Spirito Santo o uomini soltanto?

Questa domanda è la prova regina della fede per quei cd “credenti liberal” che adottano il “metodo storico critico” nello studio della Scrittura, ossia che vogliono indagare la Scrittura con un metodo razionale che proviene dalla scienza, piuttosto che dalla teologia.

In buona sostanza, per costoro, gli autori dei libri della Bibbia sarebbero dei semplici “teologi o studiosi della religione” che avrebbero composto i libri biblici soltanto in base alle loro personali conoscenze ed esperienze, senza che lo Spirito Santo sia mai davvero intervenuto ad “ispirarli”.

Quindi la Scrittura (per costoro) non solo non sarebbe “Parola di Dio”, affermazione che potremmo anche accettare in linea di principio, poiché Dio di suo non ha mai scritto nulla (ad eccezione delle Tavole della Legge date a Mosè, Es 3:18 “Quando l’Eterno ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli diede le due tavole della testimonianza, tavole di pietra, scritte con il dito di Dio” ), ma per gli “storico-critici” nella Scrittura non ci sarebbe nemmeno una diretta ispirazione da parte dello Spirito Santo, ma solo il sapere degli autori, con tutti i loro limiti umani. Prova ne sarebbe il fatto che molto spesso questi autori sono imprecisi, commettono errori e a volte si contraddicono, cosa evidentemente impossibile se fosse stato lo Spirito Santo ad ispirarli, in quanto si presuppone che Lui questi errori non avrebbe potuto commetterli, poiché Dio sapeva sicuramente come stavano veramente le cose!

Queste affermazioni, di per sé paradossali, specialmente se espresse da un teologo o da un pastore, cioè da uomini che si dichiarano al servizio delle Chiese (e quindi di Dio!), in verità non destano più di tanto stupore se si considera che il metodo storico critico è una vera e propria “arma letale” che, data in mano anche alle persone “più esperte”, rischia davvero di portare guai a non finire, primo fra tutti la perdita della (loro) fede; cosa che puntualmente avviene per molti studiosi, i quali finiscono per non credere più in Dio, proprio perché non credono più all’autenticità della rivelazione divina della Parola, degradata a semplice sapere di uomini.

Che cosa possiamo rispondere a costoro?

La risposta alla loro “confusione” la troviamo nella Bibbia stessa, in quanto testimonianza resa da credenti all’opera di Dio.

Cosa ci dice la Scrittura a proposito di Dio, del suo messaggio e quindi del suo modo di porsi e rivelarsi all’umanità?

Sia nella fede ebraica, sia in quella cristiana, Dio ha scelto di rivelarsi all’uomo non attraverso opere e visioni (prove materiali), bensì a seguito di un atto di fede da parte dell’uomo credente.

Perché questo? Lo possiamo comprendere leggendo la Bibbia, da Adamo fino a Gesù Cristo.

Dio avrebbe ben potuto adottare un’altra soluzione;

avrebbe potuto presentarsi all’uomo in tutta la sua potenza celeste, con le sue legioni angeliche schierate, a riprova della sua maestà e potenza di creatore dell’Universo, e allora l’uomo avrebbe visto con i propri occhi l’assolutezza di Dio e molto probabilmente avrebbe anche piegato davanti a lui il suo ginocchio, riconoscendo l’infinita superiorità di Dio rispetto a tutte le sue creature, uomo compreso.

Dio però non ha scelto questa soluzione, e la Bibbia ci spiega anche il perché. Lo ha fatto a ragion veduta; infatti, dopo aver provato l’uomo e la sua fedeltà in più di un’occasione, ha dovuto costatare che, purtroppo, l’uomo non è per nulla fedele, né tantomeno affidabile!

Certo la sua presenza “visibile”, Dio garantirebbe che l’uomo sia ubbidiente alla sua parola, temendo una conseguenza negativa in caso contrario, ma sicuramente questa ubbidienza sarebbe dettata soltanto dalla paura, o tuttalpiù dall’interesse immediato.

