Onora il padre e la madre

Testi. Genesi 9, 18-27       Matteo 26, 36-42

 

Oggi vi voglio invitare a meditare su uno dei dieci comandamenti che il Signore ci ha dato attraverso il suo servo Mosè.

Come accade ormai da diverso tempo, i Comandamenti di Dio sono trascurati e svuotati del loro significato; alcuni sono stati istituzionalizzati nelle leggi degli stati, altri sono stati relegati nell’ambito della coscienza individuale, altri ancora sono considerati superati dall’evolversi della società umana.

Come sapete i primi quattro comandamenti contengono precetti che riguardano il nostro comportamento nei confronti di Dio; gli altri sei invece contengono precetti che regolano i rapporti tra gli uomini.

Possiamo discutere se l’ordine dei comandamenti che Dio ci ha dato sia casuale, oppure se rivesta un preciso significato, comunque se nella Scrittura i comandamenti sono elencati secondo un ordine d’importanza, come appare logico, poiché i primi quattro comandamenti riguardano il culto all’unico Dio, non possiamo fare a meno di notare che subito dopo questi quattro comandamenti, sia messo come 5° quello che prescrive di “onorare nostro padre e nostra madre”!

Non vi sembra strano che Dio, dopo essersi presentato a noi come tale ed averci spiegato come e quando rendergli il culto, si preoccupi di dirci innanzitutto che è nostro dovere “onorare nostro padre e nostra madre” ancor prima di prescrivere a noi uomini di non uccidere o di non rubare?!

Ai nostri occhi queste cose mostrano un evidente contrasto tra quello che è l’insegnamento di Dio e, il comportamento dell’uomo della società attuale.

Proviamo a rispondere a queste due domande: cosa significa onorare il padre e la madre e perché Dio ci ha prescritto di farlo.

Sarebbe tutto più semplice se sostituissimo il verbo “onorare” con il verbo “amare”, tutto quadrerebbe alla perfezione; cosa c’è di più logico per un figlio dell’amare i propri genitori?

Se così fosse però il sesto comandamento dovrebbe essere “ama tua figlia e tuo figlio”, invece così non è!

Dio infatti, non ci prescrive di amare i nostri genitori proprio perché è una cosa ovvia, essi sono le prime persone che noi amiamo perché sono loro che conosciamo per primi e sono loro che ci seguono passo passo per tutta la loro vita;

così Dio non prescrive ai genitori di amare i propri figli perché è una cosa altrettanto ovvia che facciamo naturalmente.

Dio ci chiede di “onorare” i nostri genitori, cioè di attribuire a loro un rispetto e un riguardo tale che non è previsto nei confronti di nessun altro essere umano, anche se fosse un re o un capo di stato, e tale onore non è previsto verso i figli ma solo verso i genitori.

In tutta la Scrittura possiamo trovare centinaia di esempi di come questo comandamento viene messo in pratica.

Il profondo rispetto dei figli verso i propri genitori è una costante, a cominciare dal racconto della Genesi proposto oggi; Noè maledisse il figlio Cam per aver disonorato suo padre, e lo condannò ad essere servo dei suoi fratelli, e allo stesso modo benedisse i figli Sem e Iafet per aver onorato il loro padre, anche quando il padre possa aver tenuto un comportamento non sempre giusto e rispettabile, come accade nell’esempio di Noè che si era ubriacato fino a perdere conoscenza.

Nel quinto comandamento infatti è detto “Onora tuo padre e tua madre, affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che il Signore, il tuo Dio, ti da”. Dio associa al rispetto del quinto comandamento una benedizione, e questa benedizione è più volte confermata nella Scrittura;

così in Geremia 35 è detto: “Poiché avete ubbidito all’ordine di Gionabad, vostro padre, e avete osservato tutti i suoi precetti e avete fatto tutto quello che egli vi aveva prescritto, così parla il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: a Gionadab, figlio di Recab, non verranno mai a mancare discendenti che stiano davanti alla mia faccia”.

Il quinto comandamento è rivolto infatti solo ad una precisa categoria di persone: i figli; questo dovere di onorare è prescritto esclusivamente ai figli nei confronti dei propri genitori.

Però come possiamo constatare, tutti i comandamenti di Dio sono ben lungi dall’essere rispettati nella loro pienezza, nel senso che da quando furono dati a Mosè fino ad oggi l’uomo si è allontanato molte volte dall’insegnamento di Dio ed è vissuto nel peccato.

Se però oggi vi propongo proprio questo comandamento non è perché ciascuno di noi nella sua quotidianità ha disobbedito ad esso più che agli altri a causa della debolezza della nostra carne, ma perché la società umana di oggi, più di quella di ieri, sta disattendendo ed insegna a disattendere questo importante precetto di Dio a cui Gesù Cristo invece ha ubbidito ed insegnato ad ubbidire fino in fondo.

Il rapporto genitori figli è oggi quanto mai rivisto e riformulato, i vecchi principi proposti nella Bibbia sono fortemente messi in discussione e tacciati come retrogradi se non addirittura vessatori.

