Prendere commiato

Testo: Marco 6:45-56

 

Cari fratelli in Cristo, questo testo riporta un gesto di Gesù che è fondamentale per comprendere appieno il vero messaggio cristiano: “Preso commiato, se ne andò sul monte a pregare”, ovvero Gesù che si ritira dai suoi Apostoli e va da solo a pregare Dio Padre in un luogo appartato.

Ma cosa significa tutto questo?

In questo passo del Vangelo sono rappresentati due momenti della fede e della vita di un credente:

il primo è quello “comunitario” dove Gesù, ossia la divinità, è in mezzo ai fedeli e da questi viene ascoltata e pregata, che oggi la possiamo identificare con il culto domenicale o le varie riunioni di catechesi ed evangelizzazione;

il secondo è il momento di preghiera personale: “Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta, e serratone l'uscio fai orazione al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa” (Matteo 6:6).

 

Ora cari fratelli, il primo momento per un fedele è propedeutico al secondo!

 

È vero che molto spesso noi conosciamo dell’esistenza di Dio nei momenti comunitari, e in questi impariamo come servirlo, venerarlo e condividerlo con i nostri fratelli e sorelle, ma la verità, che molto spesso le stesse chiese tendono a sottacere, spesso per ragioni di “opportunità politica” è che il vero momento di relazione con Dio è quando noi ci connettiamo con lui in preghiera.

Non è un caso che Gesù sia “il nostro personale salvatore”; lui diventa salvatore nostro, che si rivolge personalmente a noi, perché è colui che ci ha fatto conoscere personalmente il Padre!

Gesù conosceva molto bene Dio Padre, e rimaneva in costante connessione con lui, e tuttavia anche lui aveva bisogno del suo spazio privato, il monte in quella occasione era la Sua “cameretta” di preghiera, perché la vera forza e potenza del messaggio cristico è l’insegnamento che ci permette di connetterci e rimanere in comunione con Dio attraverso l’unione dei due Spiriti: il nostro spirito e lo Spirito di Dio, come ci spiega l’Apostolo Paolo: “….infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio sono figli di Dio. … Lo Spirito stesso attesta insieme con il nostro spirito che siamo figli di Dio” (Romani 8:14-16).

La preghiera è la nostra relazione con Dio, è il mezzo con cui noi ci connettiamo con Lui e non consiste nella recita meccanica di mantra, bensì nell’aprire il nostro cuore a Dio e lasciare che i due Spiriti si parlino e il Suo Spirito ci guidi mediante la comprensione che noi in tal modo acquisiamo di Lui, della sua volontà, della sua forza e del suo amore fonte della nostra stessa fede e vita!

Allora cari fratelli in Cristo, prima ancora di tutti i momenti “comunitari” fondamentali per condividere la fede, a cui non è bene mancare, impariamo a vivere la nostra fede nutrendola con il tempo della preghiera personale, che è il momento più prezioso di comunione spirituale con il Padre celeste. Come Gesù ha "preso commiato" per pregare, così anche noi dobbiamo sempre cercare ogni occasione per avere il tempo della preghiera, della comunione con Dio. AMEN