Sorella Lina
Testi: Romani 16: 1-16
Il testo proposto oggi, solitamente non è mai oggetto di una predicazione, perché, contrariamente al resto della lettera di Paolo ai Romani, non sembra contenere un insegnamento teologico, ma semplicemente dei saluti, come si potrebbero trovare in chiusura di una lettera che anche noi possiamo scrivere.
Ci sono invece due buoni motivi per leggere e meditare su questo testo, che lo rendono molto importante, specialmente per noi credenti di oggi.
Il primo motivo è evidenziato nei versetti 3 e 5, dove Paolo scrive: “Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù, … Salutate anche la chiesa che si riunisce in casa loro”.
Noi, dopo secoli di potere temporale del papato, siamo abituati a concepire la Chiesa come un edificio o un’istituzione, ma questa visione è ben lontana dalla Chiesa delle origini, e dalle intenzioni di Cristo. Questo lo capiamo proprio da questi versetti; la Chiesa è la comunità dei fedeli.
Noi Evangelici lo proclamiamo da sempre, però non fa mai male ricordarcelo, perché anche se fu proprio Gesù Cristo che definì la sua Chiesa con le sue famose parole “dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”, anche noi a volte dimentichiamo che non è un luogo che fa la Chiesa, bensì, i credenti; ovunque siano riuniti, anche in una semplice casa come quella di Prisca e Aquila, là c’è una Chiesa!
Il secondo motivo che rende importante questo capitolo di Romani è proprio la presenza di molti nomi, che per noi oggi suonano come tanti sconosciuti, e a torto ignorati, perché giudicati di poca importanza. Certo Paolo quando scrisse questa lettera ai Romani, e anche le altre, a metà del Primo secolo, di sicuro non pensava che poi alla fine del Quarto secolo le avrebbero raccolte insieme per formare il Nuovo Testamento, ma noi oggi che le leggiamo come parte della Bibbia, cioè della Parola di Dio, non possiamo ignorare che qui non si parla di personaggi famosi, come gli Apostoli Paolo, Pietro, Giovanni, Timoteo, Marco, Matteo o Luca, i cui nomi ci appare del tutto naturale trovare scritti nella Bibbia, ma abbiamo invece dei nomi di semplici credenti, a noi sconosciuti, ma che quando Paolo scriveva erano credenti impegnati nella vita della Chiesa, e a cui Paolo stesso rende testimonianza. Persone come potremmo essere tutti noi, che oggi ci riuniamo nel nome di Gesù Cristo. Questo ci dice chiaramente che la Chiesa non è fatta dai nomi famosi, ma da tanti figli e figlie di Dio che si riuniscono a pregare e lodare il Signore, e la Bibbia ci dà una chiara testimonianza di questo.
Allora cari fratelli in Cristo, oggi voglio prendere spunto proprio da questo testo, spesso ignorato, per parlarvi, o meglio per testimoniarvi di uno di questi credenti sconosciuti, che potrebbero ben chiamarsi Febe, Prisca, Epeneto, Andronico o Giunia, che ora come allora servono, o hanno servito, il Signore nel corso della loro vita, senza mai giungere ad alcuna notorietà, ma che lo hanno fatto con tutto il loro cuore.
La sorella di cui vi voglio rendere testimonianza oggi si chiamava Lina; Lina se n’è andata con il Signore lo scorso 2 febbraio, all’età di 92 anni.
Per me Lina è stata un’autentica testimone dell’Evangelo dei nostri giorni e avendo lei operato durante tutto il corso della sua lunga vita per diffondere la Parola di Dio, è stata anche partecipe dei grandi segni che la fede nel Signore produce, e di cui Lei non smetteva mai di testimoniare agli altri. Per questo motivo, appressandosi l’ora della sua chiamata, causa la sua età, l’ho sollecitata a mettere per iscritto la sua testimonianza affinché non andasse perduta, ma potesse servire a far conoscere l’opera del Signore anche ad altri, così ne è nato un libro di testimonianze, di cui oggi vorrei proporvi alcuni brani che penso possano essere utili a rafforzare la fede di tutti noi.
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Io sono nata il 25 luglio 1924 a Colobraro, un piccolo Comune della provincia di Matera posto al confine con la provincia di Potenza e non lontano dalla Calabria. Il mio paese sorge sul fianco meridionale di una collina, chiamata Monte Calvario, nella valle del fiume Sinni.
Dalla piazza principale del paese, seguendo il corso del fiume, si può vedere in lontananza il Mar Ionio e il Golfo di Taranto, per arrivare con lo sguardo fino a Taranto durante le giornate belle limpide.
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La mia famiglia era cattolica e io sono stata cresciuta nella religione cattolica. Fin da piccola ho frequentato la chiesa del mio paese. La domenica andavo a Messa e poi anche ai Vespri; ho sempre seguito tutti riti e le funzioni che si facevano in chiesa, nonché le processioni che si svolgevano per il paese in occasione del santo patrono e delle altre ricorrenze religiose della tradizione cattolica.
