Santificazione e Divinizzazione


Il filo che lega l'uomo a Dio è sempre stato doppio: l'uomo creatura di Dio, e l'uomo immagine di Dio. Nel corso dei secoli, tuttavia, le diverse dottrine e teologie (ebraica prima e cristiana poi) hanno posto l'accento ora su uno ora sull'altro aspetto. Questa doppia visione è presente nella Bibbia già nel libro della Genesi,
dove i primi capitoli  sembrano essere il risultato di una "fusione" di due diversi racconti della creazione.

In Gen. 2:7 è detto: "Dio il SIGNORE formò l'uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l'uomo divenne un'anima vivente"; questa è la genesi umana secondo la prima visione, quella dell'uomo "creatura di Dio". In Gen. 1:26a è detto invece: "Poi Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza"; questa è la genesi umana secondo la visione dell'uomo "immagine di Dio".

La caduta di Adamo è comunemente accettata come il punto in cui la comunione tra Dio e l'uomo si è spezzata, sia che vediamo l'uomo come la "creatura", che ha tradito il suo creatore, accettando come valida la parola dell'avversario (il diavolo), piuttosto che quella di Dio, quando il "Il serpente disse alla donna: «No, non morirete affatto; ma Dio sa che nel giorno che ne mangerete, i vostri occhi si apriranno e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male".
Gen.3:4-5; sia che vediamo l'uomo come "l'immagine", che ha preteso di separarsi da Dio e diventare lui stesso come dio.
Dopo la caduta di Adamo l'uomo (l'umanità) si è allontanato da Dio in maniera irreversibile perché ad essere messo in discussione è stato, sia il ruolo di Dio come padre creatore dell'uomo, sia Dio come fonte/origine della divinità (unico essere divino).
La sfida portata dall'avversario di Dio, Satana, verte proprio sul riuscire a negare il ruolo di Dio come creatore, e soprattutto come "dio". Satana si vuole sostituire a Dio, e per riuscirci si serve dell'uomo, facendo in modo che l'uomo scelga Satana come suo dio.
L'azione di Satana nella storia umana, tuttavia, è stata duplice: da un lato tesa a presentare all'uomo una divinità cui rendere culto, diversa da Dio, e da questa azione discende tutta la storia del paganesimo;
dall'altra tesa a negare l'esistenza di Dio stesso, infondendo nell'uomo il desiderio di essere lui il "dio di se stesso" (ateismo).
Anche se le due azioni hanno il comune obiettivo di allontanare l'uomo da Dio, è evidente come le strategie alla base delle stesse siano differenti.

Dopo la caduta di Adamo, Dio cercò di ricucire lo strappo con l'umanità, o almeno con una piccola parte di essa; quella parte che nonostante il tradimento iniziale, aveva mantenuto il ricordo del suo vero creatore. Dio ripartì da un uomo solo, Abraamo, e da lui trasse un intero popolo, Israele, che definii: "il suo tesoro particolare" e a cui rivolse l'invito: "siate
santi, perché io sono santo
" (Lev 19:2).
La legge che Dio diede a Mosè per il suo popolo avrebbe dovuto riportare quella piccola parte d'umanità in armonia con il suo creatore.
Durante questo lungo periodo, tuttavia, l'opera dell'avversario è stata molto intensa e si è concentrata principalmente sul contendere con Dio circa la sua unicità;
Israele era continuamente tentato dalle false divinità dei popolo vicini, Dio era costantemente messo in concorrenza con i vari demoni che i nemici d'Israele adoravano.
E' evidente come durante questo periodo Satana non mettesse in discussione né l'esistenza di Dio, né la sua divinità, bensì la sua unicità divina.
L'uomo in questo periodo è visto soltanto come una creatura che ha perso ogni immagine di Dio, anzi, ogni tentativo di divinizzare un uomo è sempre stato avversato con forza dai sacerdoti ebraici. Questa sarà poi una delle più gravi accuse rivolte dai Giudei a Gesù Cristo, che osò dichiararsi figlio di Dio, e quindi lui stesso divino! Ma Gesù si difende da quest'accusa proprio citando quel passo della scrittura che afferma la divinità dell'uomo, perché creato ad immagine e somiglianza di Dio; infatti: "Gesù rispose loro (ai Giudei) : «Non sta scritto nella vostra legge: "Io ho detto: voi siete déi"?" Gv10:34.

