Soli Deo gloria
Testi: Genesi 25: 19-33 Luca 9: 46-50
“Soli Deo gloria”, ossia, soltanto a Dio sia la gloria; sotto la benedizione di queste parole molti uomini hanno operato nel corso dei secoli, ma le loro azioni sono state veramente dirette a glorificare Dio?
Per dare maggior gloria al nome di Dio, infatti, gli uomini si sono odiati ed uccisi a vicenda, il tutto nel nome di quel Dio che invece ha detto loro: “…amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati” e ancora, “amate i vostri nemici… fate del bene a quelli che vi odiano…”.
E’ vero che nel mondo regna il Principe di questo mondo, che fa di tutto per traviare l’umanità ed allontanala da Dio, ma è pur vero che chi ricerca Dio con tutto il cuore, e fa la sua volontà, resiste al Maligno. E allora com’è potuto accadere che dei credenti si siano odiati al punto di uccidersi tra loro? Non siamo tutti noi servitori dello stesso ed unico Dio? Il Dio d’Abraamo?
Fino a quando l’uomo continuerà a guardare a Dio da lontano ed in modo distaccato, anziché vedere in lui un padre, amorevole e sempre presente, le contese non cesseranno!
Fino a quando l’uomo porrà se stesso al centro, e Dio ai margini della propria esistenza, saranno le divisioni e le contese a prevalere.
Amare Dio sopra ogni cosa, significa porre veramente Dio al centro della nostra vita;
amare il prossimo come noi stessi significa veramente considerare noi stessi alla pari di tutti gli altri uomini!
Non è Dio ad essere nostro, per quanto egli ci ami, ma siamo noi ad appartenere a Lui;
così come un padre che ha molti figli è il padre di ciascuno di loro, nessuno di loro singolarmente può considerarsi l’unico figlio di suo padre, e il nostro Padre Celeste ha tanti figli, resi tali dal sacrificio sulla croce dell’unico Figlio: Gesù Cristo.
Purtroppo avviene che ognuno di noi vorrebbe essere l’unico figlio di suo Padre;
e anche quando riconosciamo d’avere dei fratelli, in cuor nostro vorremmo essere il figlio maggiore!
Spesse volte le liti più cruente scoppiano proprio all’interno delle famiglie, tra gli stessi fratelli, per contendersi l’eredità del padre come fecero Esaù e Giacobbe.
In questo modo possiamo spiegare il perché i credenti nel Dio d’Abramo: Ebrei, Cristiani e Musulmani, si odiano e litigano tra di loro, ognuno rivendicando per sé la primogenitura.
Ma i fratelli che disprezzano i loro fratelli, così facendo, non fanno la volontà del Padre.
Ognuno dei figli è convinto, giustamente, di fare la volontà del Padre così come l’ha ricevuta attraverso la Parola; purtroppo, ognuno è altresì convinto, essendo questa volta in errore, che il suo agire sia l’unico agire in linea con la volontà del Padre, e quindi pensa che gli altri siano in errore.
Sono l’orgoglio dell’uomo e il suo ego, i punti su cui il Principe del mondo fa leva per allontanare l’uomo dall’amore di Dio.
Quando l’uomo pone se stesso al centro, non fa più la volontà di Dio, ma quella del mondo, e tutti gli uomini cadono in questa trappola sapientemente preparata dal Maligno.
E’ perciò difficile servire Dio prima di tutto il resto, e nello stesso tempo non giudicare noi stessi superiori al nostro fratello.
Gi stessi Apostoli del Signore si domandavano chi di loro fosse il più grande, perché anche loro, pur così vicini a Dio, vivevano pur sempre nel mondo.
Allora il Signore rispose loro dicendo che: “…chi è il più piccolo tra di voi, quello è grande”.
Soltanto quando noi ci facciamo piccoli e mettiamo la volontà di Dio al centro della nostra vita, possiamo farla pienamente e nel contempo lasciare che gli altri la facciano a loro volta; senza invidie, senza contese, senza ostilità, senza risentimenti di sorta, come purtroppo è avvenuto fino ad oggi, e non solo tra i figli del Dio d’Abramo, ma anche all’interno della stessa chiesa di Cristo.
Diciamoceleo francamente: è normale per un figlio essere un po’ geloso del proprio fratello, quando sembra che questi riceva dal padre una maggiore attenzione; tuttavia noi sappiamo che il padre è giusto, ama i suoi figli come carne della sua carne, e non fa differenze fra loro, pur dando a ciascuno di eseguire il compito che egli ritiene più adatto ad ognuno.
Spesso però ci risulta difficile accettare questo perché i nostri cuori sono duri e non rivolti al Signore come dovrebbero.
