Riponi bene la tua fede

Testo: Atti 27:1-12

 

In questo passo di Atti troviamo l’Apostolo Paolo nuovamente diretto a Roma; questa volta però come prigioniero, essendosi appellato a Cesare contro i suoi accusatori, privilegio riservatogli in quanto cittadino romano.

Il testo ci dice che Paolo era stato affidato alla custodia del centurione Giulio, il quale tratta Paolo con benevolenza, permettendogli anche di godere di una certa libertà di movimento, almeno fino a quando l’Apostolo non viene imbarcato sulla nave che dovrà portalo a Roma.

Essendo però la stagione invernale alle porte, il viaggio si fa sempre più pericoloso, perché a quel tempo la navigazione in inverno era molto spesso sospesa e si preferiva “svernare” in un porto per riprendere il viaggio a primavera, quando le condizioni del mare erano più favorevoli.

Ad un certo punto del viaggio però, il centurione e tutto l’equipaggio sono posti di fronte ad una scelta, ossia se proseguire il viaggio a rischio e pericolo della nave, oppure fermarsi in quel porto, che però non era particolarmente adatto per passarvi l’inverno.

Qui abbiamo due opposti consigli: quello del pilota e del comandante della nave che suggeriscono al centurione di proseguire comunque il viaggio fino ad un porto più adatto per svernare, e quello di Paolo che invece, prevedendo il pericolo di naufragio, non per esperienza ma per una conoscenza ricevuta da Dio, cerca di dissuadere l’equipaggio dalla partenza.

 

Chi ascoltare?

Dio o gli uomini?

 

Alla fine, la maggioranza degli uomini su quella nave sceglie di ascoltare l’esperienza umana, ossia quella dell’equipaggio, piuttosto che non quella di un passeggero come Paolo, benché questi parli a nome del Signore.

Come ci narra poi il testo, il carico andò perso, la nave distrutta e fu soltanto per la misericordia di Dio che tutte le persone a bordo riuscirono a salvarsi, ma quanti danni e perdite si sarebbero potuti evitare riservando la giusta attenzione ai moniti del Signore?!

Oggi, come ai tempi di Paolo, noi siamo chiamati ad affrontare il mare burrascoso della vita, e come allora possiamo farlo in due modi: affidandoci alle nostre esperienze personali e a quelle delle persone che ci circondano che agiscono soltanto il base alle loro “conoscenze umane”, oppure possiamo farlo affidandoci alla guida che il Signore ci vuole dare attraverso la sua Parola.

Nel primo caso potremmo andare incontro a situazioni davvero spiacevoli, ossia potremmo incorrere in una tempesta che va al di là delle nostre forze e quindi fare un disastroso naufragio, che, nella migliore delle ipotesi, comporterà la perdita di beni e affetti, quando nella peggiore potremmo anche perdere la nostra stessa vita.

Nel secondo caso invece avremo una guida sicura nel Signore, che attraverso il suo Spirito ci guiderà attraverso tutte le tempeste che incontreremo sul nostro cammino.

Cari fratelli in Cristo, le tempeste ci sono e ci saranno sempre comunque;

non possiamo chiedere a Dio di togliercele davanti, ma certamente possiamo chiedere il Suo aiuto per superarle senza danni;

coloro che preferiscono fare da soli, spesso accusando Dio di essere colpevole di non farci evitare le tempeste, certo non hanno compreso quale sia il progetto di Dio per noi, e lo accusano ingiustamente laddove invece i molti mali che ci colpiscono provengono non da Dio bensì dal peccato che noi stessi commettiamo di continuo.

Ora, cari fratelli in Cristo, sappiamo che il Signore ci aiuta a superare le tempeste, la fede in Lui ci rende più forti del peccato che le origina, e con Lui noi siamo più che vincitori!

Riporre bene la nostra fede è dunque fondamentale per affrontare qualunque accadimento della nostra vita, se vogliamo superare indenni tutte le tempeste che ci vengono incontro.

Riponiamo dunque la nostra fede in Dio, Egli conosce ogni cosa e vuole preservarci da tutte le amare esperienze che il peccato ci pone davanti. AMEN