Salvaguardia del creato

Testo: 1° Re 19:9-13a

 

Si sono da poco celebrate le giornate per la salvaguardia del creato in tutte le chiese; allora io mi chiedo: non è paradossale che si debba celebrare una giornata per la salvaguardia del Creato?

Noi, creature, che ci dobbiamo preoccupare di difendere la creazione di Dio?

Se in passato qualcuno avesse proposto di dedicare una giornata alla salvaguardia del creato, sarebbe stato tacciato di presunzione;

“chi sei tu uomo, piccola creatura, per avere la pretesa di voler decidere della creazione di Dio”?

Eppure, oggi ci rendiamo conto che proprio l'uomo, nel suo delirio d'onnipotenza, non solo sta minacciando profondamente la creazione di Dio con il suo comportamento sempre più distruttivo e sconsiderato, ma è arrivato persino a metterla in discussione.

Il Profeta Elia davanti alla potenza di Dio che si manifesta nella sua Creazione, rimane fermo sul monte, meravigliato, riverente e pieno di timore, così come lo sono sempre stati gli uomini di fronte al mistero di Dio, di cui la creazione è la manifestazione visibile.

Prima un vento forte che spezza le rocce, poi un terremoto, infine un fuoco che divora; tutti segni della grande potenza di Dio che impressionano enormemente il Profeta; lui che pure era abituato a parlare ed avere a che fare con Dio nella sua missione terrena.

Dio però, sceglie di manifestarsi ad Elia, e quindi all'umanità, non attraverso questi segni brutali e tremendi;

Elia, infatti, scopre che Dio non è in questi fenomeni violenti, ma si annuncia invece in una brezza leggera, un mormorio quasi impercettibile, pieno di dolcezza, portatore di pace e di serenità.

Tuttavia, nonostante sia nascosta in un vento leggero, privo di un qualsiasi segno minaccioso, la potenza di Dio continua a far paura ad Elia, che per questo si copre il volto con il mantello.

Dio però ci dice che, benché la sua potenza sia inimmaginabile, e possa anche manifestarsi con le forze più tremende della creazione, Lui desidera parlarci dolcemente, sottovoce, in modo così discreto che per udirlo dobbiamo ascoltarlo col cuore, ancor prima che con le orecchie;

così sceglie di parlarci attraverso un mormorio di vento, ossia uno degli elementi più deboli della sua creazione, quasi non volesse disturbarci, per lasciarci così la piena libertà di godere della sua creazione, senza mai interferire direttamente.

Quest'immagine mi ricorda quella di un genitore che lascia i suoi figli liberi di fare le loro esperienze di vita, senza imporre la sua costante presenza di adulto che deve controllare e dirigere tutto in ogni momento;

un genitore che si limita a tenerli d'occhio di tanto in tanto perché non si caccino nei guai, sempre però con molta discrezione, affinché i figli non si sentano dei “sorvegliati speciali”, ma sappiano piuttosto crescere responsabilizzandosi.

Purtroppo non sempre la discrezione dei genitori è intesa dai figli come tale;

a volte è scambiata come “disinteresse”, o peggio ancora come “assenza” dei genitori;

quando questo accade, i figli prendono una brutta strada, e cominciano a fare ciò che non è bene, fin quando i genitori sono costretti ad intervenire, prima che la situazione diventi irreparabile.

Se oggi le Chiese sentono il bisogno di celebrare la giornata del creato, è proprio il segno che qualcosa non va nell'umanità e nel suo rapporto con il Creato.

Il dolce parlare del Padre è stato scambiato dai figli, (almeno alcuni di loro), che purtroppo sono ormai una buona parte dell'umanità, non come un gesto di responsabilizzazione, ma come un segno di “debolezza di Dio”, o peggio ancora di “assenza di Dio”.

Il primo segno di come il creato sia in pericolo è proprio quello che passa dalla sua stessa negazione;

oggi una buona parte degli uomini rigetta l'insegnamento Biblico della creazione di Dio, preferendo quello, più scientifico, quindi più umano, dell'evoluzione, che nega Dio per principio!

Senza Dio che ci ha donato la vita, l'uomo diventa una sorta di “creatore di sé stesso”, e quindi libero da ogni controllo e responsabilità; come si sente libero il figlio che se n'è andato dalla casa paterna e non deve più rendere conto ai genitori delle sue azioni sconsiderate, perché finalmente può pensare soltanto a sé stesso!

Per molti uomini il creato non è più un dono di Dio, un prestito temporaneo di cui l'umanità gode, ma è diventato un bene di proprietà, di cui gli uomini possono disporre a loro piacimento, sfruttandolo fino anche a distruggerlo per trarne il massimo del profitto, incuranti degli altri uomini e delle loro esigenze, e indifferenti alle conseguenze che un tale comportamento ha per il resto dell'umanità.

La terra già da tempo è un bene non più di tutti, ma di chi se n'è impossessato per primo;

l'acqua, fino a ieri ancora un bene comune, in molti paesi sta diventando un bene fonte di profitto per pochi a scapito dei molti;

infine c'è l'aria, l'elemento più importante per la vita; l'aria per ora rimane un bene di tutti, nessuno ancora ha potuto impossessarsene soltanto per sé, e farne una fonte di guadagno, ma certo chi non è ancora riuscito a farne un commercio, da tempo la sta inquinando, così come sono state inquinate le altre risorse della terra, rendendola spesso nociva ed irrespirabile per l'uomo, quando invece Dio ce l'ha donata pura e disponibile per tutti...

Sì, cari fratelli in Cristo, quel mormorio sommesso attraverso cui Dio ci parla è sempre più inascoltato dall'umanità, che è pronta ad inveire contro Dio quando un evento tragico, come ad esempio un terremoto, ci colpisce, ma che non è più disposta ad ascoltare le sue parole discrete che parlano al cuore, e senza questa capacità d'ascolto l'umanità si sta allontanando da Dio ed incamminando verso la sua autodistruzione.

Ogni qualvolta un pezzo del creato è rovinato perché non è usato secondo la volontà di Dio, l'umanità distrugge in realtà una parte di sé stessa, senza rendersene conto, così come non se ne rende conto il figlio che prende una brutta strada, allontanandosi dalla vista e dagli ammonimenti dei genitori, pensando per questo di essere più libero.

Ecco allora l'importanza di dedicare una giornata alla salvaguardia del creato; non perché le Chiese abbiano la presunzione di voler salvare il creato da sole, ovviamente, ma proprio per rivolgerci in preghiera a Dio affinché intervenga Lui come nostro genitore amorevole ad aiutarci a rimettere a posto le cose, laddove noi uomini con le nostre sole forze non ne siamo capaci.

Non è troppo tardi per fermare la distruzione, per tornare indietro dalla strada che abbiamo imboccato, siamo ancora in tempo; la terra, l'acqua, l'aria possono ancora essere salvate, se solo tutti noi prendiamo coscienza di questa situazione di pericolo che noi stessi abbiamo contribuito a creare, e siamo ancora disposti ad ascoltare l'unica vera soluzione, quella che ci viene dalla voce amorevole di Dio che parla al nostro cuore come attraverso una brezza leggera. AMEN