Ora la Chiesa di Cristo sulla terra ha avuto fin dalle sue origini la sua ragione d’essere nella diffusione dell’Evangelo del Signore; essa è stata fin dal principio lo strumento attraverso il quale Dio Padre ha diffuso e fatto conoscere la Parola, all’umanità; dalla Palestina fino alle più remote regioni della terra.
La Chiesa di Cristo è stata il custode della Parola, quando il Principe del mondo mediante i suoi servi ha cercato di distruggerla in tutti i modi.
Lo Spirito Santo però, che è l’unico vero depositario della Parola dopo l’ascensione di Cristo in cielo, ha protetto la diffusione dell’Evangelo, affinché esso continuasse ad essere proclamato alle generazioni future e giungesse fino a noi.
E’ evidente che non è la Parola al servizio della Chiesa, ma è la chiese ad essere al servizio della Parola!
Purtroppo chi era soltanto il custode del tesoro, col passare del tempo si è spesso comportato come se ne fosse il padrone, e anziché operare affinché il tesoro fosse preservato ed usato a favore di tutti, se n’è impossessato per trarne un profitto, personale ed ingiusto.
Allora, com’è avvenuto per i vignaioli malvagi della parabola, il vero padrone del tesoro è venuto, ha tolto il tesoro dalle mani dei custodi poco rispettosi del compito loro assegnato, e lo ha dato ad altri, affinché continuassero a custodirlo ed usarlo per lo scopo cui era stato destinato fin dall’inizio.
Questo non è successo una sola volta nella storia dell’umanità, ma più volte; ogni qualvolta lo Spirito Santo ha giudicato che la Chiesa di Cristo operante sulla Terra non fosse più adeguata ad un’efficace diffusione dell’Evangelo, ha fatto sorgere un’altra Chiesa sorella, cui ha affidato la diffusione della Parola secondo altre modalità, più adatte alle nuove esigenze; e ancora farà questo fino alla fine del tempo presente, ogni qualvolta lo giudicherà necessario.
Questo agire del Signore ovviamente non è stato accolto di buon grado dalla vecchia chiesa, che si è vista privare di ciò che credeva un suo diritto esclusivo, e non un incarico limitato secondo la volontà di Dio; come conseguenza ci sono stati scontri, anche violenti: il fratello maggiore alla nascita del fratello minore ha conteso con lui per spartire l’eredità!!
Già ai tempi di Gesù, l’Apostolo Giovanni rimase turbato da queste cose, e disse: “Maestro, noi abbiamo visto un tale che scacciava i demoni nel tuo nome, e glielo abbiamo vietato perché non ti segue con noi”. Al che Gesù, sapendo cosa passava nel suo cuore, e cosa sarebbe accaduto nei secoli a venire, rispose: “Non glielo vietate, perché chi non è contro di voi è per voi”.
Purtroppo i fratelli stanno ancora litigando a proposito della primogenitura e quando, con fatica, riescono a riconoscersi fratelli, ognuno disputa su chi tra di loro sia il primo, il più grande!
I primi a separarsi sono stati i fratelli monofisiti delle chiese orientali per questioni riguardanti la duplice natura di Cristo; poi i fratelli ortodossi si sono separati dai fratelli cattolici proprio per questioni su chi di loro fosse il maggiore; poi dai fratelli cattolici si sono staccati i fratelli riformati, perché questi hanno giudicato inadeguato il modo in cui i primi proclamavano la Parola; quindi i fratelli riformati si sono divisi in tante chiese, ognuna delle quali ha ricevuto un dono ed una missione da svolgere dallo Spirito Santo: gli Anglicani, i Luterani, i Calvinisti, i Metodisti, i Battisti, gli Avventisti e per ultimi i fratelli Pentecostali, che alcuni ancora faticano ad accettare come pienamente fratelli in Cristo perché nati dopo, e per questo ancora pervasi da una fede giudicata troppo fanciullesca.
Così ogni separazione è stata purtroppo seguita da dispute, dissidi e spesso anche scontri cruenti, e ha comunque lasciato in ogni fratello la convinzione d’essere lui il vero ed unico depositario della Parola; il solo a fare la volontà di Dio, contro gli altri che sono deviati e caduti sotto il potere del Principe di questo mondo. Pensate a quante scomuniche ed anatemi incrociati sono stati lanciati nel corso dei secoli!
