Sapersi accontentare
Testi: Ebrei 13: 5-6; 1° Timoteo 6:6-10
Un tema molto caro al Signore Gesù Cristo, che ha segnato una svolta tra il Vecchio Israele e il Nuovo Popolo di Dio, è l’amore verso Dio e il distacco conseguente dalle cose (ricchezze) terrene.
Se infatti nell’Antico Testamento beni e ricchezze erano viste come altrettante benedizioni di Dio verso l’uomo a lui fedele (vedasi ad esempio Giobbe e Salomone), con l’annuncio dell’Evangelo di Gesù, il denaro e la ricchezza in genere sono presentate sotto una nuova luce; essi non cessano d’essere doni o benedizioni di Dio per le necessità dell’uomo, ma è detto ben chiaro che l’uomo non deve porre in esse la propria fiducia (salvezza), perché quel ruolo è riservato a Dio. Così è detto: “la vostra condotta non sia dominata dall'amore del denaro” (Eb 13:5) e ancora “…l'amore del denaro è radice di ogni specie di mali” (1° Tm 6:10), per non citare che i passi della Scrittura proposti oggi.
L’invito che il Signore fa a ciascuno dei suoi discepoli è quindi quello di essere “morigerati”, ovvero di sapersi accontentare di ciò che Lui stesso provvede ai bisogni dei propri fedeli, e non ricercare pertanto quella pretesa sicurezza della vita nell’abbondanza di ricchezza, votando la propria vita alla ricerca della ricchezza, anziché alla ricerca della parola di Dio.
Il Signore ci vuole allora dei pezzenti che vivono con pochi messi?
A questa domanda cosa rispondiamo?
No, il Signore non trae né gioia, né soddisfazione nel vedere i suoi discepoli che vivono nell’indigenza, ma anzi si prende cura di loro facendo sì che nulla manchi.
Il messaggio che però ci da il Signore è un altro: non attacchiamo il cuore alla ricchezza perché non è da essa che deve dipendere la nostra vita, ma dalla nostra fede(ltà) al Signore, nella sua capacità e disponibilità a fornirci tutto ciò di cui abbiamo bisogno per vivere bene già qui sulla terra.
C’è chi nel corso del tempo ha interpretato questo insegnamento con un rigore fin troppo fondamentalista, rinunciando ad ogni bene terreno per paura di cadere preda alle lusinghe del Principe del Mondo. Questo tuttavia non è il giusto atteggiamento che ci chiede il Signore.
Per fare un esempio, un po' provocatorio, possiamo dire che un credente è simile ad un “barista astemio”, ovvero ad una persona che pur lavorando a costante contatto con bevande alcoliche, non si lascia da loro tentare, ma le sa invece dominare proprio perché consapevole della loro pericolosità!
Il denaro è utile per ciò che può servire, ma il denaro stesso che ci serve al credente è provveduto direttamente dal Signore nel tempo e nella misura necessaria, senza che il credente debba legare il proprio cuore e la propria mente alla costante ricerca del denaro.
Ciò che abbiamo è ciò che il Signore ci ha donato, e per questo dobbiamo essergliene grati, ma il soddisfacimento dei nostri bisogni sono assicurati dalla completa fiducia che dobbiamo riporre nel Signore. Le Sacre Scritture dichiarano che Dio si prende cura di noi ogni giorno, che non ci lascia e non ci abbandona, ma spesso non mettiamo in pratica quanto sappiamo e diciamo.
Diciamo di avere fede in Dio ma poi dubitiamo di Lui, della sua volontà di intervenire nelle nostre vite per assicurarci ciò che ci serve, e quindi subentrano preoccupazioni e paure per l’oggi e per il domani. Mettiamo così Dio da parte e cerchiamo di fare da soli, il cd “aiutati che il ciel ti aiuta”, che molti “credenti a metà” usano dire per giustificare il loro impegno diretto, non adeguatamente supportato dalla preghiera e dalla fede nel Signore.
Così facendo però cosa stiamo facendo? Non stiamo forse dubitando nella potenza e nell’amore di Dio per noi? Non è forse come se dubitiamo della sua fedeltà?
Quando ci comportiamo così non agiamo secondo fede, ma pretendiamo soltanto di averne, quando in realtà è soltanto “apparenza di fede”.
E’ un po' come, per fare un altro esempio, se andando a fare il pieno di benzina alla pompa, mi premuro di averne già una tanica in macchina, perché penso che magari la pompa è a secco, non funzionerà e non mi erogherà la benzina richiesta…
Nel nostro rapporto con Dio, così come nella vita quotidiana, dobbiamo avere piena fiducia che ciò che è stato promesso da Dio sarà da Lui mantenuto.
Dobbiamo essere pienamente convinti che il Signore si prende cura dei Suoi figli, e noi in quanto tali dobbiamo concedergli fiducia.
Non nei nostri mezzi, non nel denaro o nelle ricchezze dunque dobbiamo basare la nostra vita, ma nella Parola di Dio che è veritiera e non viene mai meno, a patto che noi abbiamo fede vera in Lui e non tentenniamo cercando surrogati: Dio non è la ruota di scorta che teniamo nel baule della macchina per paura di forare! No Dio è colui che provvede per ogni necessità se confidiamo in Lui con fede, agendo secondo la Sua volontà in ogni ambito della nostra vita. AMEN