La Legge di Mosè ha ben presto mostrato tutti i suoi limiti;
Israele lungi dal diventare santo come Dio lo voleva, così dopo molteplici tentativi fatti da Dio per ricondurre Israele all'ubbidienza della Legge, è Dio stesso che abbandona Israele, sia pure a malincuore, per un lungo periodo (i quattro secoli di silenzio profetico che vanno da Malachia a Giovanni il Battista), fino a quando Dio Padre decide che i tempi sono maturi perché non solo Israele, ma anche l'intera umanità sia riconciliata con lui.
Questa volta Dio Padre si manifesta ai suoi figli assumendo lui stesso natura umana nella persona di suo figlio Gesù Cristo, "il dio fattosi uomo"!
Cristo rinchiude in sé la doppia natura umana e divina. Umana come lo era Adamo prima della caduta, ovvero senza peccato; divina in quanto figlio di Dio e lui stesso Dio.
Cristo si ripropone a questo punto come l'uomo "immagine" di Dio, che era stata messa da parte per tutto questo tempo per timore che l'uomo, oltre a cadere nel peccato di venerare altre divinità che non fossero l'unico Dio, cadesse anche nel peccato di considerare se stesso, ossia ciò che è soltanto una creatura, una divinità degna d'essere venerata accanto o al posto di Dio.
Tuttavia questo recupero dell'uomo fatto ad immagine di Dio era necessario, anche se poteva offrire all'avversario un'altra occasione per far cadere l'uomo, inducendolo a farsi lui stesso dio. Infatti Adamo era "immagine" di Dio prima della caduta, e allo stesso modo, l'umanità redenta per grazia col sangue di Cristo, ritorna ad essere "immagine" di Dio, pur rimanendo una creatura di Dio.

Riassumendo: Israele peccò mettendo Dio sullo stesso piano delle altre false divinità (Satana e i suoi angeli caduti), ma non peccò per aver venerato l'uomo come fosse una divinità (salvo casi eccezionali) perché in quel tempo l'avversario trovò più conveniente seguire la prima strategia per traviare l'umanità.
Non appena Cristo riafferma la figura dell'uomo come "immagine" di Dio, essendo lui il primo uomo nuovo riconciliato con il Padre, però, l'avversario ha cambiato la sua strategia: da prima favorendo la diffusione di alcune eresie, come quella gnostica, dove l'uomo spirituale, emanazione e non creatura di Dio, viene precipitato nella materia per opera di un dio malvagio, il dio dell'antico testamento, per poi essere elevato in una sorta di stato superiore staccato dalla realtà del mondo, dal Cristo, visto come il figlio del dio buono del nuovo testamento;
in un secondo momento introducendo una vera e propria "venerazione", da parte di tutti i credenti, di quegli uomini e quelle donne che, in vita, hanno dimostrato di essere stati pienamente in armonia con Dio (i cd santi della tradizione popolare).
L'inganno dell'avversario in quest'ultimo caso è ancora una volta diretto a negare l'unicità di Dio, facendo però leva questa volta, non sulla falsa divinità delle creature celesti (angeli caduti), bensì sulla strumentalizzazione della santificazione di quegli uomini che nella loro vita terrena hanno raggiunto la piena comunione con Dio.
Ai nostri giorni l'ultimo inganno di Satana è tornato ad essere quello di negare l'esistenza di Dio, facendo dell'uomo il dio di se stesso. L'era dei lumi e della ragione in fondo altro non sono che il pieno ed autonomo raggiungimento della conoscenza del bene e del male da parte dell'uomo! 
Nulla di nuovo in fondo, Satana si ripete, utilizzando la stessa strategia che usò con Adamo;
ancora una volta l'uomo desidera diventare lui stesso dio per non aver più bisogno di Dio!
Questo per completezza dell'esposizione, ma ciò esula dall'oggetto di questa riflessione.

