Ribellione e tradimento: il primo peccato, anzi l'Unico!

Quale fu il vero peccato di Adamo? Colse allegoricamente il frutto proibito, però in verità la sua fu una vera e propria "ribellione" verso Dio, che essendo stata messa in atto in combutta con il suo avversario, il diavolo, diventò un vero e proprio "tradimento".
Il c.d. "peccato originale" dunque lungi dall'essere qualcosa di superficiale o trascurabile, come si tende spesso a considerarlo quando leggiamo l'antico racconto biblico della creazione; al punto da far ritenere eccessiva la punizione di Dio verso Adamo (e quindi verso l'intera umanità che è da lui idealmente discesa), ossia di averlo privato della vita eterna (l'albero della vita) e averlo condannato ad una breve ma altrettanto dura e travagliata esistenza sulla faccia della terra.
Se veramente la disubbidienza di Adamo fosse stata un "semplice trasgredire ad un ordine del Signore", anche se Adamo era allora un essere perfetto, cioè pienamente consapevole del suo agire, potremmo veramente dire che la pena comminatagli da Dio sia stata eccessiva, però di fronte ad un atto di aperta ribellione e manifesto tradimento, la pena dell'allontanamento da Eden (cioè da Dio, la fonte stessa della vita) risultava non solo adeguata ma anche pienamente giustificata agli occhi di Dio, che certo non poteva permettere che un "ribelle e traditore" continuasse a rimanere alla sua presenza. (Nessuno tiene accanto a sé una persona di cui non si fida più e che quindi potrebbe tradirlo nuovamente in qualunque momento!).
Questo nonostante l'amore che Dio provava nei confronti della sua creatura umana; un amore così profondo però, che dopo diverso tempo lo ha portato non solo al perdono ma addirittura ad un perdono che gli è costata la vita del suo stesso figlio, Gesù Cristo, che per salvare l'umanità non ha esitato a sacrificare se stesso in croce, una morte orribile per chiunque.

Torniamo però al peccato originale di Adamo; la Bibbia è la narrazione del lungo cammino compiuto dall'umanità ribelle nel tentativo di ritornare alla piena comunione con il suo Dio e Padre creatore, passando attraverso l'esperienza di Abraamo e di Mosè, proseguendo con Gesù Cristo e per arrivare fino al giorno in cui il Giudizio di Dio porrà fine alla storia umana così come la conosciamo noi ora, ossia quella della ribellione e del tradimento.
Nella Bibbia si parla spesso di "peccato" e di "peccati" al plurale, riferendosi al primo come il gesto di Adamo, e ai secondi come le disubbidienze prima di Israele alla legge di Mosè, e poi dei cristiani verso gli insegnamenti di Gesù Cristo.
In verità il peccato è e rimane uno solo, quello di Adamo: il peccato di ribellione e tradimento, dal quale sono poi discesi tutti gli altri, che non sono se non le molteplici sfaccettature del peccato originale, che l'uomo continua a compiere nella sua esistenza terrena.
E' fondamentale comprendere bene il concetto di "peccato di Adamo" perché è per riscattare il suo peccato che Cristo è stato mandato e morto, anche se di conseguenza esso ha espiato anche tutti gli altri peccati da esso derivati.

Cristo ha riconciliato l'umanità con Dio Padre, che in Cristo le ha fatto grazia del peccato di ribellione e tradimento, cioè, in parole semplici: così come Adamo fu ribelle a Dio con il suo gesto, estendendo a tutta l'umanità da lui discesa il marchio indelebile del peccato di ribellione, così il sangue di Gesù Cristo ha lavato via questo marchio indelebile dalla nuova umanità riconciliata, ossia da quella parte di umanità che ha accettato di tornare ad essere fedele a Dio accogliendo (ubbidendo a) Gesù Cristo in quanto suo figlio.
Gesù Cristo ristabilisce dunque il legame spezzato da Adamo tra l'umanità e il suo creatore; in questo modo però l'umanità è di nuovo messa alla prova, questa volta non con un ipotetico frutto, ma con un atto di fede in Gesù Cristo come figlio di Dio, che si concreta però in una prova di fedeltà in lui. "Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli" (Mt 7:21).

Dio Padre prima di inviare suo figlio sulla Terra aveva fatto un precedente tentativo con una piccola parte di umanità, il popolo Santo, ossia Israele, dando loro una Legge da osservare (quella di Mosè) per dimostrare la loro ritrovata fedeltà al Creatore. Come però ci testimonia la scrittura il tentativo è fallito miseramente; non è possibile salvare un intero popolo nel suo insieme (e men che meno l'intera umanità) perché ogni uomo è un potenziale ribelle, come lo fu Adamo e quindi le prove collettive non garantiscono la fedeltà a Dio.
Per questo motivo Dio Padre ha mandato suo figlio a chiamare ciascun uomo singolarmente: Gesù Cristo diviene il "personale salvatore" di ciascuno di noi! "Io vi dico: in quella notte, due saranno in un letto; l'uno sarà preso, e l'altro lasciato."(Lc 17:34).
A tutta l'umanità è offerta l'opportunità di salvarsi, accettando la grazia di Dio, ma soltanto alcuni uomini approfitteranno di questa unica e irripetibile opportunità: "Poiché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti" (Mt 22.14). Dei molti chiamati infatti, pochi saranno quelli che persevereranno nella fede in Gesù Cristo, rimanendo a lui fedeli per tutta la loro vita, dal giorno della loro conversione a quello della loro chiamata in cielo.

