"Remake"

Testi: 1° Corinzi 12:12-31

Sapete tutti cos'è un “remake”?

Quando un film ha avuto un buon successo, a distanza di diversi anni di distanza, un produttore decide di “rifare” lo stesso film, nella speranza di bissare il successo della prima versione.

Ma perché rifare lo stesso film? Non basterebbe far rivedere al pubblico quello originale?

Il remake, infatti, solitamente racconta la stessa storia; che cosa cambia allora?

Di solito il regista del remake darà un tocco personale al suo film, che lo renderà diverso rispetto a quello del suo precedessore;

nel frattempo sarà cambiata la tecnologia con cui è girato il nuovo film; pensiamo agli effetti speciali e alle possibilità che ha aperto l'era del digitale rispetto alle pellicole in bianco e nero del secolo scorso.

Oltre a questo però, che cos'altro c'è di diverso in un film prodotto oggi rispetto, poniamo, allo stesso film prodotto anche soltanto trent'anni fa?

Per esempio, cosa cambia in un film storico, ambientato in un passato più o meno lontano, se girato oggi rispetto a qualche decennio fa?

C'è una cosa che differenzia profondamente uno stesso film prodotto diversi anni fa, da uno prodotto oggi, benché basati sulla stessa storia (al di là del differente regista e delle tecnologie utilizzate), e se qualcuno di voi ha visto un remake dopo aver visto l'originale, si accorgerà che ci sono delle profonde differenze, tali da giustificare un nuovo film.

Gli attori che lo interpretano e il loro modo di recitare, infatti, sono chiaramente diversi nelle due versioni, anche se si tratta di un film storico, e questo perché in ogni epoca gli attori riflettono il loro modo di essere, le caratteristiche della società in cui vivono, e questo lo fanno non soltanto seguendo il copione ma appunto profondendo loro stessi nel film.

Quando guardate un film “datato”, anche se non lo avete mai visto prima, non c'è bisogno che qualcuno vi dica che lo stesso risale a diversi anni prima, perché ciascuno di voi si accorge subito in quale epoca è stato prodotto, semplicemente osservando una serie di particolari, perché ogni pellicola riflette l'epoca in cui è stata prodotta.

Ecco spiegata quindi la necessità di un remake, perché anche se un vecchio film alla sua epoca ha avuto un enorme successo di pubblico, lo stesso non sarebbe più appetibile da un pubblico contemporaneo.

Tutto questo per dirvi cosa cari fratelli in Cristo? Che cosa centra il remake di un film con la predicazione dell'Evangelo?

Anche se noi credenti abbiamo due punti fermi da cui partire, che sono: la nostra fede in Gesù Cristo e il manuale del cristiano, cioè la Bibbia, entrambi immutabili nel tempo, nondimeno, ogni generazione che è vissuta e vive in una diversa epoca, ha altresì una diversa percezione del mondo e anche del suo modo di vivere la fede.

Così avviene che il modello di predicazione che era efficace per la generazione precedente, non può essere semplicemente riproposto uguale a quella successiva, perché ogni generazione dovrà trovare un nuovo modo di incontrare Dio, un modo che sia attraente ed efficace per quella generazione, perché anche se Dio non è un produttore cinematografico che deve “guadagnare soldi” dalla vendita del suo film, sicuramente ha il preciso obiettivo di “guadagnare a sé le anime degli uomini di tutte le generazioni”, e per poter fare ciò, e noi per poter contribuire a che questo avvenga, dobbiamo essere in grado di interpretare, nel senso di testimoniare, la Scrittura in un modo che sia attraente e in linea con la società in cui viviamo.

Questo, purtroppo, oggi è la cosa più difficile da realizzare, prova ne è che alcune Chiese si stanno svuotando perché non riescono più a interpretare il loro ruolo in modo efficace.

Noi però, rispetto ad un regista (per “noi” intendo tutti i credenti, poiché siamo accomunati nel sacerdozio universale che non si limita a coinvolgere solamente teologi e pastori), noi abbiamo due vincoli da osservare nella nostra interpretazione/testimonianza.

Il primo vincolo è il copione, ossia la Bibbia, ovvero la volontà di Dio, così come ci è stata trasmessa. Non ci è consentito fare cambiamenti nella Scrittura, anche se alcune parti non ci piacciono e vorremmo adattarle al nostro gusto attuale, perché nel momento in cui lo facciamo, noi non stiamo più testimoniando Dio, ma noi stessi.