L'uomo è dunque sia creatura, sia immagine di Dio, e dopo l'avvento di Cristo nessuno di questi due aspetti può più essere ignorato, pur consapevoli degli inevitabili rischi che si presentano davanti a noi. Essere fedeli servitori di Dio in verità non è mai privo di rischi, non lo è mai stato e mai lo sarà, fino all'ultimo giorno l'avversario userà tutti i mezzi a sua
disposizione per combattere i figli di Dio; questo è bene tenerlo sempre presente, specialmente quando, di fronte a certe situazioni delicate, saremmo tentati di scegliere la via più facile, quella che ci consiglia di lasciar perdere, di non affrontare certe questioni e non toccare certi argomenti che potrebbero risultare pericolosi e poco opportuni.

La santificazione e la divinizzazione sono certamente tra quelli, e forse questo è anche il motivo per cui i teologi, le chiese e in ultimo i fedeli, preferiscono evitarli, ove possibile.
Se vogliamo servire la causa di Dio però, dobbiamo prima di tutto fare chiarezza sui suoi insegnamenti; questo è l'unico modo che ci permette di smascherare le falsità e le bugie che l'avversario ha gettato su questi due importanti temi, facendone un argomento sconveniente, specialmente in alcuni settori della cristianità e nella loro teologia, specialmente in quelli evangelici.
Non a caso i termini Santificazione e Divinizzazione sono spesso utilizzati rispettivamente dalle chiese e teologie cattolica ed ortodossa, nonché dalla cultura popolare, quest'ultima in modo chiaramente improprio.
John Wesley, evangelico di origine anglicana, quindi sufficientemente vicino al cattolicesimo da un lato, ma sicuramente un autentico evangelico risvegliato dalla Spirito Santo dall'altro, ha riscoperto il significato profondo di questi due termini, fondando su di essi, non solo la sua principale teologia, ma anche un vero e proprio cammino spirituale; da prima personale, ma ben presto messo a disposizione di tutti gli uomini di fede, proprio secondo la visione metodista sempre aperta sul mondo e pronta a riversare in esso i doni materiali e spirituali ricevuti da Dio.
Wesley si nutrì sicuramente sia della dottrina cattolica della santificazione, sia e forse in modo particolare di quella ortodossa della divinizzazione, che per certi versi sono simili, ma che affrontano il tema da angolatura diverse, e Wesley,
con l'aiuto e la guida dello Spirito Santo, ha saputo coniugare e dare una visione unitaria a quella che potremo definire la dottrina della Santificazione/divinizzazione cristiana.

