Ogni giorno basta a sé stesso
Testi: Isaia 55:3-9; 2° Cronache 15:1-15
“Cercate il Signore mentre lo si può trovare” ci dice il profeta Isaia; non è mai troppo tardi per convertirsi dai propri peccati, per ritornare al Signore, perché Lui non si stanca mai, né di perdonare, né di perdonarci.
Il Signore è con noi quando noi siamo con Lui; se lo cerchiamo Lui si farà trovare, ma se lo abbandoniamo, anche Lui ci abbandonerà, fino a quando noi non torneremo a cercarlo.
Il re Asa regnava su Giuda in un periodo travagliato, in un tempo dove la pace era soltanto una speranza lontana;
il paese era circondato come sempre da molti nemici e, come se ciò non bastasse, la minaccia questa volta veniva persino dal regno d'Israele, ossia dall'altra metà del popolo di Dio, che si era separato da Giuda a causa di dispute interne ai tempi del re Roboamo, il figlio di Salomone.
Con queste condizioni, all'interno del paese regnavano sconforto e confusione; una parte del popolo si era sviata e ora adorava déi stranieri, mentre tra le nazioni vicine vi era grande agitazione perché si temevano vicendevolmente. Sarebbe bastata una scintilla per far scoppiare un'altra guerra, l'ennesima invasione, cui avrebbero fatto seguito l'inevitabile massacro di donne e bambini, e la resa in schiavitù del popolo soccombente.
Il popolo di Giuda si sentiva come una barca senza timoniere in mezzo ad un mare in tempesta; sbattuta dalle onde, rischiava in ogni istante di naufragare.
Voi sapete che la disperazione non tarda ad arrivare quando ci si trova in una situazione simile.
Sembrava che l'inevitabile fosse ormai dietro l'angolo, quando la voce del Signore si fece udire, per bocca del profeta Azaria: “Il Signore è con voi, quando voi siete con lui; se lo cercate, egli si farà trovare da voi”.
Un messaggio di speranza, un annuncio che riporta la gioia nel cuore affranto del popolo;
ma anche un messaggio di ammonimento: “ma, se lo abbandonate, egli vi abbandonerà”;
seguito da una constatazione amara: “per lungo tempo Israele è stato senza vero Dio, senza sacerdote che lo istruisse, e senza legge”.
Sì, Azaria mette Giuda di fronte alle sue colpe, indica senza giri di parole le cause che hanno portato alla condizione disperata in cui versa ora il Popolo Eletto.
Prima fra tutte, l'allontanamento dal vero ed unico Dio, per seguire i falsi déi dei popoli vicini, e questo perché i sacerdoti, costituiti secondo la sua volontà, avevano cessato d'adempiere al loro incarico nel modo prescritto dalla Legge; e quindi anche la Legge, non più osservata dal popolo, era venuta meno.
Dio sembra aver abbandonato il suo popolo, ma non è così; Lui conosce tutte le loro debolezze e, benché lo abbia lasciato vagare lungamente su delle strade errate, che lo hanno portano fin sull'orlo della disperazione, non lo ha abbandonato definitivamente.
Così per bocca di Azaria il Signore annuncia il suo perdono: “ma nella sua angoscia egli si è convertito al Signore, Dio d'Israele, l'ha cercato, ed egli si è lasciato trovare da lui”, e lo esorta ad essere forte e a non disperare, ma a tornare a cercare il Signore perché per questo riceverà la sua ricompensa.
Quello che succede dopo è meraviglioso; il cuore del re Asa si apre come investito da un vento di speranza. Lo Spirito del Signore è sopra di lui, la sua fede viene fortificata e il suo zelo per il Signore si accende, ritrova la sicurezza che era venuta meno, perché logorata dal dubbio, dall'angoscia e dalla disperazione per essere stato lontano da Dio, e si mette subito all'opera per ristabilire il vero culto del Signore in tutto il regno di Giuda.
Gli altari ai falsi déi sono abbattuti, gli abomini vengono fatti sparire, e l'altare del Signore è ristabilito con fermezza!
Questi non sono semplici atti formali, come potrebbe pensare qualcuno, vale a dire atti compiuti da un'autorità per mezzo d'una legge; no!
Quanto ci viene descritto nella Scrittura ha la forza e l'intensità di una vera e propria conversione.
La stessa forza ed intensità che prova un peccatore quando trova il Signore e lo accetta con tutto il suo cuore come il suo personale salvatore.
E questo lo possiamo comprendere ancora meglio dalle parole che seguono; Asa raduna a Gerusalemme tutto il popolo che viveva nei territori di Giuda, compresi quegli israeliti non appartenenti alle tribù di Giuda e Beniamino, che però erano accorsi a lui anche da altre parti d'Israele non appena si erano accorti che il Signore era con Asa.
