Non di pane soltanto...

Testi: Matteo 4:1-4

 

Il nostro corpo ha bisogno del suo nutrimento per poter vivere ed operare; senza un nutrimento adeguato il corpo deperisce e alla lunga muore.

Per questo motivo, quando Dio ci ha creati, ha sapientemente inserito nel nostro organismo uno stimolo che noi conosciamo come “fame”, che ci avverte ogniqualvolta il nostro corpo necessita di cibo; questo avviso permette di nutrirci in tempo e preserva il nostro corpo dal deperimento.

Quando il nostro corpo è sano e pieno di vigore, ad intervalli più o meno regolari ci fa sentire lo stimolo della fame e noi prontamente provvediamo al cibo;

tuttavia, succede che questo stimolo in alcune situazioni si assopisce o addirittura si spegne, e molto spesso, quando questo accade, è perché il nostro corpo non gode più di una buona salute e la nostra forma fisica è precaria.

Non per nulla siamo abituati a considerare l'appetito come un sintomo di buona salute, mentre l'inappetenza è spesso il campanello d'allarme che ci avverte quando il nostro corpo è attaccato da una malattia.

Può sembrare assurdo che un corpo minato da una malattia ed indebolito, rifiuti il cibo, proprio quando ne avrebbe maggior bisogno per rimettersi in forze;

mentre un corpo vigoroso e in perfetta salute richieda molto cibo, quando tutto sommato il nutrimento potrebbe sembrare non così indispensabile;

tuttavia, esiste la spiegazione a questo apparente paradosso.

Il Signore ci ha donato un corpo “funzionale” ed è proprio quando esso esegue il suo compito, che ha bisogno di nutrirsi, così come un'auto necessita della benzina quando è in viaggio e non quando sta ferma in garage.

Quando il corpo è minato da una malattia, finché esso non guarisce, perde in tutto o in parte la sua funzionalità e quindi richiede meno cibo, o addirittura non ne richiede affatto;

questo, infatti, accade quando ormai sente sopraggiungere la morte.

Fatta questa necessaria premessa, veniamo al testo di oggi; in esso Gesù Cristo ci ricorda una cosa molto importante: “Non di pane soltanto vivrà l'uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio”.

Possiamo accogliere questo invito in vari modi, ed attribuirgli un valore più o meno grande nella nostra vita quotidiana, a seconda del significato che questa frase ha per noi.

La Scrittura ci dice che l'uomo non è un essere fatto di sola carne;

se così fosse avrebbe bisogno soltanto di cibo materiale per vivere, pane o quant'altro.

No, noi sappiamo che l'uomo è fatto da un corpo, un'anima e da un soffio di vita, o spirito, come ci è detto in Ge 2:7 “Dio il SIGNORE formò l'uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l'uomo divenne un'anima vivente.”

Quando Gesù dice che l'uomo non vivrà di solo pane, vuole allora dirci che oltre a nutrire il nostro corpo, dobbiamo altresì nutrire la nostra anima e il nostro spirito;

ma soprattutto ci dice di cosa hanno bisogno la nostra anima e il nostro spirito per nutrirsi: della Parola di Dio!

La Parola di Dio è il nutrimento spirituale di ogni credente.

Abbiamo visto che quando smettiamo di nutrire il nostro corpo con pane ed altri alimenti, dopo un tempo più o meno lungo, esso comincia a deperire e poi inevitabilmente muore!

Ma cosa succede alla nostra anima e al nostro spirito quando smettiamo di nutrirli con la Parola di Dio?

Qualcuno mi dirà: non succede proprio nulla; gli uomini vivono benissimo anche senza credere e pregare Dio, anche perché l'anima e lo spirito sono “componenti immateriali” e quindi non possono né deperire, né morire!

Ma è veramente così?

Morire per il corpo equivale a distruggersi, ma morire per l'anima e per lo spirito equivale lo stesso a perire e distruggersi;

certo non fisicamente, ma senza la Parola di Dio che ci dà vita, noi siamo già morti, anche se non ce ne rendiamo subito conto, contrariamente a come avviene per il corpo e per il cibo.

Allora, cari fratelli in Cristo, pensate a quanto noi ci preoccupiamo quando ci cala l'appetito e sentiamo le nostre forze fisiche abbandonarci;

ci precipitiamo immediatamente da un medico per scoprirne la causa, e fatta la diagnosi, ricorriamo subito ad una cura che ci possa ristabilire in salute.

Nessuno di noi, penso direbbe mai: “Non ho più appetito; meglio così, perché risparmio la fatica di mangiare!”

