Passato e futuro, ...ma il presente?

Oggi vi vorrei invitare a riflettere su quale sia, o quale dovrebbe essere, il nostro rapporto con Dio.

Il titolo che ho scelto per questa riflessione: “Passato e Futuro, … ma il presente?” è per stimolarvi a ricercare la giusta risposta, perché nella Scrittura troviamo tutte le indicazioni che sono utili per meglio rapportarci col Signore, fare la sua volontà e ricevere le infinite benedizioni che ci sono destinate quali figli di Dio.

Cominciamo a vedere cosa dice la Bibbia circa “il passato” rapporto dell’uomo con Dio:

in Genesi 2:8-9 è spiegato in sintesi quale era il progetto di Dio per l’umanità che aveva appena creato: “Dio il SIGNORE piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi pose l'uomo che aveva formato. Dio il SIGNORE fece spuntare dal suolo ogni sorta d'alberi piacevoli a vedersi e buoni per nutrirsi, tra i quali l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male”.

Un progetto che prevedeva un’esistenza umana ricca di ogni sorta di benedizioni e una vita potenzialmente eterna, giacché l’albero della vita che Dio aveva piantato nel giardino di Eden avrebbe permesso all’uomo di coglierne i frutti e quindi vivere per sempre insieme al suo Creatore.

 

L’amore di Dio verso la sua creatura umana è ben evidente dal passo di Genesi 1:27-29 dove è scritto: “Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina. Dio li benedisse; e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra, rendetevela soggetta, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra». Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che fa seme sulla superficie di tutta la terra, e ogni albero fruttifero che fa seme; questo vi servirà di nutrimento”.

 

Creati ad immagine di Dio e quindi messi in condizioni di potere dominare la Terra e tutto quanto essa contiene;

non c’è dubbio che la prima umanità, nei propositi di Dio, doveva godere di ogni benedizione e anche di un potere non indifferente poiché ogni cosa del creato era messa a sua disposizione.

Questo è appunto “il passato” nel c.d. “Paradiso Terrestre”, prima della caduta di Adamo.

Adesso però facciamo un salto molto lungo e arriviamo “nel futuro”, ossia nel tempo in cui i figli di Dio che, pentiti della loro ribellione al Padre, saranno accolti nel nuovo Paradiso, ossia nel Regno dei Cieli.

 

Ancora la Bibbia ci descrive come sarà questo nuova comunione dell’umanità redenta con Dio; in Apocalisse 21:1-4 è scritto: “Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, poiché il primo cielo e la prima terra erano scomparsi, e il mare non c'era più. E vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii una gran voce dal trono, che diceva: «Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro, essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio. Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate»”.

 

Ecco che nel Regno dei Cieli, Dio ritorna ad abitare in mezzo agli uomini come già aveva fatto nell’Eden primordiale, e allo stesso modo tutti i beni e le benedizioni di Dio saranno rimesse a disposizione dell’umanità, compreso l’albero della vita, a cui gli uomini e le donne fedeli al Signore potranno nuovamente attingere per l’eternità;

come è scritto in Apocalisse 22:1-5: “Poi mi mostrò il fiume dell'acqua della vita, limpido come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello. In mezzo alla piazza della città e sulle due rive del fiume stava l'albero della vita. Esso dà dodici raccolti all'anno, porta il suo frutto ogni mese e le foglie dell'albero sono per la guarigione delle nazioni. Non ci sarà più nulla di maledetto. Nella città vi sarà il trono di Dio e dell'Agnello; i suoi servi lo serviranno, vedranno la sua faccia e porteranno il suo nome scritto sulla fronte. Non ci sarà più notte; non avranno bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli”.

 

Allora cari fratelli in Cristo, da questi testi emerge con chiarezza quale sia il progetto di Dio per l’umanità, che in buona sostanza non è mai mutato, poiché il giardino di Eden e i Nuovi cieli e la nuova terra sono di fatto due luoghi, e due condizioni, equivalenti, dove gli uomini e Dio convivono fianco a fianco;

ma soprattutto da questi testi emerge l’infinito amore che il Signore Dio, nostro creatore, ha per noi suoi figli, amore che non è mai venuto meno nel tempo, nonostante la nostra ribellione, al punto di aver persino sacrificato suo Figlio Gesù Cristo pur di riportarci a Lui, dopo che noi ci siamo allontanati da Lui con le nostre trasgressioni.

