Pentecoste: Dio parte dell'umanità

esti: Atti 2:1-12

 

La Pentecoste è uno dei momenti centrali della fede cristiana, insieme al Natale e alla Pasqua; questi tre momenti, possiamo dire che sono le pietre miliari della fede cristiana.

Natale, rappresenta il Dio che nasce come uomo, un evento straordinario in tutti i sensi;

Pasqua, rappresenta il Dio che muore e risorge, un altro evento senza precedenti nella storia dell'umanità;

Pentecoste, rappresenta il Dio che diventa parte dell'umanità e la trasforma in modo completo ed irreversibile.

Eppure, se il Natale è diventata la festa cristiana per eccellenza, lo dobbiamo al fatto che, nella sua dimensione divina, assume la forma molto umana di una nascita, una semplice nascita come tante altre, e questo ce l'ha reso facilmente comprensibile, condivisibile, direi quasi naturale.

Già la Pasqua ci crea qualche problema in più;

un Dio che muore è un evento decisamente insolito, un Dio che risorge, è una cosa tutto sommato possibile;

un uomo che muore è la normalità, un uomo che risorge, di siuro questo è decisamente fuori dalla norma! Se mettiamo queste quattro cose insieme, poiché Cristo era vero Dio e vero Uomo, la cosa ci appare non impossibile, ma per lo meno un po' insolita.

Ecco allora che la Pasqua, pur essendo l'unico vero evento cristiano che il Signore ci ha chiesto di ricordare, la mettiamo un po' in secondo piano rispetto al Natale, limitandoci a pensare che un giorno tutta l'umanità risorgerà e che quindi la prematura risurrezione di Gesù Cristo è soltanto “l'eccezione che conferma la regola”: fino all'ultimo giorno nessun uomo più risorgerà, possiamo stare tranquilli che il nostro umano sistema di valori e di tradizioni è salvo fino ad allora!

Poi però arriva la Pentecoste; questa sì che è un bel problema!

Non ci voleva proprio questo evento;

va bene un Dio che nasce e poi muore e poi risorge e poi se ne ritorna da dove è venuto con una bella “ascensione al cielo”;

un Dio che quindi ci lascia in pace, che lascia l'umanità libera di fare quello che faceva prima, o se preferiamo lascia i suoi discepoli, veri o presunti che siano, a fare quello che ritengono giusto fare, sempre nel suo nome, ma senza mai intromettersi più di tanto;

insomma un Dio che ci lascia fare ciò che vogliamo, ci sta bene, uno che invece si vuole intromettere giorno dopo giorno nella nostra vita, nei nostri affari, e che addirittura “pretende di diventare parte dell'umanità, trasformandola in qualcosa di nuovo”, quello proprio non ci piace!

Anzi, rifiutiamo pure l'idea di un dio simile: un tale dio se ne resti in cielo dove è il re assoluto, dopo la sua breve parentesi terrena, e lasci agli uomini il governo della terra, sia pure in suo nome, se proprio ci tiene, ma la cosa si fermi lì!

Ecco che la Pentecoste, da “momento centrale” della fede cristiana, è stata declassata a momento di secondaria importanza, ad evento quasi bizzarro, anacronistico, poco più che fantasioso, quasi fosse un aneddoto divertente che descrive ciò che accadde ai primi Apostoli, con quelle strane fiamme che scese dal cielo si sono posate sulla loro testa, ma soltanto quella volta però, e che ormai è, passatemi il gioco di parole,  “fuoco passato”, che non brucia più, e che ovviamente non si ripeterà più!

Perché insistere a sottolineare questo avvenimento allora?

Il Natale c'è stato una volta sola, la Pasqua c'è stata una volta sola, allora anche la Pentecoste deve esserci stata una volta soltanto;

questo è ciò che la chiesa ha inteso dire ai fedeli, più o meno apertamente, nel corso dei secoli.

La Scrittura invece non ci dice questo; anzi, ci dice proprio il contrario!

La Pentecoste è l'inizio di qualcosa di nuovo che non è destinato a finire in un momento preciso, unico ed irripetibile, come il Natale e la Pasqua di Gesù Cristo.

Il tempo di Pentecoste, il tempo dello Spirito Santo, il tempo di Dio con noi, è il nostro tempo, il tempo presente, il tempo in cui noi tutti viviamo e vivremo fino al giorno in cui il nostro Signore Gesù Cristo ritornerà fisicamente nella sua gloria per rapire la sua Chiesa.

L'umanità dopo la discesa dello Spirito Santo e il suo abitare in mezzo agli uomini, non è più la stessa di prima;

Dio ha trasformato gli uomini che l'anno accettato, facendone dei credenti.