Per questo ci potremmo anche meravigliare perché in fondo Israele era in guerra con Giuda, eppure molti israeliti lasciano le loro terre per andare nel regno di Giuda, perché chiamati dal Signore, e attirati dalla sua presenza in mezzo al suo popolo, e questo fatto dovrebbe farci riflettere cari fratelli in Cristo!
Ma ancora più dovremmo riflettere su quello che poi succede a Gerusalemme. Qui tutto il popolo con il re Asa in testa, dopo aver fatto un grande sacrificio con animali, secondo quanto prevedeva allora la Legge di Mosè, fanno qualcosa di ancora più importante: “si accordarono in un patto a cercare il Signore, Dio dei loro padri, con tutto il loro cuore e con tutta l'anima loro”.
Riuscite a capire il significato di questo gesto?!
Non siamo in presenza di una riunione formale dove il re, a nome di tutto il popolo “dichiara di voler osservare la Legge di Mosè e ritornare così all'osservanza del culto al Dio di Abraamo, Isacco e Giacobbe”, come noi siamo portati a vedere gli antichi israeliti, cioè come devoti osservanti della legge.
No! Il patto che Asa e tutto il popolo fanno a Gerusalemme è quello di: “cercare il Signore con tutto il loro cuore e con tutta l'anima loro!”
E questo perché alla base della Legge vi era già il grande comandamento dell'amore verso il Padre Celeste.
La fede di Asa e del popolo di Giuda non era un vuoto formalismo, bensì un patto d'amore per il Signore;
un patto che doveva venire prima di tutto il resto, così come ogni credente che accetta il Signore sa che Lui deve venire prima di tutto il resto!
Il passo che segue lo conferma: “chiunque non cercasse il Signore, Dio d'Israele, doveva essere messo a morte, grande o piccolo che fosse, uomo o donna”.
Noi oggi vediamo in queste parole la brutalità dell'antico Popolo Eletto che faceva ancora ampio uso della pena capitale, quando noi oggi la consideriamo una barbarie, ma qui dobbiamo piuttosto cogliere l'intensità della loro fede, l'intensità della loro promessa di fedeltà, che non deve essere rotta da nulla e da nessuno, al punto di mettere a morte chiunque potesse essere causa di rottura della stessa, perché la fedeltà a Dio deve venire prima di tutto il resto.
Riuscite a sentire la forza della fede che sprigiona da queste parole?
Tutto il popolo di Giuda a questo punto fa un solenne giuramento di tutto cuore, ossia tradotto in termini moderni, confessa la propria fede nell'Eterno in modo viscerale, si abbandona a Lui con tutti il cuore, senza più riserve.
Tutte le trasgressioni passate sono state perdonate, tutte le mancanze del Popolo sono state dimenticate, gli errori cancellati; siamo di fronte a quella che oggi noi potremmo chiamare una “nuova nascita”.
La scrittura infatti ci dice: “avevano cercato il Signore con grande ardore ed egli si era lasciato trovare da loro.”, e come conseguenza poi aggiunge: “E il Signore diede loro pace lungo i confini.”, perché la conversione non ha prodotto soltanto effetti spirituali, ma anche materiali. Questo il popolo ebraico lo sapeva bene; conosceva che la benedizione di Dio non era soltanto un beneficio dell'anima, ma coinvolgeva tutte le cose che Dio provvedeva al suo popolo, quando questo lo cercava con tutto il cuore.
“Cercate il Signore mentre lo si può trovare”; questo è ciò che il profeta Isaia ci invita a fare, e ciò che Giuda, con in testa il re Asa, ha fatto allora, ma soprattutto questo è ciò che dobbiamo fare noi oggi! Si oggi, cari fratelli in Cristo, proprio oggi!
Noi siamo abituati a leggere ed ascoltare questa esortazione, valida per ogni tempo, in verità, ma proprio per questo motivo ne abbiamo fatto una sorta di “aspirina” buona per tutti i mali, e quindi, di fatto, essa ha perso buona parte della sua grande efficacia!
L'esortazione invece ci viene rivolta in maniera chiara affinché noi l'ascoltiamo e la mettiamo in pratica oggi stesso, per cambiare la nostra vita.
Questa esortazione è rivolta proprio a noi che confidiamo nel Signore Gesù Cristo quale nostro signore e salvatore.
Facciamo sì che questo passo della Scrittura non rimanga soltanto delle “parole vuote”.
Tutti noi abbiamo bisogno di un “nuovo risveglio nel Signore”, non possiamo più continuare a dormire in attesa che il Signore ritorni nella sua gloria, dobbiamo cercarlo con tutto il nostro cuore, ora, mentre lo si può trovare, e Lui si lascerà trovare da noi, e ci donerà quello di cui abbiamo bisogno per vivere una vita santa in comunione con il nostro Signore Gesù Cristo! AMEN