 

Ora però tra il passato e il futuro, c’è il presente, ossia il tempo in cui stiamo vivendo noi, un tempo di separazione materiale tra Dio e gli uomini, se si eccettua la breve presenza di Cristo sulla terra;

un tempo di prova, di lotta, di speranza, ma anche di sofferenza perché l’avversario di Dio ha ancora il potere di insidiare l’uomo e tentarlo con ogni mezzo per cercare di farlo deviare dall’amore di Dio.

In queste condizioni non sono pochi gli uomini e le donne che “rinunciano” alla prospettiva futura di vivere alla presenza di Dio per l’eternità, per vivere qui ed ora “una vita al meno peggio”, per quanto breve e piena di difficoltà.

 

Ora la domanda che vi pongo, e che idealmente pongo a tutti è: “ma è davvero così che devono andare le cose?” ossia “è davvero inevitabile che dobbiamo soffrire una vita di difficoltà e stenti, oppure l’amore di Dio verso di noi, sue creature amate e figli diletti, può evitarci tutto questo”?

 

La sensazione che molti hanno, anche persone che si dichiarano credenti, è che fino a quando noi rimarremo su questa terra, in questa vita, dovremo per forza soffrire perché il Signore ci sta mettendo alla prova con difficoltà per testare e fortificare la nostra fede e fedeltà verso di lui, ossia per provare di essere pronti ad entrare nel Regno dei Cieli con il nostro Signore Gesù Cristo.

 

Questo è vero, ma solo fino ad un certo punto, perché se è vero che noi non siamo più materialmente nel giardino di Eden e non siamo ancora nel Regno Celeste, e quindi subiamo gli attacchi del Male che ha buon gioco su di noi quando ci lasciamo da lui sedurre, è altrettanto vero che l’amore di Dio per noi non viene meno neanche “nel presente” e con esso neppure le sue benedizioni.

Oggi le benedizioni di Dio sono sì condizionate, e non illimitate come saranno nei cieli, ma sono comunque “accessibili per fede” da parte di ognuno di noi, proprio perché l’amore di Dio per noi non viene meno per il fatto che in questo tempo noi siamo ancora peregrini su questa terra dove domina il principe di questo mondo.

 

Dio non ha mai cessato di benedire i suoi figli durante tutto questo periodo che va dalla cacciata da Eden al completamento del Regno Celeste, e la Scrittura ce ne dà ampia testimonianza;

 

in Esodo 23:25, con riguardo al Popolo d’Israele, è scritto: “Servirete il SIGNORE, il vostro Dio, ed egli benedirà il tuo pane e la tua acqua; io allontanerò la malattia di mezzo a te”;  

e ancora in Deuteronomio 11:14 è detto: “io darò al vostro paese la pioggia nella stagione giusta: la pioggia d'autunno e di primavera, perché tu possa raccogliere il tuo grano, il tuo vino e il tuo olio”.

 

Le promesse di Dio per il Popolo Santo erano quanto mai vere e potenti, a condizione, ovviamente, che Israele si mantenesse a Lui fedele, e non piegasse il ginocchio alle altre divinità dei popoli pagani.

Ma questo valeva e vale non solo per un popolo, ma per ogni uomo o donna che serve il Signore con tutto il suo cuore, e si pone al suo servizio senza esclusione, e non occorre arrivare nel Regno dei Cieli per godere di ogni tipo di benedizione da parte di Dio, come dimostra il passo di 1Re 3:13, dove re Salomone, che si umilia davanti a Dio, viene innalzato sopra ogni altro re della terra: “Oltre a questo io ti do quello che non mi hai domandato: ricchezze e gloria; tanto che non vi sarà durante tutta la tua vita nessun re che possa esserti paragonato”.

 

I problemi invece li abbiamo quando ci allontaniamo da Dio per fare di testa nostra, convinti di potere fare meglio da soli che non mettendoci nelle mani del Signore;

così il Signore, davanti a questo nostro comportamento insensato, ci dice (Salmo 81:16) “Io nutrirei Israele con fior di frumento e lo sazierei di miele che stilla dalla roccia»” e nel (Salmo 127:2) è detto ancora: “Invano vi alzate di buon mattino e tardi andate a riposare e mangiate pane tribolato; egli dà altrettanto a quelli che ama, mentre essi dormono”.