Similmente a quando i bambini si comportano bene se ci sono i genitori presenti che li osservano, temendo la loro riprensione, questo non basta a garantirne l’ubbidienza; infatti, se quando i genitori non sono presenti, i bambini cominciano a fare ciò che non devono, vuol dire che in realtà non sono per nulla ubbidienti. Per essere veramente ubbidienti, i figli devono ubbidire ai genitori anche quando questi non sono presenti ad osservarli.

La Scrittura ci dice che Adamo non fu per nulla ubbidiente a Dio; non appena Dio si assentò dal Giardino, Adamo, pur conoscendo bene il suo volere, disubbidì lo stesso, benché per Adamo non fosse certo una questione di fede. Avendo conosciuto Dio faccia a faccia, Adamo non poteva dubitare di Lui, ma il suo gesto fu lo stesso di ribellione e tradimento cosciente e deliberato: “Poi udirono la voce di Dio il SIGNORE, il quale camminava nel giardino sul far della sera; e l'uomo e sua moglie si nascosero dalla presenza di Dio il SIGNORE fra gli alberi del giardino” (Gen 3:8).

Lo stesso dicasi per gli Israeliti nel deserto, ai tempi di Mosè, che videro a loro volta Dio a faccia a faccia, quando i 70 anziani mangiarono in sua presenza sul monte: “Poi Mosè e Aaronne, Nadab e Abiu e settanta degli anziani d'Israele salirono e videro il Dio d'Israele. Sotto i suoi piedi vi era come un pavimento lavorato in trasparente zaffiro, e simile, per limpidezza, al cielo stesso. Ma egli non stese la sua mano contro quegli eletti dei figli d'Israele; anzi essi videro Dio, e mangiarono e bevvero” (Es 24:9-11), e quando tutto il popolo vedeva Dio nella colonna di fuoco e di nubi che marciava davanti a loro (Es 13:21). Anche queste visioni, questa presenza fisica di Dio in mezzo a loro, non bastarono a mantenerli fedeli, perché puntualmente si ribellavano a Lui e lo tradivano in ogni modo che potevano.

Quando poi Dio è sceso in Terra in forma umana, in Gesù Cristo, lo hanno visto, toccato, hanno assistito con i loro occhi alle centinaia di segni potenti con cui ha dimostrato la sua autorità, ma lo stesso non hanno creduto, neanche davanti a dei prodigi umanamente impossibili, ma anzi lo hanno rinnegato, tradito e ucciso.

Quindi non ci meravigliamo della scelta di Dio d’essere riconosciuto dagli uomini soltanto per fede, mediante l’azione dello Spirito Santo, che rivela allo spirito dei credenti la sua esistenza: “Lo Spirito stesso attesta insieme con il nostro spirito che siamo figli di Dio” (Ro 8:16)) e non per visione o opera, che comunque non hanno mai sortito gli effetti sperati, perché non sono state idonee a mantenere la fedeltà del suo popolo verso di Lui.

Quando Gesù, dopo la sua risurrezione, incontra i suoi discepoli la seconda volta, quando la prima Tommaso era assente, e per questo aveva dubitato della sua risurrezione: “Gesù gli disse: «Perché mi hai visto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».”

Dio ha perciò scelto di non rivelarsi apertamente, di non fornire alcuna prova della sua stessa esistenza, che non sia quella della fede stessa. Per i (veri) credenti, Dio si rivela in modo inequivocabile, come è spiegato in Eb 11:1 “Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono”, ma per coloro che non credono, perché in cuor loro sono rimasti ribelli, come lo furono Adamo e l’antico Israele, non è fornita loro alcuna prova storica, oggettiva o scientifica che Dio esista, che Lui agisca sull’esistenza umana. Per quanto costoro si sforzino di trovare anche una singola prova dell’esistenza di Dio, Lui non gliela farà mai trovare, affinché soltanto per fede i credenti vadano a lui, contro ogni razionalità o interesse, poiché come è detto in 1 Co 1:23 “…noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per i gentili pazzia”.

I testimoni della fede, coloro che hanno scritto i testi che noi troviamo nella Bibbia, non solo erano certi dell’esistenza di Dio, perché lo Spirito Santo, che aveva preso dimora nei loro cuori, glielo aveva rivelato, ma anche possedevano una profonda fede in Dio, che si era trasformata in una fedeltà assoluta a Lui e al suo volere.

