Ogni giorno basta a sé stesso

Testi: Esodo 16:1-30,  Matteo 6: 25-34

 

Immaginate d'essere seduti al tavolo di un ristorante, dove una dopo l'altra vi vengono servite cinque o sei portate, ed immaginate di mangiarne a sazietà; a questo punto potrete dire di non aver più bisogno di cibo.

Se vi fossero servite altre “quaranta portate”, non sapreste proprio che farvene; esse sarebbero inutili, non e vero? Anzi, sarebbero proprio dannose, perché, mangiandole, stareste male.

Il nostro corpo, infatti, necessita di cibo in una quantità adeguata al suo fabbisogno, e sia il mangiare in modo insufficiente, sia in modo eccessivo, causano dei problemi al nostro organismo.

Questo, cari fratelli in Cristo, lo sappiamo molto bene e ovviamente lo sa bene il nostro Padre celeste che ci ha creati.

Infatti nel brano di Esodo proposto oggi, è scritto: “Ognuno ne raccolga quanto gli basta per il suo nutrimento: un omer a testa...” e ancora “...chi ne aveva raccolto molto non ne ebbe in eccesso; e chi ne aveva raccolto poco non gliene mancava ...” perché Dio Padre conosce ciò di cui abbiamo bisogno e ce ne fa dono affinché nessuno dei suoi figli manchi di qualcosa.

Questo è avvenuto già ai tempi di Mosè, quando il Popolo Eletto era in marcia verso la terra promessa;

e poi la stessa promessa è stata ripetuta, confermata ed estesa, da Gesù Cristo ai suoi discepoli, e a tutti coloro che avrebbero creduto in Lui nei secoli a venire, come è scritto nel brano di Matteo: “non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete o di che cosa berrete ...perché il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose”.

Se una persona volesse prendere il treno per andare a fare un viaggio di piacere in una qualunque località, dovrebbe necessariamente comprare un biglietto con i propri soldi;

ma se lo stesso viaggio fosse per lavoro, il costo del biglietto del treno non sarebbe più a carico di quella persona, bensì della ditta per cui lavora, come sanno bene tutti coloro che sono, o sono stati dei dipendenti, perché quando un dipendente viaggia per lavoro, sa bene che sarà la sua ditta a pagare il costo del viaggio, nonché quello del vitto e dell'alloggio, quando questi si rendono necessari.

Ora gli Israeliti in marcia nel deserto, ai tempi di Mosè, non stavano facendo un viaggio di piacere, né tanto meno andavano di loro iniziativa verso la terra promessa, ma lo facevano perché ubbidivano ad un preciso comando di Dio.

È quindi ovvio che Dio provvedesse loro il necessario per mangiare e bere, nonché tutto il resto di cui avevano bisogno: (Deut.29:4) “Io vi ho condotti quarant'anni nel deserto; le vostre vesti non vi si sono logorate addosso, né i vostri calzari vi si sono logorati ai piedi”.

La stessa cosa accade ai discepoli del Signore, mandati attraverso i secoli ad annunciare il suo Evangelo: “andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura...” (Mc 16.15); e il Signore provvede per loro tutto il necessario, ci spiega l'Apostolo Paolo (1° Co 9:14) “...coloro che annunziano il vangelo vivano del vangelo…”, e questo non vale soltanto per il cd. “clero” com'è erroneamente inteso (in senso restrittivo) dai fratelli cattolici, ma per tutti i credenti che annunciano la Parola di Dio, secondo il principio del “sacerdozio universale”, che noi evangelici proclamiamo e in cui ci riconosciamo.

Dio Padre e il nostro Signore Gesù Cristo, che noi serviamo, e da cui dipendiamo, non fanno mancare nulla neanche a noi, discepoli e credenti d'oggi;

Dio Padre vuole che ciascuno di noi abbia tutto ciò di cui ha bisogno per vivere ed operare in maniera ottimale.

Il Signore vuole che ai suoi discepoli non manchi nulla, e provvede con generosità affinché tutti abbiamo quanto loro necessario, o se preferiamo paga loro sia il biglietto del treno, sia il vitto, sia l'alloggio, quando sono in missione per conto suo!

Nonostante questo però, già ai tempi di Mosè c'era chi mormorava contro il Signore;

c'era chi non aveva fiducia in Lui, chi dubitava della sua capacità di assicurare il necessario al suo Popolo;

c'era chi metteva in dubbio il suo intervento, o addirittura la sua stessa presenza in mezzo al Popolo.

E la percentuale di questi “mormoratori” non era poi tanto piccola, giacché la Scrittura dice che:” ...tutta la comunità mormorò…”;

nonostante i potenti segni che il Signore aveva fatto davanti ai loro occhi, essi ancora dubitavano, presi com'erano dalla loro paura, o forse per la loro mancanza di fede.

