Sicurezza della salvezza

Testo: Luca 23:33-43

 

Il racconto della crocifissione di Cristo, l’immagine di Lui sulla croce, giustiziato come fosse un criminale fra altri criminali, oscura di fatto le due figure minori dei condannati che insieme a Lui subiscono il supplizio della morte in croce, eppure questa immagine ci dovrebbe indurre a non fermarci al solo dolore che il Signore patì per la nostra salvezza.

La prima cosa che dovremmo notare, e ricordare, è che Cristo, figlio di Dio e figlio dell’uomo, ha scelto di morire da uomo a tutti gli effetti; morto al pari di altri due uomini, quindi, siamo di fronte ad un Dio che si è fatto uomo, vissuto e morto da uomo.

La seconda cosa è la sua condanna da innocente. Anche in questo caso Cristo ha percorso la strada che molti uomini credenti hanno percorso e percorreranno dopo di lui, ossia il martirio per la fede.

Questo testo però ci mostra una terza realtà destinata a ripetersi nel tempo a venire fino alla fine dei tempi, ossia la reazione dell’umanità di fronte alla salvezza offerta dal sacrificio di Gesù Cristo.

L’umanità intera è ben rappresentata dai due ladroni crocifissi con lui;

un’umanità colpevole di ribellione verso il suo Dio creatore, ossia da Adamo in avanti l’umanità è stato un susseguirsi di ribellioni e tradimenti verso Dio, che la Scrittura ci presenta sotto forma di “peccato”;

un’umanità quindi condannata a morte, figurativamente sulla croce, per scontare le proprie colpe…

ma qualcosa di nuovo, di inaspettato accade, ossia in mezzo all’umanità colpevole appare il Figlio di Dio che accetta di condividerne le sorti, nella condanna a morte sulla croce ma anche nella risurrezione a vita eterna dopo un breve periodo trascorso agli inferi.

Un’opportunità unica, diremmo oggi “irripetibile”, eppure davanti a questa generosa prospettiva, l’umanità si divide ancora una volta in due fazioni:

una parte di essa, il ladrone pentito, si riconosce colpevole, e accettando la giusta punizione per le proprie colpe, ossia la morte inesorabile che accomuna l’unico giusto con i molti colpevoli, e chiede perdono a Dio e lo invoca pregandolo di accoglierla nel suo regno quando la risurrezione promessa dal Signore si compirà;

l’altra parte però, ancora nel poco tempo di vita rimastagli, rifiuta di chiedere perdono a Dio, ma anzi lo sfida apertamente a dimostragli d’essere veramente Dio evitandogli la morte, incapace di comprendere che è proprio la morte del Figlio di Dio e di tutta l’umanità peccatrice, la necessaria premessa per la risurrezione a vita eterna.

Ecco perché i due ladroni, con il loro comportamento, rappresentano l’intera umanità, così come il loro destino sarà quello di tutta l’umanità quando dovrà affrontare il giudizio di Dio, ossia la morte che tutti noi siamo destinati a passare come il vaglio del grano e della pula.

Forse oggi ci domandiamo come ci siano ancora tante persone che rifiutano di accettare il Signore come il loro personale salvatore, ma la cosa non dovrebbe meravigliarci giacché chi più dei due ladroni ha avuto Cristo vicino? Proprio ad un istante dalla morte, quando ormai non c’era più null’altro in cui potessero sperare, due persone hanno reagito in modo così diverso avendo “fisicamente” a fianco il Figlio di Dio.

Uno di loro era consapevole che la sua vita di peccatore era giunta al termine, però, avendo riconosciuto in Gesù di Nazaret il Figlio di Dio, lo ha seguito nella morte con la speranza della risurrezione, e il Signore gli ha confermato la bontà della sua scelta: “Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso”, mentre l’altro, benché altrettanto consapevole che la sua vita di peccatore era giunta al termine, rifiuta di riconoscere in Gesù il Salvatore nella morte che li sta accomunando e lo schernisce: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!”.

Il loro destino comune fino alla morte, sarà ben diverso dopo il giudizio della risurrezione, e questo destino sarà comune a tutta l’umanità che alla risurrezione sarà divisa da Dio nelle due umanità, dei capri e degli agnelli, dei dannati e degli eletti, di quelli che scenderanno negli inferi e di quelli che saliranno in paradiso… due destini che non potrebbero essere più diversi, ma che saranno decisi proprio in base alla scelta che ciascuno di noi farà in questa vita, quando accetterà o non accetterà nel proprio cuore Gesù Cristo come suo personale salvatore.

Cari fratelli in Cristo, se noi abbiamo accettato Gesù, benché colpevoli, tuttavia, la nostra colpa è stata cancellata, perdonata; siamo stati graziati dal Signore, e pur dovendo passare attraverso la morte, dopo di essa vedremo la risurrezione gloriosa a fianco del nostro Signore Gesù Cristo, e questa promessa noi sappiamo che è vera perché nessuna promessa di Dio è mai stata da Lui disattesa; soltanto riponiamo tutta la nostra vita nelle sue mani, ora e sempre. AMEN