Santificazione Cristiana
"Siate santi, perché io sono santo"; questo è l'invito che Dio rivolgeva al suo popolo, Israele, già al tempo in cui lo faceva uscire dal paese d'Egitto. Dio definì Israele: "il suo tesoro particolare", il popolo che Lui si era scelto per mezzo d'Abraamo e dei suoi discendenti, e che quindi separò dal resto del mondo; infatti il termine "santificato" deriva proprio dal termine ebraico "kadosh", che significa: "mettere da parte, separare dal resto".
Quando noi parliamo di santificare, intendiamo ancora oggi un'azione tesa a dedicare o riservare qualcosa a Dio, a cominciare proprio da noi stessi, in quanto credenti e discepoli di Gesù Cristo. L'Apostolo Pietro nella sua prima lettera ci esorta a santificarci, conformando noi stessi, non alle passioni del mondo, come avveniva quando ancora eravamo nell'ignoranza, cioè prima che accettassimo Cristo come nostro personale salvatore, bensì conformandoci alla volontà di
Dio, che abbiamo conosciuto attraverso l'Evangelo.
Ma cosa significa veramente: "essere santi al cospetto di Dio"?
In un paese come l'Italia, erede di una cultura popolare che affonda le sue radici nelle lontane tradizioni e superstizioni pagane, assorbite e fatte proprie dalla Chiesa Cattolica romana, "il santo" è diventato una sorta di "divinità minore", e come tale è invocato e venerato affinché si manifesti, dopo la sua morte, con miracoli e segni prodigiosi. Così come in un lontano passato nelle terre italiche si invocavano divinità quali: Venere, Marte, Apollo, per avere il loro soccorso miracoloso, oggi per gli stessi motivi si invocano: la Madonna, San Gennaro, Padre Pio; quelli che la Chiesa Cattolica romana chiama appunto: "i santi"!
Ma è veramente questo il concetto di santo di cui ci parla la Scrittura?
No! Stiamo parlando di una cosa molto diversa.
Il santo della Bibbia non è una sorta di supereroe dotato di poteri miracolosi; e non è nemmeno qualcuno che chiede d'essere adorato e venerato come
fosse una divinità. La scrittura ci dice che i santi sono tutti i credenti che hanno accolto Gesù Cristo, e insieme formano la sua Chiesa sulla Terra, come più
volte ricordato dall'Apostolo Paolo nelle sue lettere; ad esempio in Filp.1:1 è scritto: "Paolo e Timoteo, servi di Cristo Gesù, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono in Filippi, con i vescovi e con i diaconi".
Questo perché è sulla Terra che Dio ci ha posti, ed è sulla Terra che i suoi Santi devono operare per fare la sua volontà, mentre sono ancora viventi, non certo dopo la loro morte, quando ormai sono tutti nelle amorevoli mani di Dio.
In Gv 17:14-16 è scritto: "Ho dato loro la tua parola; e il mondo li ha odiati, perché non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo", e questo perché il "mettere da parte" il "separare", non è inteso come separazione fisica dei credenti dal mondo, in attesa dell'avvento del Regno di Dio, come frainteso, ad esempio, dalle comunità monastiche o da quei gruppi e/o sette che, sentendosi già parte in spirito del Regno di Dio, tendono a separarsi anche fisicamente dal mondo.
La separazione dal mondo come intesa dalla Scrittura è in realtà una separazione soltanto spirituale dal potere del mondo, dalla sua corruzione, dal suo spirito di morte pervaso dal peccato; ecco che allora "essere santo" significa prima di tutto avere in sé lo Spirito di Dio e non lo spirito del mondo.
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Il mondo, dalla caduta di Adamo in poi, giace prigioniero del peccato e di colui che è l'origine del peccato stesso: Satana.
Il mondo da allora è separato da Dio, e nulla di ciò che è nel mondo può veramente essere in armonia con Dio. In questo senso perciò, santificarsi, vuol dire separarsi dal mondo per dedicarsi a Dio, per ritornare in spirito a quella perfetta comunione che esisteva tra l'uomo e Dio prima del peccato di Adamo!