Il secondo vincolo è l'efficacia del messaggio che noi testimoniamo;

il Signore ci ha ordinato “Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. (Mt 28:19) Abbiamo perciò una missione precisa da svolgere, una missione che deve dare i suoi frutti, altrimenti il nostro sforzo sarà stato bello, ma improduttivo.

Rispettare questi due vincoli non è sempre facile; lo sanno bene pastori, teologi e tutti quelli che nelle Chiese lavorano per il Signore, perché si corre sempre il rischio, da un lato, di deviare dalla Parola, e dall'altro, di essere inefficaci nella testimonianza.

Sono davvero tanti i tentativi fatti dalle Chiese cd storiche (evangeliche e non), per rendere ancora appetibile il messaggio Biblico al grande pubblico, ma molto spesso senza troppo successo.

E' sconfortante doverlo ammettere, ma sembra proprio che la nostra generazione di credenti, almeno nel mondo occidentale, non sia capace di fare un remake della predicazione che sappia sostituire in modo efficace la predicazione dei nostri padri e dei nostri nonni, ormai inadeguata, ciò una nuova interpretazione/testimonianza che riporti gli uomini e le donne del nostro tempo, non nelle sale cinematografiche, bensì nelle chiese, ad ascoltare la Parola di Dio!

Di fronte a questo grande problema, le soluzioni proposte sono più d'una, però molte si sono rivelate inadeguate, visti i deludenti risultati.

E' facile trovare quella giusta? No, non lo è!

Eppure noi credenti ancora una volta abbiamo due punti di forza che non dovremmo mai dimenticarci di avere e soprattutto di usare.

Il primo in assoluto è: l'aiuto di Dio! Non siamo noi che agiamo per nostra iniziativa, ma lavoriamo per il Signore, e il suo aiuto, quando lo cerchiamo con cuore sincero, Lui non ce lo fa mai mancare, suggerendoci la strada giusta da seguire e perché no, anche insegnadoci le tecniche da utilizzare per rendere più efficace la nostra opera di testimonianza.

Ma non voglio qui entrare in quest'ambito perché questo dovrebbe essere scontato per ogni credente; la preghiera e la guida dello Spirito Santo sono per il credente come l'aria che respiriamo e il cibo che assumiamo, senza i quali un uomo non può sopravvivere!

Il secondo punto di forza è altrettanto scontato, anche se purtroppo non sempre così evidente a tutti i credenti. Dio ci chiede di interpretare/testimoniare la nostra parte nel mondo in cui viviamo. Non ci chiede, né di tornare nel passato, né di andare nel futuro, periodi di cui non abbiamo sufficiente conoscenza, ma di vivere nel presente, nella nostra epoca, quella che noi conosciamo o dovremmo conoscere molto bene.

Potenzialmente siamo pertanto attori perfettamente in grado di interpretare la nostra parte, perché la viviamo quotidianamente.

Allora ciascuno di noi si deve interrogare anzitutto su quella che è la sua personale relazione con Dio, su quella che è la sua fede e su ciò che sente importante per se stesso nel suo rapportarsi con Dio, perché ciascuno di noi è lo specchio di suo fratello e di sua sorella che vivono accanto a lui/lei ogni giorno.

E come volete che gli uomini facciano a voi, fate voi pure a loro.” (Lc 6:31); Dio Padre ci dice questo affinché ci rendiamo conto che ciò che sentiamo, amiamo, speriamo, viviamo sono le stesse sensazioni che hanno il fratello e la sorella che ci vivono accanto.

Questo secondo punto di forza, che troppo spesso sottovalutiamo, è proprio quello che ci permette di Interpretare/testimoniare in modo credibile ed efficace la nostra parte di credenti nell'ennesimo remake della fede, che ogni generazione o gruppo di generazioni è chiamata ad interpretare nella sua epoca.

Semplice no? Sì semplice, però non altrettanto facile, perché è qui che emerge e si mette in gioco la nostra abilità di interpreti/testimoni;

infatti, noi testimoniamo ciò che siamo, ma se non siamo dei bravi interpreti, non saremo nemmeno testimoni credibili e allora il nostro remake, ammesso che sia possibile farlo in queste condizioni, ecco che diventa un pastrocchio incoerente e perciò ben poco attraente per chiunque.

In poche parole, se noi per primi non crediamo in ciò che siamo, cioè non crediamo veramente in Gesù Cristo, come potremo far sì che qualcuno, vedendo la nostra inadeguatezza, creda a sua volta in Gesù Cristo?

Ecco perché diverse Chiese si stanno svuotando, come altrettanti cinema dove si trasmettono soltanto o vecchie pellicole che non sono più specchio della realtà attuale o peggio ancora nuovi film intellettualoidi che non rappresentano e perciò non raggiungono i cuori della nostra generazione.