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La mia vera conversione al Signore però avvenne soltanto dopo, quando avevo ormai ventisei anni e Dio mi chiamò a servirlo in un modo nuovo rispetto a come facevo prima; fu quando lui mi aprì il cuore e mi chiamò, e io risposi con tutta me stessa.
Avvenne che, subito dopo la guerra, dagli Stati Uniti cominciarono ad arrivare in Italia dei missionari Pentecostali. Erano quasi sempre degli italiani immigrati in America anni prima, e che si erano convertiti là, o anche dei figli di immigrati italiani che avevano conosciuto il Signore nelle Chiese Pentecostali americane.
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A Colobraro arrivò una donna originaria del mio paese, che prima di emigrare negli Stati Uniti era stata anche una compagna di scuola di mia madre.
Questa donna aveva trascorso molti anni in America, dove aveva conosciuto il Signore e si era convertita, ma in lei c'era il forte desiderio di ritornare almeno per un po' in Italia, rivedere il suo paese e far conoscere il Signore ai suoi ex compaesani. Così tornando aveva portato con sé molte Bibbie tradotte in italiano, col proposito di regalarle ai suoi ex compaesani, poiché allora nessuno di noi conosceva la Bibbia. A quel tempo si andava tutti in chiesa ad ascoltare il prete e a dire dei rosari, però nessuno poteva leggere la Bibbia perché era proibito.
Questa sorella americana allora, per tutto il tempo che era rimasta in paese, era andata a visitare i suoi vecchi conoscenti, casa per casa, parlando loro di Gesù Cristo e lasciandogli una Bibbia da leggere, in modo che anche loro potessero conoscere la Parola di Dio e convertirsi al Signore.
I miei compaesani dapprima l'accolsero bene, come si usava fare da noi quando tornava qualcuno dall'America, ma quando il prete di Colobraro venne a sapere di questa sorella americana che andava predicando il Vangelo tra i suoi parrocchiani, si preoccupò molto, perché temeva che con la sua predicazione quella donna avrebbe potuto portare via i fedeli dalla Chiesa Cattolica.
Fu così che una domenica, durante la Messa, il prete fece una violenta predica contro “l'americana”, accusandola di diffondere delle falsità e di portare Satana nelle famiglie di Colobraro.
Al termine della Messa il prete chiese a tutti i suoi parrocchiani che avevano ricevuto in casa la sorella americana, di portare in chiesa le Bibbie che lei aveva lasciato loro.
La domenica successiva i miei compaesani fecero come gli aveva chiesto il prete, perché intimoriti dalle sue minacce di finire tutti all'inferno se non avessero ubbidito, così portarono le Bibbie, consegnandole nelle mani del prete. Lui le prese, ne fece un mucchietto sul sagrato della chiesa e poi gli dette fuoco, facendo un grande falò con tutte le Bibbie!
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Dopo il rogo delle Bibbie davanti alla chiesa e le violente prediche del prete contro di lei, questa sorella non osava più uscire di casa per paura della reazione dei suoi ex compaesani, continuamente istigati dal prete, che faceva di tutto affinché lei andasse via dal paese e tornasse al più presto in America.
Solo allora questa sorella si ricordò di mia madre, la sua ex compagna di scuola, una delle poche persone cui non aveva ancora fatto visita. Con un certo timore, attraverso un comune conoscente, le mandò a chiedere se poteva venire a casa nostra a visitarla.
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Quel pomeriggio, quando la sorella americana venne a casa nostra, oltre a mia madre eravamo presenti anche io e una mia amica, ma proprio in quel momento noi due stavamo uscendo …
Io prima di uscire mi scusai con la sorella americana perché non potevo rimanere.
Lei però si rivolse a noi con molta dolcezza e ci chiese: «Non potreste andare più tardi e rimanere un po’ con noi?»
Io allora acconsentii e con la mia amica rimanemmo a casa, mentre la sorella americana si mise a parlare con mia madre.
In un primo momento lei e mia madre presero a parlare dei loro ricordi giovanili, di quando andavano ancora a scuola e lei viveva ancora in paese; prima di andarsene però l'americana chiese a mia madre il permesso di pregare e invitò anche noi a pregare.
Mia madre e la mia amica non vollero ascoltare la sua preghiera, io però le risposi di sì, che avrei pregato volentieri insieme a lei.
Così noi due sole, in un angolo della stanza, ci mettemmo in ginocchio a pregare.
Lei fece una preghiera che io in quel momento non compresi, ma che mi toccò così profondamente il cuore, che io mi convertii al Signore!