Pochezze che l'uomo si porta dentro in ogni tempo, poiché gli stessi dubbi e le stesse paure le hanno avute i credenti di tutte le epoche successive, anche dopo la venuta del nostro Signore Gesù Cristo.

Benché Dio abbia promesso loro di rimanere sempre con il suo Popolo Eletto, e di provvedere per ogni cosa, in cambio della loro fedeltà, promessa confermata con l'invio della Manna dal cielo per il loro nutrimento presente e futuro, il popolo continuava a mormorare, mettendo in dubbio la parola di Dio.

Infatti, con riguardo alla manna, la scrittura ci dice che: “Mosè disse loro: «Nessuno ne conservi fino a domattina». Ma alcuni non ubbidirono a Mosè e ne conservarono fino all'indomani. Quello imputridì e fu infestato dai vermi”

E ancora dopo l'ammonimento del Signore che ci dice: “Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano” (Mt 6:19), ci sono persone che dubitano della sua Parola e preferiscono fare affidamento sui beni del mondo, piuttosto che sulla promessa di Dio, mettendo così, ancora una volta, in dubbio la Parola di Dio!

Perché dobbiamo continuare a dubitare della parola del Signore?

Non è forse sempre la stessa promessa che il Signore ha fatto fin dall'inizio?

È tale promessa non è sempre stata da Lui adempiuta, tutte le volte che noi abbiamo avuto fede in Lui?

Gli israeliti non hanno forse raccolto manna a sufficienza ogni giorno, e non si sono nutriti con essa fino a quando non hanno raggiunto la terra promessa?

Non ha forse provveduto il Signore, affinché ognuno ne avesse quanto bastava per il proprio nutrimento?

E poi non ha forse detto il Signore che si sarebbe preso cura dei suoi discepoli e avrebbe soddisfatto tutti i loro bisogni se essi avessero compiuto la loro missione secondo gli insegnamenti ricevuti?

Allora perché prima alcuni tra gli israeliti sentirono il bisogno di raccogliere più manna di quanto non avessero bisogno per il loro nutrimento giornaliero, lasciando che i vermi la corrompessero?!

Perché poi molti di coloro che si dichiarano “discepoli del Signore” continuano a preoccuparsi del cibo e del vestito, piuttosto di ricercare prima il regno di Dio con tutto il loro cuore?

Ci cono ancora dubbi sulla potenza di Dio che opera tra i suoi figli?!

A quanto pare sì, ce ne sono, e non pochi, purtroppo!

Qualcuno oggi arriva persino ad accusare Dio d'essere ingiusto a causa delle ingiustizie che ci sono sulla terra;

ma è veramente Dio ad essere ingiusto? Non è forse l'uomo che dubita della parola di Dio e non la mette in pratica, ad essere la fonte delle ingiustizie sulla terra?

Com'è vero che Dio vuole che tutti i suoi figli abbiano con pienezza tutte le cose di cui necessitano, è altresì vero che Lui non vuole che gli uomini prendano più di quanto sia loro necessario per l'oggi, perché il domani non è nelle mani degli uomini, ma in quelle di Dio, che provvederà al loro bisogno in base alla sua promessa: “Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di sé stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno.”

Ognuno di noi si deve saziare alla tavola del Signore e nessuno si deve alzare affamato dalla sua tavola; ma allo stesso tempo nessuno di noi deve prendere più di quanto gli sia necessario.

Ora la scrittura non dice se la manna mandata dal cielo era più di quanto non fosse stato necessario per il nutrimento di tutto il Popolo, ma certo essa bastava per ogni giorno, e il gesto compiuto da alcuni di prendere più del loro necessario era, sia un peccato contro Dio, perché metteva in dubbio la sua promessa di mandarne ancora per la necessità del giorno successivo, sia un'ingiustizia nei confronti degli altri uomini, perché colui che prendeva di più sottraeva ad altri, e benché Dio riequilibrasse le cose, affinché nessuno avesse meno o più degli altri, nondimeno tale gesto indicava  l'avidità e l'egoismo di alcuni, che preferivano accumulare per loro il superfluo anche quando ciò avrebbe potuto far mancare il necessario agli altri loro fratelli.

Questo è uno dei peccati più odiosi che l'uomo commette regolarmente contro i suoi fratelli da quando abita la terra;

questo è il peccato che più facilmente ci allontana dal servizio di Dio, perché come ci ha detto il Signore: “Nessuno può servire due padroni; perché o odierà l'uno e amerà l'altro, o avrà riguardo per l'uno e disprezzo per l'altro. Voi non potete servire Dio e Mammona...” (Mt 6:24)

Spesso chi accumula per il domani, quelli che dicono di risparmiare “perché non si sa mai”, sono coloro che, per il loro futuro, preferiscono far affidamento sul denaro, ossia su Mammona,  piuttosto di abbandonarsi nelle mani di Dio, e purtroppo ci sono molte le persone che si comportano così; persone che facilmente mormorano contro Dio a causa delle difficoltà dell'oggi, ma, senza avere un reale bisogno in vista, esorcizzano la loro paura del domani con i soldi accumulati nelle banche, piuttosto di confidare nella Parola di Dio e nella sua promessa: “Basta a ciascun giorno il suo affanno ...”