 

Ma davvero tanti sono i richiami di Dio presenti nella Scrittura davanti alle nostre follie di ribelli al suo amore che agiscono insensatamente: il (Salmo 127:1) ne prende tristemente atto: “Se il SIGNORE non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori; se il SIGNORE non protegge la città, invano vegliano le guardie”.

 

Questo dovrebbe farci capire che le sofferenze del presente sono dovute al fatto che ci siamo ribellati a Dio e ci ostiniamo a voltargli le spalle, a voler fare da soli e a non voler condividere con Lui la nostra vita;

per contro, ogniqualvolta noi accettiamo di metterlo al centro della nostra vita, le sue benedizioni scendono su di noi già nel presente, senza dover aspettare il pieno compimento del Regno dei Cieli, ma soltanto per opera dello Spirito Santo che agisce su di noi e in noi.

 

Così in Malachia 3:10 è detto: “Portate tutte le decime alla casa del tesoro, perché ci sia cibo nella mia casa; poi mettetemi alla prova in questo», dice il Signore degli eserciti; «vedrete se io non vi aprirò le cateratte del cielo e non riverserò su di voi tanta benedizione che non vi sia più dove riporla”.

 

Purtroppo, visto il perdurare del comportamento insensato degli uomini, Dio Padre ha mandato a noi suo Figlio per riscattarci dal peccato di ribellione.

Quando Gesù Cristo è sceso in mezzo agli uomini, invero, ha trovato una situazione molto simile a quella che vediamo attorno a noi oggi: formalmente anche allora c’erano i rappresentanti delle istituzioni religiose e le persone che si dichiaravano credenti nell’unico dio, ma i loro cuori erano volti altrove, come lo sono quelli di molti credenti di oggi, e quindi le benedizioni di Dio non potevano agire in loro favore perché il loro amore verso Dio era debole e la loro fede davvero troppo scarsa, se non inesistente, affinché potesse agire, così Gesù, vedendo come tutte le loro preoccupazioni erano rivolte a questa vita, piuttosto che alla ricerca del Signore, dichiarò ancora una volta (Matteo 6:25-33): “«Perciò vi dico: non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete o di che cosa berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento, e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro? E chi di voi può con la sua preoccupazione aggiungere un'ora sola alla durata della sua vita? E perché siete così ansiosi per il vestire? Osservate come crescono i gigli della campagna: essi non faticano e non filano; eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, fu vestito come uno di loro. Ora se Dio veste in questa maniera l'erba dei campi che oggi è, e domani è gettata nel forno, non farà molto di più per voi, o gente di poca fede? Non siate dunque in ansia, dicendo: "Che mangeremo? Che berremo? Di che ci vestiremo?" Perché sono i pagani che ricercano

tutte queste cose; ma il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose. Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più. Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno”.

 

Poi ancora Gesù rassicurò i suoi discepoli circa le sempre presenti benedizioni di Dio ribadendo in modo inequivocabile in Matteo 21:22: “Tutte le cose che domanderete in preghiera, se avete fede, le otterrete»”.

 

Più di così cosa doveva dire il Signore per convincerci del suo immenso amore verso di noi?

 

Allora cari fratelli e sorelle in Cristo, alla luce della Scrittura non ci devono essere più dubbi sul fatto che l’amore di Dio Padre per noi è immutabile ed eterno, com’è immutabile ed eterno Dio e il suo progetto per noi, e che se nel tempo presente noi non riusciamo più come in Eden, o ancora, come nel Regno dei Cieli, a godere a pieno e senza condizioni delle infinite benedizioni che il Signore ha preparato per noi, non è a causa del mancato amore di Dio ma a causa della nostra testardaggine nel non volerci affidare a Lui totalmente, già qui ed ora nella vita presente, per ricevere quale acconto ciò che ci è stato destinato fin dall’inizio quali figli di Dio.

 

Consapevoli di questo, non esitiamo a chiedere al Signore ogni benedizione promessa nella Scrittura, avendo fede in Lui di ottenerla secondo la Sua volontà e vedremo giorno dopo giorno come già la nostra vita presente si rispecchierà nel regno celeste, in attesa di essere con Lui nei cieli per godere la piena comunione, non solo spirituale ma anche materiale, con il nostro Creatore. AMEN