Ricordando sempre che l'uomo è, sia "creatura", sia "immagine" di Dio, perché se scindiamo queste due realtà rischiamo d'andare fuori strada, diamo un attimo per assodata la prima definizione, che è universalmente accettata nelle nostre chiese, e concentriamoci sulla seconda.
Proviamo a ripercorrere il cammino che lo stesso Wesley ha (presumibilmente) fatto, usando la mia sensibilità di un credente, ovvero ciò che lo Spirito Santo mette nel cuore.
L'affermazione che l'uomo è stato fatto ad immagine e somiglianza di Dio può essere intesa in diversi modi;
tra le molte interpretazioni possibili, quella più adatta in questo caso è che noi (l'antico Adamo, e l'uomo nuovo nato da Cristo) abbiamo ricevuto e conserviamo in noi stessi una potenzialità divina, qualcosa che Dio ha dato soltanto a noi e a
nessun altra sua creatura terrena.
Non per questo siamo "una brutta copia di Dio", ma in noi c'è qualcosa di Lui, che non ci toglie la nostra umanità, ma certo ci fa guardare alla nostra vita con una speranza, come diceva Gesù Cristo: "Essi (i credenti) non sono del mondo, come io non sono del mondo" Gv 17:16
E' in virtù di questa particolarità che l'umanità ha una speranza oltre questa vita, la speranza che si è concretizzata in Cristo morto e risorto.
In origine tutta l'umanità aveva questa potenzialità, perché era stata creata ad "immagine" di Dio, ma dopo la caduta di Adamo questa potenzialità non è stata più operativa, perché il peccato originale ha trasformato la somiglianza in "dissomiglianza" (scimmia), come insegnato nella teologia ortodossa.
L'uomo a questo punto non poteva fare più nulla per ritornare in armonia con Dio, per rendere nuovamente possibile questa somiglianza; soltanto Dio poteva porre rimedio al peccato di Adamo.
Ecco allora che Dio ha agito attraverso suo figlio donando nuovamente all'umanità l'opportunità di riavvicinarsi a lui. Per grazia soltanto, non per opere (inutili ed inefficaci, come dimostrato dall'esperienza di Mosè ed Israele), e il tutto mediante la fede in Cristo.
La potenziale riconciliazione di Dio con l'uomo è attuata attraverso la grazia di Dio, che mediante il sangue di Cristo lava il peccato d'Adamo e ristabilisce l'immagine di Dio nell'uomo.

Ecco la grazia preveniente di Wesley, che opera prima di ogni azione umana.
Questa grazia va afferrata, va fatta propria da ciascuno di noi; è come una treno che passa e su cui noi dobbiamo salire. Il biglietto è gratuito, c'è posto per tutti e tutti sono invitati a salire, nessuno escluso, perché la grazia è universale, così come la creazione è stata universale.
All'uomo è chiesto una sola cosa: salire a bordo del treno, accettare la grazia offertaci da Cristo, ossia avere fede in lui.
Avere fede tuttavia, non significa semplicemente: "credere che Gesù Cristo è il figlio di Dio";
non basta credere che quel treno che passa può portarmi a destinazione. Per arrivare effettivamente a destinazione, devo prima salire su quel treno! In altre parole "avere fede in Cristo" significa accettare Cristo come mio personale salvatore, e conseguentemente fare la sua volontà "Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma
chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
"(Mt 7:21).
La fede trasforma l'uomo vecchio in una nuova creatura; l'uomo vecchio è morto sulla croce con Cristo e un uomo nuovo è risuscitato con lui (Ro 6:6).
L'uomo nato di nuovo, d'acqua e di Spirito, è una nuova creatura, libero dal peccato, e diventa la dimora dello Spirito Santo.

"Lo Spirito Santo testimonia direttamente al nostro spirito che noi siamo figli di Dio" (Ro 8:16). Secondo Wesley questo era il primo passo del cammino di santificazione di un credente, ossia di un uomo nato di nuovo, ritornato ad essereimmagine di Dio come lo era Adamo prima della caduta. Sempre Wesley definiva la santificazione cristiana come un cammino che durava tutta la vita terrena del credente, ma che tuttavia doveva portarci già su questa terra alla "perfezione cristiana", e questo perché l'uomo nuovo, fatto ad immagine di Dio, è già capace di perfezione, sia pure soltanto potenziale, fin quando vivrà sulla terra corrotta dal Principe del Mondo. E' evidente come la giustificazione per fede e la conseguente nuova nascita siano destinate a trasformare veramente l'uomo; non si tratta soltanto di metafore, bensì di cambiamenti reali della natura spirituale dell'uomo.

La nuova nascita non rigenera il corpo ovviamente, che rimane corruttibile e destinato alla morte, in attesa della risurrezione e del nostro nuovo corpo incorruttibile, come quello che aveva Cristo quando, risorto dal sepolcro, si presentò ai suoi Apostoli in carne ed ossa e mangiò con loro, per dimostrare che non era uno spirito, ma un essere celeste corporeo. La nuova nascita rigenera lo spirito del credente riportandolo in comunione con il suo creatore; l'uomo nato di nuovo è già immagine di Dio in spirito ed è in comunione con lui attraverso lo Spirito Santo, che dimora in lui e lo guida nel suo cammino di santificazione. Santificazione come continuo perfezionamento ed avvicinamento a Dio dunque. La vita terrena dell'uomo nuovo la dobbiamo vedere come una sorta di scuola, o percorso formativo, che gli permette di conformarsi sempre più alla volontà di Dio.

