’è la Riforma protestante se non una decisione di Dio di cambiare le cose, di ricominciare, di plasmare una nuova Chiesa e una nuova società meno corrotte di quelle precedenti?

Arriviamo a Timoteo, il Vescovo a cui Paolo scrive per metterlo in guardia contro la futura corruzione della società umana, e quindi anche della Chiesa, e questo ci dice Paolo, avverrà “negli ultimi giorni”. È fin troppo chiaro che Paolo scrivendo questo non parla soltanto a Timoteo, suo collaboratore del tempo, ma si rivolge a tutta la Chiesa, ai suoi Vescovi, Preti, Pastori di tutti i tempi, in buona sostanza si rivolge a noi credenti delle epoche future. Ed è proprio questo che ci dovrebbe aiutare a chiarire cosa significhi veramente l’espressione “negli ultimi giorni”.

È un’interpretazione comune riferire queste parole al tempo in cui ci sarà il ritorno di Cristo, il Secondo Avvento, quello che ci condurrà al Giudizio finale; questa è la visione dei cd “futuristi”, cioè di coloro che leggono la Bibbia come un unico percorso, che dalla Genesi fino ad Apocalisse, si snoda durante tutta la storia umana in modo lineare. Ora però, senza nulla togliere a questa visione ed interpretazione, che rimane valida, cerchiamo di vedere quale altro significato abbia la frase “negli ultimi giorni” alla luce dei fatti descritti e di ciò che poi è fin qui accaduto nel corso della storia.

Vi è un’altra possibile interpretazione degli ultimi giorni, quella fornita dai cd “Iteristi”, ciò da coloro che sostengono che l’intervento divino nella storia umana si ripete puntualmente, poiché Dio interviene di continuo nella sua Creazione per rimettere a posto le cose, per aggiustare dove l’uomo rompe, per ricondurlo sulla retta via quando questi se ne allontana. Ci sono però dei particolari momenti storici dove agli occhi di Dio, la situazione è andata troppo oltre, si è corrotta in maniera troppo profonda perché possa essere recuperata, e allora Dio interviene non per aggiustare il vecchio, ma per cambiare radicalmente le cose, per ricominciare su basi nuove, spesso con gente nuova. È a questo punto che Dio manda un suo “uomo di fiducia”, ovvero un “uomo di Dio”, per annunciare il suo volere di cambiamento e per porlo in atto.

Come sempre è avvenuto, avviene e purtroppo avverrà ancora, questo uomo non è mai il più fortunato degli uomini, perché sarà contestato, ostacolato, e spesse volte anche ucciso da parte degli altri uomini, quelli cui lo status quo sta bene, gli stessi che spesso hanno contribuito a corrompere le cose e che detenendo il potere in quel momento, non vogliono alcun cambiamento nella società, nel mondo, nella chiesa stessa, poiché, com’è ovvio, ogni cambiamento sarebbe per loro un danno.

Ecco allora Geremia, osteggiato, deriso, non creduto come Profeta, e imprigionato dai sacerdoti e dal re del tempo perché il suo annuncio della fine del Regno di Giuda, chi avrebbe mai voluto sentirlo in Israele?

L’esempio più grande in assoluto però lo abbiamo proprio con Gesù Cristo, cui il cambiamento voluto da Dio costò il suo supremo sacrificio, cosa a noi ben nota.

Ma anche a Lutero, a Calvino o a Wesley, benché non siano stati uccisi, questo annuncio costò loro parecchi problemi ed incomprensioni, e ovviamente anche a coloro che lo accettarono, che per questo motivo subirono dei profondi disagi, perché se è vero che ogni cambiamento porta con sé molte speranze, nondimeno è sempre accompagnato anche da una serie di sofferenze e dolori.

Eppure quando Dio interviene, ogni volta, come abbiamo visto, e non solo in quella che sarà l’ultima volta prima del giudizio, è perché sono arrivati “gli ultimi giorni”, non del mondo forse, ma di quella società umana che si è corrotta sì, di quella fede non più in linea con il volere di Dio, senza dubbio.