Ma noi sappiamo che il peccato di Adamo ha separato l'uomo da Dio in maniera irreversibile; dopo la sua caduta non c'era più nulla che l'uomo potesse fare per ritornare in comunione con Dio con le sue sole forze.
Dio lo sapeva ed è per questo che ha mandato sulla Terra il suo figliolo Gesù Cristo, affinché fosse lui il mediatore della sua grazia, l'unica che poteva cancellare il peccato d'Adamo che ci teneva separati dal nostro Padre Celeste.
Il sacrificio di Cristo sulla croce ha aperto le porte della grazia di Dio all'umanità, lavando via una volta per sempre il peccato d'Adamo.
La grazia di Dio da allora ha raggiunto tutta l'umanità, presente e futura.
Questa è la grazia che procede da Dio, e che perciò "precede" ogni singola azione umana: quella che John Wesley chiamava: "la grazia preveniente";
l'uomo deve soltanto accettarla, farla propria con un semplice atto di fede, riconoscendo che Gesù Cristo è il figlio di Dio, morto per la salvezza dell'umanità.
La salvezza, infatti, è stata data da Dio a tutti gli uomini e le donne che hanno accolto e accoglieranno Gesù Cristo come il loro personale salvatore; non in virtù di opere o meriti umani, ma soltanto per grazia mediante la fede in Cristo.
"..l'uomo non è giustificato per le opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù...", ci dice l'Apostolo Paolo. (Gal. 2:16)
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Basta però credere che Gesù Cristo sia il figlio di Dio per essere salvati?
No!
La scrittura dice che: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli." (Mt 7:21) Non basta confessare con la bocca che Gesù è il Signore per essere salvati;
il peccatore non è dichiarato giusto in virtù dei meriti di Cristo in quanto tali, per il solo fatto che Cristo è morto per tutti noi; occorre che tale dichiarazione sia la conseguenza di un profondo cambiamento del nostro cuore, ossia di una vera e propria rinascita del credente.
In Efesini 4:22-24 è scritto: "Avete imparato per quanto concerne la vostra condotta di prima a spogliarvi del vecchio uomo che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici; a essere invece rinnovati nello spirito della vostra mente e a rivestire l'uomo nuovo che è creato a immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità". Mentre in Romani 6: 4/6 è scritto: "Siamo dunque stati sepolti con lui mediante il battesimo nella sua morte, affinché, come Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita... Sappiamo infatti che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui affinché il corpo del peccato fosse annullato e noi non serviamo più al peccato".
La grazia di Dio dopo essere stata afferrata con forza e fatta propria dal credente attraverso la fede in Cristo, provoca un profondo cambiamento nella nostra vita di ogni giorno, fino a fare di noi una nuova creatura; ecco la nuova nascita di cui parla Gesù a Nicodemo: "In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio... In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio . (Gv 3:3/5).
Giustificazione per fede e nuova nascita, in un credente sono tra loro inseparabili,non vi può essere una senza l'altra poiché, come insegnava JohnWesley: "Lagiustificazione è l'opera che Dio compie per noi, la nuova nascita èl'opera che Dio compie in Noi".
La nuova nascita è il frutto dell'opera dello Spirito Santo in noi e rappresenta anche il primo passo del cammino di santificazione delcredente; "lo Spirito Santo testimonia direttamente al nostro spirito che noi siamo figli di Dio" è detto in Romani 8:16, e da quel momento sentiamo di dover cambiare la nostra vita per armonizzarla con la volontà di Dio.
La santificazione è dunque un momento preciso nella vita di ogni credente, quello in cui noi sentiamo di aver accettato il Signore ed essere stati da lui accettati; ma è anche l'inizio di un lungo cammino verso un progressivo perfezionamento, che durerà tutto l'arco della nostra vita terrena, ossia per il tempo che intercorre tra la giustificazione che abbiamo ricevuto, e il momento in cui il Signore ci richiamerà.
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Potremo ora chiederci in cosa consiste veramente la santificazione? Quali sono i suoi segni distintivi? Come si arriva ad essa? Quali conseguenze ha per un credente? E' difficile rispondere con delle parole a queste domande perché, qualsiasi spiegazione noi cerchiamo di dare, essa non sarà mai esaustiva, perché, o la comprensione ci deriva dalla nostra esperienza di fede, oppure alle orecchie di un non credente saranno sempre parole retoriche, incapaci di spiegare il rapporto che si instaura tra il credente e il suo personale Salvatore.