Andando indietro col pensiero a soli cinquant’anni fa, nella mia fanciullezza, ricordo una società molto diversa da quella attuale, e le persone più anziane di me ricorderanno ancora maggiori differenze nel rapporto tra genitori e figli.

Nel libro dei proverbi sta scritto: “figlio mio, osserva i precetti di tuo padre e non tralasciare gli insegnamenti di tua madre tienili sempre legati al cuore e attaccali al collo” e ancora “chi non punisce il proprio figlio, non ama il proprio figlio”.

Fino ad un recente passato i figli erano sottomessi ai genitori, ed i genitori insegnavano ai figli il timore di Dio e il rispetto degli uomini affinché anche loro, una volta diventati genitori potessero fare altrettanto con i loro figli; tutto questo senza che fosse minimamente messo in discussione l’amore reciproco tra genitori e figli.

La società antica, così come ci è descritta nella Bibbia, e quelle successive fino a 50/60 anni fa, vedevano i genitori a capo della famiglia, ciascuno nei propri ruoli, e i figli che tributavano a propri genitori l’onore che era loro dovuto come tali.

Se un genitore avesse percosso con un bastone il proprio figlio disubbidiente, avrebbe ricevuto il plauso della società; oggi lo stesso genitore nella migliore delle ipotesi sarebbe denunciato per abuso di metodi correttivi, se non addirittura messo in carcere per maltrattamenti!

Allo stesso modo se in passato un figlio avesse negato ai genitori anziani il sostegno, sarebbe stato considerato un figlio degenerato, oggi si trova del tutto normale portare i vecchi genitori all’ospizio quando non servono più, non sono più autosufficienti, o semplicemente perché non c’è più posto per loro in casa!

Allora io mi chiedo e vi chiedo: in una società che non solo fa, ma approva questi comportamenti, si onora ancora il padre e la madre?

Se nella Bibbia fosse scritto: “venera tuo figlio e tua figlia come fossero degli dei”, oggi io credo questo comandamento sarebbe pienamente rispettato, ma, purtroppo per gli uomini di questa società, Dio non richiede questo.

Lo sconvolgimento che è in corso nella nostra società presente non è la volontà di Dio ma dell’uomo.

Oggi queste parole suonano “reazionarie” agli orecchi di questo mondo, ma possiamo noi uomini decidere cosa è giusto o sbagliato, in contrasto agli insegnamenti di Dio, senza ribellarci a Dio?

Chi sono infatti i nostri genitori se non la rappresentazione terrena dell’opera di Dio Padre nostro Creatore?!

Non è casuale che “onora il padre e la madre” sia considerato da Dio il più importante di tutti i comandamenti verso l’uomo, ancora più di quello che ci dice di “non uccidere”.

La vita umana è sacra e a nessun uomo è concesso di uccidere un altro uomo senza attirarsi la condanna di Dio, ma proprio per la sacralità della vita noi siamo tenuti prima di tutto ad onorare la fonte della nostra vita terrena, cioè nostro padre e nostra madre, subito dopo aver onorato la fonte di tutta la vita, cioè Dio Padre!

Il secondo brano proposto oggi noi siamo abituati ad ascoltarlo solo durante la settimana di passione che precede la Pasqua, e forse vi sembrerà strano che ve l’abbia proposta proprio oggi a Pasqua ancora da venire, ma in effetti essa contiene il più alto esempio di cosa voglia dire “onorare il padre e la madre”, e questo esempio ce lo da Gesù Cristo.

Egli, sì figlio di Dio, ma anche uomo, si rivolge a suo padre con queste parole: “padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi” e subito dopo aggiunge “Padre mio, se non è possibile che questo calice passi oltre da me, senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà”.

Provate a meditare su queste parole, cari fratelli in Cristo.

Gesù figlio non era né costretto, né obbligato a morie in croce per l’umanità e da uomo ne ha sentito e portato tutto il peso e la sofferenza.

Poteva ribellarsi ad un padre ingiusto e spietato che lo mandava a morire in croce senza aver commesso colpa alcuna, e tutto sarebbe finito li; in fondo non fanno così i figli di oggi quando non vanno più d’accordo con i genitori che “hanno idee antiquate”?! Basta andarsene di casa no?

Ma Gesù Cristo, per nostra fortuna, non era un c.d. “figlio ribelle” che vuole la sua autonomia dai genitori perché pensa di saperla più lunga di loro, Gesù era un figlio fedele ed ha voluto onorare suo padre fino in fondo, dando, o meglio “restituendo la sua vita” a suo padre che gli e l’aveva data.

Riflettiamo allora sul significato del 5° comandamento “onora il padre e la madre”, e su quello che l’uomo sta facendo oggi, e preghiamo Dio Padre perché ci illumini e ci guidi ad essere figli perfetti come lo fu suo figlio Gesù Cristo nostro Signore. AMEN

 

 

Come in cielo anche in terra

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