Fino ad allora non avevo veramente sentito l'amore di Dio dentro di me; non avevo mai provato l'esperienza del suo Spirito che mi riscaldava il cuore, benché fossi andata in chiesa per anni e avesse recitato moltissimi rosari, avessi preso parte a processioni e formulato voti;
fu soltanto con quella preghiera che il Signore mi parlò e mi chiamò a sé in un modo così dolce e forte allo stesso tempo, per cui non lo avrei mai più abbandonato per tutto il resto della mia vita!
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Nella mia vita di credente, durante il periodo che ho vissuto in Basilicata, frequentando le diverse Chiese che erano sorte nei paesi e nelle città a seguito della predicazione della Parola di Dio, e andando nelle diverse fattorie dove ci riunivamo di volta in volta a pregare, ho assistito a grandi segni e prodigi compiuti dal Signore, che sono serviti a loro volta a far convertire moltissime persone e a far sorgere nuove Chiese in tutta la Basilicata.
Sono stata testimone diretta di tanti miracoli gloriosi; altre volte sono stati zio Vincenzo e fratello Rocco, che grazie alla loro profonda fede nel Signore e mediante le loro preghiere, insieme a quelle di tutti noi riuniti per lodare Dio, hanno ottenuto delle grandi e potenti grazie dal Signore.
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Ormai mi ero trasferita a Potenza e avevo preso a frequentare i culti nelle chiese di Potenza e provincia. Un giorno io e il fratello Rocco eravamo di ritorno da un Culto e ci fermammo in una fattoria lungo la strada a comprare delle uova. Intanto che aspettavamo che il contadino andasse a prenderle e ce le preparasse, noi parlavamo tra di noi dei nostri Culti e dei miracoli che il Signore faceva quando ci ritrovavamo a pregare e a lodarlo.
Li presente però c'era una donna di nome Maria che intanto ci stava ascoltando, però senza chiederci nulla. Maria aveva le braccia paralizzate, ma noi sul momento non l'avevamo notato; lei però ascoltava con molta attenzione le parole della nostra testimonianza.
Quella notte quando si andò a coricare, Maria si rivolse a Dio chiedendo in preghiera che anche lei potesse ricevere uno dei miracoli di cui noi avevano parlato. Così pregò Dio che le rendesse l'uso delle sue braccia, paralizzate ormai da tredici anni.
Durante la notte, Maria sentì che riusciva a muovere un po' le braccia e più le muoveva più sentiva che le sue mani si erano liberate come da una corda che veniva slegata, finché sentì chiaramente che le sue braccia avevano ripreso vigore e poteva muovere le mani ed afferrare delle cose.
In preda ad una forte emozione svegliò suo marito, che dormiva accanto a lei, e mostrandogli le sue mani ormai pienamente funzionanti, gli disse: «Guarda, quelle persone che oggi sono venute a comprare le uova hanno detto che Gesù faceva i miracoli e anch'io ho pregato e ho avuto un miracolo!»
Poi gli raccontò cosa le era successo a seguito della nostra visita alla fattoria.
La mattina seguente lei prese i panni da lavare, cosa che non poteva più fare da quando le sue braccia si erano paralizzate e andò a fare il bucato per mostrare che era guarita e che il Signore le aveva fatto un grande miracolo.
Maria si ricordò che il fratello Rocco prima di uscire aveva detto che noi il mercoledì successivo avremmo fatto il Culto a Picerno, un paese a una ventina di chilometri a ovest di Potenza, così lei preparò dei biscotti impastando la pasta con le sue mani, cosa che non aveva fatto per tredici anni e mercoledì li portò al nostro Culto a Picerno.
La mattina Maria aveva fatto visita a tutti i suoi parenti per mostrare che le sue braccia funzionavano e che era stato perché aveva pregato il Signore e Lui le aveva concesso il miracolo di guarigione.
Quando arrivò alla chiesa di Picerno, entrò e si mise a gridare: «Le mie mani, le mie mani! Vedete ora le muovo e ho anche fatto i biscotti dopo tredici anni!»
Noi non capivamo cosa era successo e cosa stesse dicendo, perché non conoscevamo la sua storia, ma dopo che si fu calmata e che ebbe raccontato quello che le era successo, tutti noi lodammo grandemente il Signore per il grande miracolo che aveva compiuto.
Maria si è subito convertita al Signore e anche tutti i suoi parenti credettero vedendo il miracolo.
Questa è soltanto una delle molte testimonianze che la sorella Lina ha fatto della potente opera del Signore, a significare che chiunque ripone la propria fede in Lui non sarà mai deluso nel corso della propria vita, perché il Signore è con chiunque lo cerca con tutto il cuore e rimane in comunione con Lui; non importa se siamo piccoli o grandi, conosciuti o sconosciuti, agli occhi di Dio siamo figli preziosi e Lui conosce ciascuno di noi per nome. Possa la benedizione del Signore scendere e rimanere su tutti coloro che lo invocano. AMEN
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