John Wesley, per facilità di comprensione, distingueva due santità; una interiore ed una esteriore; in realtà esse non sono che le due facce di una stessa medaglia, poiché l'una non può esistere senza l'altra, e la seconda è la conseguenza della prima. La Scrittura ci dice che due sono i grandi comandamenti di Dio, quelli che riassumono tutta la legge ed i profeti, la suprema summa della Scrittura stessa.
Il primo, il più grande, ci dice: "Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". (Mt 22:37). Così, semplificando al massimo, potremmo dire che: la santificazione interiore è il cammino che ci porta ad essere in grado di adempiere questo primo comandamento!
Esiste però un solo uomo sulla terra che sia in grado di fare questo da olo nell'arco della sua vita? No! in verità, anche se vivessimo mille anni non riusciremmo mai ad adempiere con le nostre sole forze a questo primo comandamento.
Dopo la giustificazione del credente e la sua nuova nascita però, il credente non è più solo, c'è lo Spirito Santo con lui, cioè Dio è con lui, o se preferiamo, Dio non è più separato dall'uomo nuovo come lo era invece dall'uomo vecchio; così avviene che non è più il credente ad adempiere al comandamento, ma è Dio stesso che lo adempie attraverso il credente!
L'uomo nato di nuovo è veramente una nuova creatura perché è in comunione con Dio, come lo era Adamo prima della caduta; l'uomo nato di nuovo è colui che ha rinunciato a se stesso (cioè al vecchio uomo carnale), ha preso la sua croce e ha seguito Cristo (Mr 8:34), ossia ha messo la sua vita nelle mani di Dio, affidandosi completamente a lui, in un continuo e fiducioso abbandonarsi alla sua grazia.
Questo conduce il credente ad orientare progressivamente la sua volontà verso la volontà di Dio, fino a giungere al punto in cui le due volontà coincidono: "non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" è scritto in Gal 2:20;
a questo punto la stessa esistenza del credente è governata soltanto dal desiderio di piacere a Dio, di soddisfare i suoi comandamenti, di compiacerlo ed ubbidirgli in ogni cosa;
la sua gioia consiste soltanto nel lodare il Signore, vivendo in perfetta comunione con lui.
Il processo di santificazione del credente è perciò una crescita graduale, giorno dopo giorno; oggi sono un passo più vicino a Dio di quanto non lo ero ieri, ma certo domani sarò un passo più vicino di quanto non lo sia oggi, e come ho detto, il processo di santificazione non ha mai veramente termine, fino a quando viviamo su questa terra.
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Questa è la prima faccia della medaglia; poi però c'è anche la seconda: la santità esteriore.
Il secondo grande comandamento infatti è: "Ama il tuo prossimo come te stesso" Mt 22:39.
La santificazione esteriore sarà perciò il cammino che ci porta all'adempimento del secondo comandamento.
Come avviene per il primo comandamento, è altresì evidente che nessun uomo carnale potrà mai amare il suo prossimo come se stesso, perquanto si sforzi di farlo; l'uomo carnale infatti ha nel suo DNA l'istinto di sopravvivenza che lo porta sempre a mettere se stesso, la sua vita e la sua sicurezza davanti a quella degli altri. Conseguentemente finché io resto un uomo carnale non potrò mai amare nessun altro se non me stesso, perché, di fatto, io sono ed agisco da solo contro tutti gli altri. L'uomo nato di nuovo però, l'uomo spirituale, non agisce più da solo, perché esso è diventato strumento di Dio, strumento attraverso il quale Dio agisce nel mondo, ed ecco che Dio riesce ad amare gli altri attraverso di noi, a condizione però che noi per primi ci siamo lasciati amare da lui, come soltanto lui sa e può fare.