In realtà, se è vero che il Male è spesso penetrato nelle chiese fino al punto di condizionarle pesantemente, e questo ha costretto lo Spirito Santo ad intervenire facendo sorgere nuove chiese che potessero custodire e diffondere l’Evangelo secondo le nuove necessità, è altrettanto vero che lo Spirito Santo non si è mai ritirato completamente da nessuna delle Chiese di Cristo sulla terra; fino a quando in una chiesa s’invocherà il nome di Gesù Cristo, là soffierà anche lo Spirito Santo!
Così come ci è detto dall’Apostolo Paolo: “come nessuno che parli sotto l'azione dello Spirito di Dio può dire «Gesù è anàtema», così nessuno può dire «Gesù è Signore» se non sotto l'azione dello Spirito Santo.” (1° Cor. 12,3)
Così come i figli di uno stesso padre sono diversi per carattere, inclinazione e temperamento, così le chiese di Cristo sono diverse; infatti, Dio Padre ha inteso compiere la sua opera utilizzando tutti i mezzi che lui ha ritenuto opportuno, servendosi perciò non di una sola chiesa, con un unico dono, ed un unico compito, ma di molteplici chiese, con doni diversi, aventi compiti diversi tra loro, affinché la diffusione della Parola fosse piena e la salvezza raggiungesse il maggior numero di uomini e donne.
Una cosa dobbiamo tuttavia avere ben chiara: tutte le chiese servono e si riconoscono in un unico Padre e in un unico Signore Gesù Cristo, ciascuna però secondo la chiamata ed i doni che ha ricevuto.
Nessuna chiesa si deve sentire superiore alle altre, e meno di tutto deve pensare d’essere l’unica approvata dal Padre: o perché è più antica, o perché è più recente; o perché è più numerosa, o perché è più elitaria; o perché è più colta, o perché è più spontanea.
Ricordiamoci sempre cari fratelli in Cristo, che sono le chiese ad essere al servizio di Dio e non Dio al servizio delle chiese!
Ciascun credente, ovviamente, aderisce ad una chiesa e ne condivide i principi, gli insegnamenti e le regole; per lui questi sono i punti fermi cui ispirarsi nel proprio servizio al Signore.
Se un fratello per un qualche motivo ritiene di non ritrovarsi più nelle regole condivise dalla sua chiesa, e di preferire quelle di un’altra chiesa, non c’è nulla di male se lui va in un’altra chiesa; questo significa che il Signore lo ha chiamato a servirlo in un altro modo, ma lui continua a servire il Signore e non deve essere per questo biasimato, come purtroppo accade quando qualcuno lascia una chiesa per entrare in un’altra, e questo perché tutte le chiese di Cristo servono Dio.
Quello che è richiesto ad un membro di chiesa è piuttosto di condividere gli insegnamenti della sua chiesa, non perché essi siano migliori di quelli condivisi da un’altra chiesa, no ma perché questo è necessario alla pacifica, fraterna ed armoniosa convivenza di tutti i membri della stessa chiesa.
Questo dovrebbe essere ovvio, purtroppo il cambio di chiesa è reso di fatto la cosa più difficile da fare per una serie di pregiudizi e preconcetti che spesso le chiese istigano nei propri membri, quasi sempre basati sull’errore di fondo che le altre chiese non siano pienamente al servizio di Cristo, ma errino più o meno influenzate dal Principe di questo mondo!
Accettare che tutte le altre chiese siano pienamente al servizio di Cristo, e quindi accettare ciò che loro professano, e dico “accettare”, non necessariamente “condividere”, è però ancora molto difficile per la maggioranza delle chiese e dei fedeli. Oggi con l’ecumenismo le chiese si sono aperte dialogo, ma ancora in questo dialogo sembra prevalere il concetto che la chiesa dovrebbe essere “unitaria ed uniforme” piuttosto di “un’unione di diversità”.
Sembra che la “piena condivisione” sia ancora l’unica via percorribile da parte di alcune chiese, tuttora convinte che la “diversità” sia un male e non rientri nella volontà di Dio.
Dio certo vuole che i fratelli e le sorelle si amino e si accettino gli uni gli altri come tali, ma io non credo che lui desideri che tutti i suoi figli siano uniformati, che si appiattiscano su di un unico modello, né che condividano per forza tutti gli stessi valori etici, che sia pure tutti legittimi, non sono sempre conciliabili; e tutto questo per ritornare ad un’uniformità ormai impossibile perché superata dalla maturazione della civiltà umana.
Dio certo vuole che i suoi figli si accettino reciprocamente e si amino per quello che sono e per come sono, ritrovando l’unità, nell’amore del comune Padre Creatore, fattoci conoscere attraverso la Parola dell’Evangelo del nostro Signore Gesù Cristo, affinché tutti siano concordi nel lodare il nome dell’unico Padre Celeste: “Soltanto a Dio sia la gloria”. AMEN