Allora gli ultimi giorni di cui ci parla Paolo mettendo in guardia Timoteo, sono quelli di una società, civile e di una comunità religiosa che si è corrotta al punto che Dio non ha più intenzione di aggiustare, ma si prepara a cambiare, e i segni che Dio stesso ci dà per riconoscerla, sono quelli che Paolo ha scritto a Timoteo: “Or sappi questo: negli ultimi giorni verranno tempi difficili; perché gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, irreligiosi, insensibili, sleali, calunniatori, intemperanti, spietati, senza amore per il bene, traditori, sconsiderati, orgogliosi, amanti del piacere anziché di Dio, aventi l'apparenza della pietà, mentre ne hanno rinnegato la potenza”.

Se oggi guardiamo la società in cui viviamo vi possiamo ritrovare molti, se non tutti, questi segni. Non ci aspettiamo la fine del mondo per questo, ma un imminente cambiamento sì, quello ce lo dobbiamo aspettare, perché coerentemente con quanto annunciato da Dio nella Bibbia e anche con quanto è sempre successo fino ad oggi nella storia umana, Dio non se ne starà con le mani in mano per sempre, lasciando che le cose continuino così, ma interverrà e porterà un nuovo cambiamento, forse epocale, forse più contenuto, forse generale, forse limitato ad una società e ad un luogo, ma è certo che le parole di Dio non rimangono mai senza effetto.

È fin troppo facile guardare alla nostra società, mondiale, europea, italiana, per vedere che le cose oggi non vanno come il Signore vorrebbe che andassero. Coloro che sono alla guida del mondo, dell’Europa, del nostro paese, non stanno più facendo la volontà di Dio; così come il Re di Giuda i sacerdoti e i profeti del tempo di Geremia si erano corrotti, al punto che Dio decise di intervenire e mandò il suo profeta per annunciare il suo intervento, anche oggi Dio manda uomini e donne di coscienza, ancora prima che di fede, a dire che questo mondo, così com’è stato ridotto dal potere umano, non piace a Dio, e che presto Lui stesso interverrà per cambiare le cose.

Possiamo credere a queste persone e cercare di ravvederci, ma come spesse accade è molto più facile ignorare queste persone, attaccarle, denigrarle, se non proprio eliminarle fisicamente, perché il potere umano corrotto tende ad auto conservarsi, e coloro che lo detengono, ad impedire qualsiasi cambiamento, sia pure necessario, ma per loro letale.

Oggi il potere della finanza globale è immenso e con esso milioni di persone sono schiacciate e sottomesse come in una nuova schiavitù. Basti dire l’1% della popolazione mondiale, possiede da sola quanto possiede tutto il restante 99%;

oggi il nostro pianeta ricco di ogni benedizione è sfruttato e distrutto da persone senza scrupoli che lo inquinano e lo deturpano per il loro bieco interesse;

oggi molti governi sono solo delle apparenze di democrazia elettiva, ma nella realtà sono gruppi di potere che controllano i media, le risorse, le istituzioni e ogni altro apparato, con il solo scopo di conservare il loro potere ed impedire agli altri di godere dei loro diritti, e così facendo costringono anche milioni di persone a scappare dalle loro nazioni per sottrarsi alla loro ingiustizia, a cominciare dai milioni di profughi che fuggono dall’Africa, fino alle migliaia di giovani italiani che fuggono dall’Italia, tutti in cerca di un avvenire in altri paesi, dove sperano in un lavoro e in una vita migliore che è loro negata nel paese d’origine.

L’elenco che potremmo fare sarebbe lunghissimo, ma questo basta per dare il senso di ciò che accade ora, da noi, nel nostro tempo.

Ora però alla luce della Scrittura, della volontà di Dio, non possiamo non vedere come questi siano “gli ultimi giorni” di questo sistema, poiché come credenti, sappiamo per fede, ma anche per esperienza umana se lo vogliamo davvero vedere, che Dio sta per intervenire di nuovo per cambiare le cose, anche se ci saranno resistenze da parte di coloro che non vogliono che le cose si cambino, come ai tempi di Geremia, di Gesù Cristo, di Lutero, noi credenti “per fede” sappiamo che ciò avverrà, che è in procinto di avvenire, perché davanti a queste cose lo sdegno di Dio è ormai colmo e la sua giustizia non tarderà ad arrivare.

Come credenti abbiamo fede in lui e la speranza non ci abbandona mai, perciò stiamo pronti cari fratelli in Cristo, perché la mano potente del nostro Signore in questi ultimi giorni sta ancora una volta per cambiare le cose. AMEN