L'antico spirito di ribellione infatti è tutt'altro che sopito nell'uomo, anche dopo la sua conversione, nel cuore dell'uomo rimane una parte oscura su cui l'antico e nuovo tentatore riesce spesso a fare breccia per distrarre l'uomo dal suo Dio. Qualcuno obietterà: "ma coloro che hanno creduto non sono forse stati tutti salvati?"
Mi spiego con un esempio. Quando ci ammaliamo e per guarire facciamo ricorso a dei farmaci, questi stessi farmaci combattono per noi la malattia che ci ha colpito fino a liberarcene, ossia fino alla nostra guarigione. Tuttavia ci sono due tipi di guarigione, o se vogliamo due possibili modi in cui un farmaco può agire per sconfiggere la malattia che ci ha colpito. Il modo più semplice, quello che tutti noi vorremmo, è che dopo aver preso il farmaco la malattia regredisce e scompare del tutto e noi siamo guariti e pronti a riprendere la nostra vita di prima, come se la malattia non ci fosse mai stata.
C'è però un secondo modo in cui un farmaco può agire, quello in cui il farmaco stesso fa regredire la malattia fino a renderla non più attiva in noi, e tuttavia la malattia potenzialmente continua a permanere latente in noi, e affinché sia tenuta a bada e non prenda di nuovo il sopravvento su di noi, è necessario che noi, per il resto della nostra vita, continuiamo a prendere quel farmaco con regolarità.

In questo secondo caso siamo sì guariti dalla malattia però non saremo più come eravamo prima, perché qualcosa è cambiato in noi, in buona sostanza non siamo più gli esseri di prima perché il farmaco ci ha cambiati e condiziona la nostra vita futura. Questo seconda guarigione a volte ci sta un pò stretta; siamo si grati al farmaco che ci ha scampati dalla morte, ma nello stesso tempo ci pesa aver a che fare con lui per il resto della nostra vita e vorremmo invece liberarcene di questo legame ingombrante.
La salvezza che ci viene offerta da Gesù Cristo è molto simile al secondo farmaco: lui ci salva dalla morte certa, ma affinché
funzioni dobbiamo continuare a prendere il farmaco, perché se smettiamo di farlo, la malattia (la morte) ritornerà a colpirci. "Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non dà frutto, lo toglie via; e ogni tralcio che dà frutto, lo pota affinché ne dia di più... Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano" (Gv 15:1-2, 6).
I molti chiamati sono tutti coloro che hanno ricevuto la salvezza per aver creduto in Gesù Cristo, ma poi il loro desiderio di non dover dipendere interamente da lui (Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete fare nulla" Gv 15:5), di non dover osservare la sua Parola, di continuare a vivere secondo il mondo, fanno sì che costoro smettono di prendere il farmaco, ossia di rimanere in comunione con Dio, e alla fine cadono preda ancora una volta della malattia (della morte) non riuscendo ad entrare nel numero dei "pochi Eletti" che sono rimasti interamente fedeli al Signore.

Avere fede in Gesù Cristo (e per mezzo di lui in Dio Padre) è dunque solo il primo passo verso la salvezza, ma senza il secondo decisivo passo, quello di "rimanere fedele a Gesù Cristo e a Dio", ciò che non fece Adamo, ma continuare a comportarsi come ribelle, altro non è che un continuare nel tradimento e quindi equivale ad rifiutare la grazia di Dio.
Senza una provata fedeltà individuale nessuno entrerà nel Regno dei Cieli; su questo punto dobbiamo essere chiari e fermi, specialmente le Chiese, perché è il fulcro stesso di tutta la Bibbia.

Se Dio avesse voluto altrimenti avrebbe perdonato subito Adamo e tutta l'umanità e non l'avrebbe certo messo alla prova così duramente nel corso dei secoli. Pensare che alla fine tutti saranno salvati per il solo fatto che un giorno hanno creduto (con la bocca) o perché "tanto Dio è buono" è una pericolosa quanto triste illusione, una dottrina satanica che purtroppo persino alcune chiese professano in un'ingenuità incomprensibile, in quanto la Bibbia su questo punto è chiara oltre ogni ragionevole dubbio.

"Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori, come nel giorno della ribellione" (Eb 3:15), bisogna farlo ora però, finché ciascuno di noi è in tempo, perché dopo la nostra morte non potremo più fare nulla e saremo giudicati singolarmente sulla nostra fedeltà. "Se uno ha orecchi per udire oda". (Mc 4:23)

Come in cielo anche in terra

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