Io, cari fratelli in Cristo, non possiedo soluzioni universali da proporvi e tuttavia, poiché anch'io sono stato chiamato a interpretare/testimoniare la Parola di Dio affinché altri siano edificati e a loro volta edifichino chi sta attorno a loro, ecco che vi testimonierò la mia personale esperienza di fede quotidiana.

So che qualcuno di voi già conosce “Il Cenacolo”, che è una pubblicazione edita dalla United Methodist Church (Chiesa Metodista Unita) in inglese: col titolo: “The Upper room”.

Perché vi cito questo libricino di riflessioni e preghiere quotidiane?

Ci sono altri strumenti simili, che propongono uno o più passi biblici, e invitano ogni credente a leggere la mattina durante il primo incontro della giornata con il Signore;

alcuni dei quali propongono un pensiero di qualche autorevole teologo o scrittore o comunque persona c.d. “colta in materia di fede”.

Al contrario “Il Cenacolo” riporta un'esperienza/testimonianza di fede di un credente qualsiasi, membro di una delle tante chiese (metodiste) sparse per il mondo, concludendo poi con una breve preghiera.

Io credo che la chiave stia in questa piccola differenza; almeno per me è così, e forse lo è anche per molti altri che sono lo specchio di noi stessi.

Non voglio qui sminuire importanti teologi o pastori, sempre molto citati nelle diverse chiese, ma io credo che se oggi vogliamo incontrare Cristo, non lo possiamo veramente fare soltanto ascoltando la testimonianza di un qualche importante personaggio del passato, che viaggia molto più alto di noi, della maggioranza di noi almeno, ma piuttosto ascoltando la testimonianza di un nostro fratello o di una nostra sorella che vivono la nostra stessa fede, le nostre stesse esperienze di vita quotidiana, nella nostra stessa epoca, attraverso le quali ci fanno sentire che Cristo è ancora oggi qui con noi, ce lo fanno sentire vicino e attuale, ma soprattutto ce lo fanno sentire “accessibile a tutti” e non solo ai cd. “Grandi dottori/interpreti della teologia e della religione”.

Solo così il nostro remake avrà successo, se riuscirà a coinvolgere la gente del nostro tempo, facendoli sentire loro stessi protagonisti in Cristo, altrimenti continueremo da un lato a riproporre vecchi film che piacciono soltanto a qualche nostalgica vecchietta, e dall'altro nuove proposte post-moderne o radical-scic, che alla fine non convinceranno nessuno, se non pochi intellettualoidi, perché lontane dal comune modo di pensare e vivere.

Il brano scelto per oggi, 1° Co 12:12-31 infatti è stato proposto dal Cenacolo in una delle sue tante testimonianze di fede, mentre a conclusione vi voglio riproporre la breve meditazione di una credente, una sorella metodista della Virginia (Usa), affinché le parole della Scrittura vissute nella semplice quotidianità di questa sorella possano interpretare e testimoniavi il senso di cosa ho voluto trasmettervi attraverso l'immagine del remake.

“Ciascuno di noi forma una parte importante del corpo di Cristo”

Mia cugina mi aveva regalato un bellissimo bracciale di perline, ero affascinata dai loro colori: porpora, rosa, azzurro e verde. Non c'erano due perline identiche per colore, grandezza o forma, ognuna contribuiva all'armonia dell'insieme. La mancanza di una qualsiasi avrebbe sminuito la bellezza del bracciale.

Il bracciale mi ha fatto pensare alla descrizione di Paolo della chiesa composta di parti come il corpo umano. Ciascuna parte è necessaria e speciale e ha una funzione specifica da svolgere nel corpo di Cristo. Paolo scrive che il desiderio di Dio è: “che non ci fosse divisione nel corpo” cosicché “le membra avessero la medesima cura le une per le altre” (1 Co 12:25). Siamo chiamati a sostenerci reciprocamente e ad apprezzare il ruolo di ognuno nella chiesa. Come le perline del mio bracciale che insieme creano bellezza e armonia, nella chiesa usiamo i doni che Dio ci da “per il bene comune” (1 Co 12:7). Se nella comunione di vita fraterna valorizziamo e apprezziamo i doni di ciascuno, allora siamo davvero membra del corpo di Cristo.

Preghiera

O Signore, grazie perché dai a ciascuno di noi un ruolo speciale da svolgere nel tuo corpo. Aiutaci a servirti con fedeltà ogni giorno. AMEN