"Chi non ama il suo prossimo non può amare Dio", si sente spesso dire, ma l'affermazione è vera anche al contrario: "chi non ama Dio nonpuò amare nemmeno il suo prossimo!" Le due cose sono collegate, proprio perché il credente nato di nuovo è strumento di Dio, e tutto l'amore che abbiamo ricevuto da Dio, tuttii suoi insegnamenti, tutte le sue benedizioni non le possiamo tenere per noi soltanto, ma le dobbiamo condividere con il nostri fratelli; non più solo perché questa è la volontà di Dio, ma a questo punto anche perché, quando noi l'abbiamo amato come egli ci chiede, essadiventa la nostra stessa volontà. Una fede chiusa in se stessa, vissuta in un eremo non è ciò che Dio ci chiede; lui vuole che noi operiamo nel mondo perché possiamo essere suoi strumenti e suoi testimoni. Quanto più un cristiano è perfetto nell'amore di Dio, tanto più si pone come obiettivo l'amore verso il suo prossimo, ed agisce di conseguenza, a seconda della missione che è chiamato a svolgere da Dio, in base alle necessità che si presentano davanti a lui, e ai doni che ha ricevuto.
ohn Wesley era più che mai convinto del ruolo sociale del cristiano, proprio perché era conscio del compito che un credente doveva svolgere nel mondo, e per questo non ha mai disgiunto la predicazione dell'Evangelo dalle c.d. "opere diaconali": costruire ospedali laddove la gente soffriva e moriva per mancanza di cure adeguate; aprire scuole laddove c'era un diffuso analfabetismo; o anche difendere i diritti sociali, civili e politici, laddove erano palesemente violati, per Wesley era una manifestazione concreta dell'amore verso il prossimo, al pari della predicazione dell'Evangelo a quegli uomini che erano ancora lontani dalla grazia di Dio.
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Al termine del percorso di santificazione il cristiano arriva a quella che Wesley definiva "la perfezione cristiana" o "piena santificazione".Perfezione non intesa però secondo il termine latino "perfectus" (privo di errori o difetti, senza peccato, arrivato), ma piuttosto secondo ilgreco "téleios" (perfettibile, crescita, viaggio, portare a termine, proporsi di raggiungere il punto finale), e come solea dire lo stesso Wesley: "La perfezione che insegno è perfetto amore: amare Dio con tutto il cuore e ricevere Cristo come Profeta, Sacerdote e Re che unico regnasui nostri pensieri, parole ed azioni".
In altre parole la santità del cuore e della vita ha come scopo di raggiungere l'amore perfetto; la perfezione è: avere il cuore ricolmo dell'amore di Dio.
Una delle più grandi battaglie interiori che Wesley combatté per tutta la sua vita fu proprio quella per diventare come Dio lo voleva, cioècrescere verso la perfezione cristiana sotto la costante guida di Dio. Dobbiamo dire che anche per lui fu un percorso tutt'altro che facile; anche lui ebbe le sue eccelse vette e i suoi momenti bui; così come ognuno di noi ha sperimentato o è destinato a sperimentare nella sua vita di credente, perché sappiamo di dover lottare costantemente contro le potenze del mondo materiale che fanno di tutto per sviare, se ciò fosse possibile, anche gli Eletti, e certamente queste potenze sono una costante minaccia che incombe sulla nostra santità di cuore e di vita. D'altro canto noi sappiamo di non essere mai soli ad affrontare queste terribili minacce; l'uomo nato di nuovo cammina ed opera con Dio ogni istante della sua vita, rendendo possibile sia la sua progressiva santificazione, sia il raggiungimento della perfezione cristiana.
In questo modo le parole della scrittura "Siate santi, perché io sono santo" non sono soltanto un comandamento o un precetto che il Signore ci da e ci invita ad osservare, ma diventano anche un meraviglioso riconoscimento che lui ci dona ancor prima che noi entriamo materialmente nella gloria del suo Regno Celeste con un nuovo corpo risorto incorruttibile. Già su questa terra, infatti, benché ancora dominata dal maligno, noi in virtù del sangue di Cristo che ci ha riscattati e liberati dal peccato e dalla morte, siamo già oggi dichiarati degni di essere in comunione con il nostro Padre Celeste, ossia d'essere "santi come lui è santo", e quindi Eletti a stare con Lui già da ora.
KKKKK