Non è mai troppo tardi

E' possibile ascoltare la meditazione direttamente da questi link:

https://youtu.be/6ONeNngwxeY   

https://rumble.com/vcb65u-non-mai-troppo-tardi.html

 

Testo: Marco 5:21-24 ; 35-43

 

C’è un noto proverbio che recita: “finché c’è vita, c’è speranza”, ossia a tutto c’è rimedio salvo che alla morte, poiché la morte pone la parola fine ad ogni umana questione.

Questo tuttavia è ciò che pensa e dice il mondo, perché Colui che ha vinto il mondo, ha vinto pure la morte; questi è Gesù Cristo!

Davanti alla morte, dove tutto si arresta, ecco che Gesù Cristo va oltre e sconfigge la morte. Ce lo ha dimostrato in più di una occasione, l’ultima delle quali, la sua stessa risurrezione ha posto il definitivo sigillo della vita sulla morte.

Nel brano di oggi però, non si parla ancora di morte e risurrezione di Cristo, ma della morte di una ragazza di dodici anni, di cui non conosciamo nemmeno il nome, e tuttavia l’Evangelista Marco ci riporta la sua storia: quando la sua vita era giunta al termine, incontrò però Gesù, e Lui sconfisse la morte, condanna umana a causa del peccato, e di fronte alla meraviglia e all’incredulità di tutti, le ridiede la vita.

Il padre della ragazza aveva cercato Gesù, con la speranza che Lui potesse guarire la giovane, ossia evitare che lei morisse; aveva probabilmente sentito di Gesù che guariva molti malati, e forse lui stesso era stato testimone di qualche guarigione operata da Gesù, quindi è naturale che l’amore di un padre si aggrappi alla speranza e si rivolga a Colui che poteva guarire la figlia.

Certo la fede del padre era tutta riposta nel preservare in vita la figlia gravemente malata: “La mia bambina sta morendo. Vieni a posare le mani su di lei, affinché sia salva e viva”;

noi al suo posto ci saremmo comportati allo stesso modo, però ecco che la folla frena Gesù, che si attarda a guarire altri malati sul suo cammino, fino a quando un servo della casa del padre della ragazza, arriva per dare il triste annuncio: “Tua figlia è morta; perché incomodare ancora il Maestro?”.

Il dolore si somma alla rassegnazione; con la morte tutte le speranze svaniscono e quindi anche la presenza di Gesù a questo punto, diventa inutile;

questo secondo la logica umana, ovviamente, ma anche la logica di quei credenti che sperano in Gesù soltanto per questa vita soltanto, quando le cose tutto sommato vanno secondo i canoni consueti, ossia quando non occorre davvero avere fede perché qualcosa accada, giacché quello che deve accadere accadrà anche senza l’intervento straordinario di Dio.

La stessa reazione la troviamo anche nella folla che fa cordoglio a casa del padre della ragazza, che ormai dà la morte per definitiva e quindi rinuncia ad ogni speranza.

Questa però non è la reazione di Gesù, ovvero non è la reazione che Gesù si aspetta da chi veramente ha fede in Dio e ripone in lui la sua vita, presente e futura.

Di fronte alla parola “fine” pronunciata o pensata da tutti i presenti, Gesù ne pronuncia un’altra: “Non temere; soltanto continua ad aver fede!” e questa è anche la parola che Lui si aspetta che noi pronunciamo davanti ad ogni ostacolo che troviamo sul nostro cammino di figli di Dio, sia pure davanti quello più duro e arduo, ossia la morte!

Gesù porta con sé soltanto tre dei suoi discepoli e si chiude in casa con il padre e la madre della ragazza, dopo aver allontanato tutti gli altri;

se infatti la morte è uno spettacolo che fin dai tempi antichi veniva offerto al popolo da ogni governante che voleva così dimostrare il suo potere su di essa, ossia il potere di “dare la morte”, per contro, la risurrezione è qualcosa che Gesù, ovvero Dio vuole tenere al riparo da sguardi indiscreti, senza che essa divenga uno spettacolo da gettare in pasto alla gente incredula, come le perle che non devono essere date ai porci, come la stessa risurrezione di Cristo, che avviene nella notte senza nessun testimone.

Gesù ridonò la vita alla ragazza, davanti agli sguardi stupiti dei pochi intimi presenti, che sono però redarguiti da Gesù affinché non diffondano la cosa.

Questa riservatezza di Gesù dopo aver compiuto dei segni prodigiosi potrebbe anche sembrarci incomprensibile a noi che viviamo in un mondo che spettacolarizza tutto, ma non è così per coloro che accolgono questi segni per fede, poiché è proprio la fede riposta in Dio che permette ad ogni cosa di realizzarsi, anche quelle più impossibili secondo la ragione umana.

Con la fede ogni cosa diventa possibile, anche il ritorno dalla morte, e questo ci fa dire che se crediamo nel Signore non è mai troppo tardi per qualsiasi cosa non chiediamo, ossia anche di fronte a situazioni oggettivamente impossibili, la fede le rende possibili.

Quante volte noi ci lasciamo trascinare e vincere dallo sconforto di fronte ad una situazione che riteniamo irrimediabile? Si certe situazioni sono “umanamente irrimediabili”, ma per il Signore, non è mai troppo tardi per agire, perché per chi ha fede in Lui nulla è impossibile.

Ora quante volte si fa strada nella nostra mente quella voce che dice anche a noi: Perché continuare a pregare o a sperare in Dio? Ormai è troppo tardi!

È proprio quando sembra non esserci più soluzione e speranza, quando ormai abbiamo perso le forze, quando siamo scoraggiati, che andando al Signore, scopriamo che per Lui non è mai troppo tardi, se soltanto però continuiamo a sperare in Lui, a confidare nel Signore con la certezza che nulla è impossibile a Lui.

L’esortazione che ancora Gesù ci fa quando siamo in difficoltà è di non temere, di non aver paura, di non farci vincere dallo sconforto, ma confidare sempre nel Suo potente intervento, sapendo che ogni cosa è possibile a chi crede, anche quando le circostanze ci farebbero dire che è troppo tardi. Per chi confida nel Signore non è mai troppo tardi! AMEN