Dicendo questo non voglio essere frainteso, non è un'invettiva contro il risparmio la mia; il Signore infatti non si è certo espresso contro il risparmio, bensì ha ammonito l'uomo per la mancanza di fede nella sua promessa.

Il Signore sa bene che noi abbiamo dei bisogni, alcuni dei quali dobbiamo soddisfarli giornalmente, mentre altri si presentano a distanza di mesi o addirittura anni;

così agli israeliti nel deserto circa la manna è stato altresì detto: “...Ma il sesto giorno, quando prepareranno quello che hanno portato a casa, dovrà essere il doppio di quello che raccolgono ogni altro giorno...”. Questo sta pure a significare che noi dobbiamo ragionevolmente preoccuparci dei nostri bisogni anche se essi si manifesteranno a distanza di qualche tempo, senza per questo farci cogliere impreparati quando si presentano.

Allora, ciò che ci insegna questo passo della scrittura, cari fratelli in Cristo. è che noi dobbiamo, prima di tutto il resto, e in ogni momento della nostra vita, avere fede nel nostro Signore Gesù Cristo, invece di continuare a dubitare della sua promessa, ogniqualvolta ci si prospetta una qualunque difficoltà.

Troppo spesso ci rivolgiamo al nostro Signore come all'ultima spiaggia, dopo aver inutilmente tentato tutte le altre vie “umanamente possibili”, per venire a capo a delle situazioni che invece avrebbero fin da subito potuto risolversi positivamente, se solo avessimo confidato prima nel nostro Signore Gesù Cristo mediane la preghiera.

Le ricchezze sono un esempio molto significativo perché, specie nel nostro tempo, tutto sembra misurarsi in termini di denaro, o come ci dice la scrittura, “tutto sembra essere al servizio di Mammona”.

La società presente è più che mai schiava del denaro; esso è l'idolo che ha preso il posto di Dio nel cuore degli uomini, anche di molti credenti purtroppo, a volte in modi e forme molto subdole, tanto da far sembrare lo stile di vita consumistico, proposto dal mondo occidentale, non soltanto accettabile, ma addirittura “buono e desiderabile” per un credente, quando invece esso è molto lontano da quello che ci insegna l'Evangelo.

Tutto questo, purtroppo, ci allontana sempre di più dal servizio verso il Signore, e come conseguenza ne abbiamo un peggioramento delle nostre condizioni di vita, perché ciò che potremmo ottenere gratuitamente mediante le benedizioni della fede, come ci dice il profeta Isaia (55:1-2) “O voi tutti che siete assetati, venite alle acque; voi che non avete denaro, venite, comprate e mangiate! Venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte! Perché spendere denaro per ciò che non è pane e il frutto delle vostre fatiche per ciò che non sazia?”; tutto questo, non lo potremo mai avere pagandolo con del denaro, per quanto ci sforziamo di lavorare, di fare carriera, di guadagnare di più, di risparmiare ed accumulare ricchezze per il futuro.

La scrittura ci dice chiaramente che ciò di cui abbiamo realmente bisogno ci viene direttamente da Dio, gratuitamente, ogni giorno della nostra vita che noi passiamo servendolo e adempiendo alla missione che Lui ci ha affidato;

tutto quello che possiamo acquistare con “il denaro del mondo” non è il necessario, bensì il superfluo, e come tale non solo è inutile, è divorato dai vermi, e non ci giova a nulla, ma anzi, spesse volte il nostro superfluo diventa cagione di mancanza per gli altri fratelli e sorelle perché è ottenuto a spese del loro necessario!

Riflettiamo bene su questo perché ogni volta che ci innamoriamo di cose superflue commettiamo un grande peccato verso Dio, facendolo bugiardo di fronte alla sua promessa di darci tutto il necessario, e al contempo commettiamo un grande peccato verso i nostri fratelli privandoli del necessario che Dio aveva destinato loro!

Impariamo dunque a confidare nel nostro Signore Gesù Cristo prima di tutto il resto, perché egli si prende cura di noi in tutto, anche nelle cose materiali.

Se soltanto noi adempiamo alla missione che Lui ci ha affidato, come ci ha promesso, Lui allontanerà da noi ogni affanno per il domani e ci darà la piena certezza come ce la dà oggi e sempre. AMEN