La stessa cosa purtroppo spesso non avviene quando a venir meno è il nostro appetito spirituale; quando non sentiamo più il bisogno di ascoltare la Parola di Dio e di condividerla insieme ai nostri fratelli.

Quando ogni domenica vi riunite per celebrare il Signore, per nutrirvi della sua Parola di vita, per nutrire la vostra anima e il vostro spirito, potere dire di aver sentito “la fame spirituale” della vostra anima e del vostro spirito, e quindi vi dico che godete di una buona salute spirituale;

infatti, anche per il cibo spirituale c'è un campanello d'allarme che suona e dice al nostro cuore: “devo nutrirmi della Parola del Signore altrimenti la mia anima e il mio spirito ne subiranno un danno”, così come lo subisce il mio corpo quando non mangio il cibo materiale.

Quando questo campanello suona, ci avviciniamo alla Bibbia e la leggiamo, ci chiudiamo nella nostra cameretta e preghiamo il Signore, e soprattutto, andiamo nella nostra chiesa insieme ai nostri fratelli e là con loro partecipiamo al comune banchetto spirituale con il nostro Signore, rendendogli il culto.

Purtroppo coloro che non sentono questo campanello d'allarme il più delle volte non avvertono neanche il bisogno di cibo spirituale, segno questo che qualcosa nella loro anima e nel loro spirito non funziona a dovere.

La malattia dell'anima e dello spirito è altrettanto grave di quella del corpo, ma molti non se ne rendono conto perché le sue nefaste conseguenze non si avvertono subito, come quella del corpo.

Però questa malattia la possiamo riscontrare in tutte quelle persone che non hanno più fame della Parola di Dio, perché quando la nostra anima e il nostro spirito sono sani, ossia sono in comunione con il Signore, in noi c'è un forte desiderio di nutrirci con la sua Parola.

Quando invece non sentiamo più questa fame, vuol dire che la nostra anima e il nostro spirito sono malati, e come il corpo se malato rifiuta il pane, così l'anima malata rifiuta la Parola di Dio.

Pensate alla vostra famiglia quando vi riunite attorno al tavolo per consumare insieme la cena;

magari durante il giorno il lavoro, la scuola, gli impegni, fanno sì che i vari componenti non riescano a ritrovarsi insieme per il pasto, ma la sera, e la domenica specialmente, almeno nella mia famiglia è una tradizione riunirsi e mangiare insieme, e penso che questo valga per tutti voi.

Cosà ne è di una famiglia dove ognuno mangia da solo pur vivendo sotto lo stesso tetto?

Oppure potrà mai essere che mentre una famiglia è riunita per la cena, uno dei suoi membri mangia da solo in cucina o nella sua camera?

Questi sono comportamenti assurdi direte voi! Eppure è quello che sta succedendo nelle nostre chiese, quando si tratta di condividere il cibo spirituale, nutrimento della nostra anima e del nostro spirito!

Quei fratelli e quelle sorelle che non vanno mai in chiesa perché dicono che Dio è dappertutto;

o quelli che non frequentano il culto domenicale perché dicono che loro “pregano da soli”.

Non sono questi comportamenti simili?

La chiesa è la comunione dei credenti, e i credenti sono la famiglia di Gesù; possono mai i membri della famiglia di Gesù starsene da soli quando la loro famiglia è riunita?

No! Coloro che non vanno più in chiesa e, molto probabilmente dedicano anche poco del loro tempo a pregare il Signore, sono dei malati spirituali!

Non vuole essere un giudizio morale quello che esprimo qui ora;

finché noi continueremo a considerare “un peccato” contro Dio il non frequentare la chiesa e il culto, non potremo mai fare nulla per aiutare questi nostri fratelli e sorelle che soffrono, perché saremo portati a pensare che: “tanto Dio perdona tutti i nostri peccati, quindi...”

Allora vi chiedo: se voi vedete un vostro familiare, prima essere inappetente, e poi deperire progressivamente, come vi comportate con lui? Vi limitate forse a dire: “se non mangia è una sua libera scelta, io non mi voglio immischiare!” Oppure vi prodigate affinché consulti un medico e faccia degli esami per scoprire la causa del suo male?

Credo la risposta sia scontata!

Allora perché non fate lo stesso quando scoprite che il vostro fratello ha un male spirituale che gli ha fatto perdere l'appetito verso la Parola di Dio?!

Ritenete forse anche voi meno grave e meno importante per il vostro fratello il suo male spirituale?

Non sto parlando di persone non credenti;

sto parlando di quelle persone che voi sapete essere credenti, che conoscete bene, che siedono al vostro fianco ma che voi sapete aver bisogno di riscoprire un forte legame col Signore e con la comunità dei credenti.

