Preghiamo col cuore
Testo: Matteo 6:5-8
Cari fratelli in Cristo, iniziamo con una domanda: “che cos’è la preghiera?”
Credo che tutti i credenti istintivamente definiscano la preghiera come una richiesta rivolta a Dio per chiedere qualcosa di cui hanno bisogno (intercessione) o per ringraziarlo per aver esaudito una loro richiesta (lode).
Questo è vero solo in parte, poiché è soltanto l’aspetto utilitaristico della preghiera, ossia corrisponde alla richiesta che un bambino rivolge ai genitori per avere qualcosa da loro e poi li ringrazia per averli ottenuti.
In verità alla base della preghiera, sia dei bambini verso i genitori, sia dei credenti verso Dio, c’è un rapporto di amore, un legame profondo che giustifica la preghiera stessa.
Provate per un attimo a pregare uno sconosciuto per avere da lui qualcosa di importante o costoso; ovviamente lo sconosciuto vi risponderà di no! Magari lo farà educatamente ma certamente non troverete qualcuno che vi darà ascolto tanto facilmente.
Ecco che la preghiera è in realtà una relazione, un dialogo tra due persone che si conoscono e si vogliono bene perché tra di loro c’è un qualche legame affettivo, che poi è il presupposto per rivolgere la preghiera stessa ed essere esauditi; in mancanza di questo legame la preghiera è senza senso.
Gesù ha cercato di spiegarlo ai suoi discepoli perché, anch’essi avevano maturato ormai una concezione della preghiera che era ben lontana da quella che ho appena esposto, ossia, facendo l’esempio dei Farisei del suo tempo, ma noi potremo dire lo stesso dei sacerdoti e pastori della moderna chiesa: entrambi avevano e hanno trasformato la preghiera non in un intimo rapporto con Dio ma in una serie di frasi formali che non hanno più nessun vero contenuto spirituale.
L’autore John Ortberg ha analizzato le preghiere dei Farisei in cinque punti:
1. Erano diventate degli esercizi superficiali anziché mattoni di un rapporto profondo.
2. Erano dei rituali piuttosto che espressioni autentiche di un cuore che ama.
3. Erano lunghe e piene di parole, fatte per impressionare gli altri.
4. Erano piene di insignificanti frasi fatte.
5. Divennero motivo d’orgoglio anziché occasione per esprimere un umile affidamento a Dio.
Le stesse considerazioni sono purtroppo valide anche per le preghiere che sentiamo spesso recitare senza trasporto o coinvolgimento nelle chiese cristiane, oppure, per contro in alcune chiese sentiamo un “fiume di parole” che però non escono dal cuore, ma come sottolinea Gesù: “Nel pregare non usate troppe parole come fanno i pagani, i quali pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole”.
Gesù ci dice qui una cosa che potrà sembrare paradossale, ossia che non serve andare in chiesa per pregare, non serve ostentare la propria fede per mostrare agli altri di essere uomini e donne pie, ma al contrario per avere un profondo, vero e sincero rapporto col Signore, occorre pace, silenzio e intimità, quindi ci dice: “…tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa…”
Pregare infatti è conversare con Dio, e quando noi vogliamo conversare con una persona non vogliamo forse trovarci a tu per tu con lei, da soli senza essere disturbati?
Allora cari fratelli in Cristo, impariamo a pregare come si conviene, ossia ricercando il nostro personale dialogo con il Signore, che ci parla attraverso il suo Spirito e ovviamente ci dà le risposte che ricerchiamo.
Dove e quando pregare dunque? Ovunque e in qualunque momento, purché si rispettino queste regole fondamentali; possiamo pregare in auto, in bagno, sdraiato sul letto, mentre facciamo ginnastica, al lavoro.
Tutto quello che Dio ci chiede è di essere spontanei, personali ed onesti. In altre parole, preghiamo col cuore. AMEN