Questo non significa che fossero degli “invasati” o degli “automi”, che dovevano scrivere (testimoniare) sotto dettatura quello che lo Spirito Santo rivelava loro. Io credo che nessun credente (vero) potrà mai affermare: “io non ho più il controllo di me stesso perché sono diventato una marionetta nelle mani di Dio e faccio solo quello che Lui mi costringe a fare”. No, Dio ci guida, ma certo ci lascia liberi di vivere e agire, in accordo alla sua volontà, senza alcuna costrizione, e questo significa anche continuare ad avere i nostri limiti umani (fisici e intellettuali). Persino Paolo, colpito dalla sua “spina nella carne” e volendosene liberare, si sentì rispondere da Dio “«La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza»” (2Co 12:9)

Dedurre quindi che non c’è lo Spirito Santo, perché l’uomo continua ad essere umano e quindi a commettere gli errori legati alla sua natura, è semplicemente assurdo e soprattutto vuol dire contraddire tutto il progetto di Dio, che è chiaramente espresso nella Bibbia.

Dio vuole credenti che siano a lui fedeli per loro libera scelta, per amore verso il loro Padre Creatore, e non per paura o interesse; se lo Spirito Santo fosse una sorta di “costrittore”, tanto sarebbe valso che Dio avesse creato degli automi, che ubbidivano cecamente al suo volere, senza alcuna possibilità di disubbidirgli e quindi di ribellarsi a lui, da Adamo in poi.

No, è evidente che la libertà che Dio continua a concedere all’uomo è anche la chiave (l’unica) per valutarne la fedeltà; così come il genitore lascia libero il figlio di scegliere se fare la cosa giusta, allo stesso modo fa Dio Padre con noi.

In Cristo ci è stata offerta l’ultima opportunità di redimerci dalla ribellione iniziata in Adamo, ma ognuno di noi deve accettarla o rifiutarla liberamente; non per visione, né per opere, ma solo per mezzo della sua fede, che si trasforma in fedeltà una volta che, attraverso l’azione dello Spirito Santo su di noi, ciascuno ha conosciuto Dio e il suo incommensurabile amore.

Per essere graditi a Dio è sufficiente questo; la Bibbia è il perfetto manuale del cristiano, che contiene tutto il necessario per piacere a Dio, se veramente lo si vuole servire con fedeltà.

Però coloro che vogliono continuare sulla strada della ribellione aperta da Adamo, sono lasciati liberi di farlo e in questo mondo dominato dal Principe delle Tenebre, l’avversario di Dio, non mancheranno loro, né le occasioni per farlo, né le puerili giustificazioni da addurre per la loro mancanza di fede (fedeltà): dall’affermare che la Bibbia non riporta la verità storica perché è piena di errori, che è stata composta in epoche diverse da quelle fin qui accettate dai credenti, che è opera solo umana e non ispirata, e molte altre giustificazioni del genere, che i cd studiosi storico critici, sbandierano come verità storiche e scientifiche, in contrapposizione alla tradizione della Chiesa di Cristo, e unendosi così al coro dei non credenti, atei e adoratori del mondo.

Come diceva però Paolo in 2 Tm 3:1-5: “Or sappi questo: negli ultimi giorni verranno tempi difficili; perché gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, irreligiosi, insensibili, sleali, calunniatori, intemperanti, spietati, senza amore per il bene, traditori, sconsiderati, orgogliosi, amanti del piacere anziché di Dio, aventi l'apparenza della pietà, mentre ne hanno rinnegato la potenza. Anche da costoro allontanati!

Credo pertanto che possiamo seguire con fiducia il consiglio dell’Apostolo Paolo, lasciandoci guidare dallo Spirito di Dio nella nostra vita di credenti, piuttosto che non dai tanti pseudo studiosi storico-critici, che con i loro discorsi distruttivi e ingannevoli conducono alla perdizione molte anime semplici, piuttosto di servire con umiltà la causa di Dio.