Coloro che non hanno creduto continuano a vivere una vita uguale a quella che facevano prima, ma chi ha accolto l'Evangelo è stato trasformato dallo Spirito, è rinato dallo Spirito stesso, ed è un uomo nuovo, una nuova creatura, come ci dice l'Apostolo Paolo 2° Co 5:17: “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, tutte le cose sono diventate nuove”.

Talmente nuova è questa creatura, che agli occhi del mondo, rimasto in potere delle tenebre, spesso è visto come un pericoloso nemico, una minaccia, un qualcosa di estraneo da eliminare, se questo fosse possibile.

Chi ha la potenza di Dio nel suo cuore, tuttavia, non può nascondersi al mondo, né può continuare a comportarsi come gli uomini e le donne del mondo per farsi accettare da loro; 

lo Spirito che è in lui e che lo ha trasformato non gli e lo permette più.

Dio non si può conformare al mondo, alle tradizioni degli uomini, non può rimanere nascosto, starsene zitto per non turbare i delicati equilibri del mondo, non può essere contenuto nei rigidi schemi che la tradizione umana, di volta in volta vorrebbe assegnargli.

Ecco che allora la forza dello Spirito Santo si manifesta con segni potenti, con segni che stravolgono il comune ragionare umano. Lo Spirito parla, rivela la sua presenza in quegli uomini che l'anno ricevuto nel loro cuore, avendo ricevuto il Signore come loro salvatore, e dice cose meravigliose, senza più le barriere della lingua che avevano diviso l'umanità dopo la caduta di Babele.

 “Li udiamo parlare delle grandi cose di Dio nelle nostre lingue”, dicevano meravigliati coloro che ascoltavano gli uomini su cui era sceso lo Spirito Santo, e si chiedevano cosa significasse tutto questo.

Forse ce lo chiediamo anche noi?!

O forse noi pensiamo che si sia trattato soltanto di un evento particolare, unico di quel tempo?

Qual è il nostro rapporto con lo Spirito Santo?

Ce lo sentiamo dentro di noi ogni giorno che ci guida e ci costringe a cambiare la nostra vita, o lo vediamo come qualcosa di lontano nel tempo, di unico, straordinario ed irripetibile, ma che quindi non ci tocca più?

Se il Natale e la Pasqua hanno permesso all'umanità di incontrare il suo Dio, ora la Pentecoste ci ha permesso di vivere ogni giorno con il nostro Dio;

e vivere con il nostro Dio significa veramente essere trasformati, da uomini e donne carnali, in uomini e donne spirituali, in nuove creature appunto.

Se il Natale e la Pasqua ci ricordano quello che il nostro Dio ha fatto per noi ieri, la Pentecoste ci mette in condizione di vivere quello che il nostro Dio sta facendo per noi oggi, mentre parliamo, mentre siamo qui e viviamo la nostra vita presente.

La potenza dello Spirito Santo non è mai, né cessata, né si è indebolita, nel tempo, rispetto a quando gli Apostoli lo ricevettero per la prima volta;

Lo Spirito Santo è l'anticipo del Regno di Dio che ci è stato promesso, Regno che mediante lo Spirito ci è già stato donato!

Il Regno che viene, è già venuto, è già in mezzo a noi cari fratelli in Cristo;

possiamo ignorarlo, come fanno coloro che non hanno creduto in Cristo e ancora non credono; possiamo contrastarlo, come coloro che si oppongono a Dio;

possiamo fare finta di niente, e nella nostra piccola umana superbia, agire noi come se Lui non ci fosse, come se veramente pensassimo che Lui ha delegato a noi di agire in sua vece.

Tuttavia non possiamo negare, se veramente abbiamo accettato Cristo nel nostro cuore, che lo Spirito Santo sia sceso in mezzo a noi e sia li, ora, mentre state leggendo queste parole;

non possiamo negare che lo Spirito Santo sia l'unica persona di Dio che parla con noi oggi, che riceve le nostre preghiere, che risponde ai nostri appelli e ci concede le benedizioni di Dio;

non possiamo negare che noi oggi viviamo nel tempo dello Spirito, in attesa del pieno compimento del Regno.

Per questo oggi noi, indipendentemente dalla chiesa in cui serviamo il nostro Signore Gesù Cristo, indipendentemente dalla missione che lui ha singolarmente affidato a ciascuno di noi, indipendentemente dal rapporto che noi abbiamo con lui, noi siamo tutti sotto la guida dello Spirito Santo che ci fa vivere già oggi l'unità della Chiesa di Cristo.

Chiesa che però, mi sia concesso dirlo, non è data dalla somma delle Chiese Cristiane secondo le loro diverse denominazioni umane, bensì dall'insieme dei fratelli e delle sorelle che hanno accolto Cristo come loro salvatore e lo servono con tutto il cuore, facendosi guidare unicamente dallo Spirito Santo.

ALLELUYA! Fratelli e sorelle, ALLELUYA! AMEN.