Poiché la volontà di Dio è chiaramente espressa nella Scrittura, e si concreta nell'adempimento dei due fondamentali insegnamenti/comandamenti: "Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente" e "Ama il tuo prossimo come te stesso", tutta la vita e l'opera del credente saranno rivolte all'adempimento dell'amore, perché così ci vuole Dio. La comunione con Dio Padre per mezzo della Parola vivificata dallo Spirito Santo, che hanno portato il credente ad essere un uomo nuovo,lo hanno perciò trasformato in qualcosa di molto diverso dall'uomo carnale, e conseguentemente la sua nuova natura non può rimanere nascosta, come la città che non si può nascondere sulla montagna. Non è più l'uomo che opera da solo, a questo punto, ma Dio stesso che opera attraverso l'uomo: "non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" è scritto in Gal 2:20, proprio perché la comunione uomo-Dio trasforma l'uomo in una creatura non più autonoma (separata) da Dio, ma in una sua simbiosi. Anche l'immagine della vite e dei tralci usata da Cristo in Giov. 15:5 non è soltanto metaforica, ma rappresenta la realtà vera del credente che non è più separato da Dio, perché con Cristo diventa "parte di Dio".

La teologia ortodossa afferma senza censure che Dio si è fatto uomo in Cristo affinché l'uomo diventasse Dio; questa è la divinizzazione! Il credente non diventa ovviamente divino in quanto tale, ne il santo possiamo considerarlo una sorta di semi-dio, come vorrebbe la tradizione popolare; se però noi siamo i tralci e Cristo è la vite, anche noi siamo la vite, perché i tralci sono parte della vite, a patto che rimangono attaccati alla vite ovviamente! L'uomo separato da Cristo è il tralcio tagliato da Dio, che è destinato a seccarsi perché in lui non scorre più la linfa vitale (il nutrimento), che è lo Spirito Santo. L'uomo nuovo è il tralcio saldamente attaccato alla vite di Cristo, e per questo già ora parte di Cristo (santo) e quindi attraverso Cristo anche "divino".

Non può però esiste nessuna santificazione o divinizzazione dell'uomo quando e se l'uomo è separato da Dio; non è quindi mai l'uomo in séad essere o poter diventare santo o divino, perché l'uomo può soltanto raggiungere questo stato quando è in perfetta comunione con Dio attraverso Cristo e l'opera dello Spirito Santo. Il peccato di Adamo fu quello di desiderare un'esistenza autonoma dal suo creatore, e su questo insano desiderio fece leva Satana, che lo convinse a recidere il suo legame con Dio; ma la verità è che l'uomo non è una creatura autonoma, né mai potrà esserlo, perché è stata creata come "una parte di Dio", a sua immagine appunto, e come l'immagine scompare se si allontana dall'originale che la riflette, così l'uomo ritorna alla polvere senza speranza se non rimane col suo creatore, in perfetta comunione con lui, come l'immagine è perfetta rappresentazione dell'originale.

La scrittura ci spiega questa verità fondamentale, insegnandoci nel contempo come raggiungerla, e non a caso Gesù Cristo ci ha detto: "Se uno vuole venire dietro me, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Mar 8:34). Questa è l'unica strada possibile, quella che ci riporta in comunione, o meglio ancora, in unità spirituale con Dio, santi e divini come lui è santo e divino, partecipi della sua stessa natura per il suo immenso amore e la sua generosità, che ci ha prima creati e fatti partecipi con lui fin dalle origini del mondo, e poi, dopo la nostra ribellione, recuperati alla vita e confermati suoi figli in Cristo Gesù, suo figlio.