Certamente ve ne saranno alcuni che per motivi di salute fisica non possono più condividere con voi il culto, e che comunque vi sono vicini con le loro preghiere, cui voi dovete essere parimenti vicini con il vostro affetto, le vostre preghiere comunitarie e anche la vostra presenza fisica con opportune visite a casa loro;

ci sono poi altre situazioni che costringono alcuni fratelli e sorelle a non poter venire in chiesa per ragioni di lavoro, o a causa di altre situazioni che di volta in volta si possono presentare a tutti noi: ospiti a pranzo la dominica, viaggi, impegni familiari o di lavoro, imprevisti e quant'altro.

Tutte cause giustificabili queste.

Ma poi ci sono anche casi in cui pur potendo frequentare la comunità, il culto domenicale, lo studio biblico, gli incontri fraterni e le agapi, si preferisce “soprassedere”, o per pigrizia, o per dare la precedenza a qualcos'altro che ci sembra più importante!

Questi dobbiamo vederli come altrettanti sintomi di malessere dell'anima e dello spirito di questi fratelli e sorelle.

Noi cosa possiamo fare allora?

Grazie a Dio, così come abbiamo un medico del corpo, ne abbiamo anche uno dell'anima; e così come chiamiamo il primo per i nostri cari quando ce n'è necessità, così dobbiamo chiamare anche il secondo quando si presentano queste situazioni di inappetenza spirituale!

Il nostro medico spirituale è in primo luogo il nostro Pastore!

È bello che il nostro pastore si preoccupi dei sani che vengono al culto la domenica, allo studio biblico, e che operano attivamente all'interno della chiesa;

è bello che lui ci aiuti a nutrire la nostra anima con la Parola di Dio;

tuttavia lui non può pensare soltanto alle pecorelle grasse e pasciute;

il suo compito deve essere prima di tutto quello di lasciare le 99 pecore grasse e pasciute al sicuro nell'ovile e andare a recuperate la centesima pecora che si è smarrita!

Fare la diagnosi del male è il primo passo per curarlo; è necessario che il vostro Pastore si rechi dai fratelli e sorelle che non frequentano più la chiesa per capire il perché, per scoprire la causa della loro inappetenza spirituale!

Dopo l'opera del Pastore, cioè la diagnosi del medico, però, occorre che ciascuno di voi credenti si faccia carico della terapia nei confronti dei malati spirituali a noi vicini.

So che non è una cosa facile da fare; se fosse facile ci avreste già provato e forse ci sareste anche riusciti. Oggi le Chiese sarebbero stracolme di credenti in adorazione del Signore.

Ma perché una cosa è difficile dobbiamo per questo rinunciare a farla in partenza?!

Se facessimo così vorrebbe dire che anche noi non abbiamo abbastanza fame della parola di Dio o non la riteniamo così fondamentale nella nostra vita.

Se vogliamo vincere il male che attanaglia le nostre chiese dobbiamo lavorate molto; dobbiamo far affidamento maggiormente sull'aiuto del nostro Signore Gesù Cristo, laddove le nostre forze ci sembrano inadeguate ed insufficienti, pregando molto, ciascuno di noi prima individualmente, e poi tutti insieme, affinché lui ci aiuti a far “tornare l'appetito spirituale” ai nostri fratelli e sorelle che sono malati.

Non ci dobbiamo arrendere, non dobbiamo essere pigri o titubanti, perché sappiamo che questa è la cosa giusta da fare: per noi, per il Signore e per la sua chiesa, ma soprattutto per loro, i nostri fratelli e sorelle che si trovano nella malattia spirituale.

Non dobbiamo scoraggiarci se non otterremo subito dei risultati eclatanti perché, ricordate la parabola della pecorella smarrita, anche un solo fratello o sorella che ritorna ad avere fame della Parola di Cristo è un risultato più che apprezzabile agli occhi del Signore.

Ora che stiamo riprendendo le nostre attività all’inizio dell’anno, mettiamo anche questa tra le nostre priorità; se ognuno di noi riuscisse a curare anche soltanto un fratello inappetente, la vostra Chiesa ritornerebbe ad essere quel luogo di gioia e comunione che oggi è soltanto sulla carta.

Preghiamo dunque il nostro Signore Gesù Cristo affinché ci guidi nel compimento dell'opera che ci attente, e lui sarà al nostro fianco e ci sosterrà anche in quest'importante missione di soccorso che tutti noi siamo chiamati a compiere. AMEN