Testimoni della fede
Testo: Marco 1: 16-22
“Essi si stupivano del suo insegnamento, perché egli insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi”.
Come voi ho letto e ascoltato molte volte questo passo della scrittura, senza tuttavia porvi mai particolare attenzione; infatti, ho sempre pensato: “è ovvio che Gesù Cristo parlasse così, Lui era il figlio di Dio. Chi meglio di Lui poteva conoscere la Scrittura? È del tutto naturale che gli scribi non potessero competere con lui in questo campo!”
Ma come sapete nella Scrittura non ci sono ovvietà o cose scontate; tutto è messo lì per un motivo, e quando lo Spirito Santo ci illumina, ci fa comprendere il significato, quello vero, di una frase che fino a quel momento avevamo giudicata “ovvia” e quindi poco interessante per noi.
Cosa vuol dire che: “Cristo insegnava come uno che aveva autorità e non come gli scribi?” Pensiamoci bene, a quel tempo gli scribi, insieme ai loro compagni Farisei, erano “le massime autorità in tema di Scrittura ed interpretazione della Legge di Dio”, eppure l'evangelista Marco ci dice che Gesù insegnava come uno che aveva autorità, e non come uno di loro.
È proprio un bel mistero!
A quel tempo, siamo all'inizio dell'Apostolato di Cristo, cioè appena dopo che Lui aveva scelto i suoi primi discepoli, certo Gesù non si era ancora rivelato come “il Figlio di Dio”, cosa che farà soltanto in seguito; da qui mi sono reso conto che l'interpretazione che ho sempre dato a questo brano era sbagliata.
“Gesù insegna come uno che ha autorità”, gli riconoscono coloro che ascoltano, e se ne stupiscono, senza tuttavia capire da dove gli deriva tale autorità, e per un lungo tempo molti di quelli che ascoltano Gesù si stupiscono e dicono: “Non è questi il falegname, il figlio di Maria, e il fratello di Giacomo e di Iose, di Giuda e di Simone? Le sue sorelle non stanno qui da noi?» E si scandalizzavano a causa di lui.” (Mc 6:3)
Allora la novità riguarda quello che Gesù insegna, ma soprattutto riguarda il modo in cui lo insegna.
Gesù da testimonianza al Padre, come specificherà meglio più avanti “In verità, in verità vi dico che noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo di ciò che abbiamo visto” (Gv 3:11);
tutta la missione di Gesù è volta a questo: dare testimonianza a Dio.
Ma noi sappiamo che anche gli Scribi e i Farisei avevano lo stesso compito di testimoniare la legge di Dio agli uomini; che cosa cambia allora?
Quello che cambia ce lo dice appunto l'evangelista Marco, ossia il fatto che: “egli insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi”.
A questo punto possiamo essere certi che Gesù Cristo quando insegnava lo faceva sotto la guida dello Spirito Santo e che per questo motivo, il suo modo di parlare era così potente che nessun uomo, il cui cuore fosse sinceramente rivolto a Dio, potesse resistergli;
mentre gli scribi, almeno molti di loro, si limitavano ad un insegnamento distaccato, pedantesco, cattedratico, e quindi poco coinvolgente, come purtroppo fanno oggi molti Pastori usciti con tanto di diploma di laurea dalle varie facoltà, ma senza una reale vocazione spirituale.
Grazie a Dio però, nella storia dell'Evangelo abbiamo avuto molte testimonianze di credenti che hanno saputo riscaldare il cuore di uomini e donne, al punto di risvegliare la fede in molte persone che l'avevano persa, o suscitarla nuova laddove non c'era mai stata prima.
Potrei citarne diversi, ma prima di fare dei nomi, vorrei soffermarmi su una questione che è ancora oggetto di dibattito, e che questo passo della scrittura evidenzia molto bene.
Ci sono delle persone che di fronte a fratelli e sorelle che hanno avuto il “dono dell'eloquenza” dicono semplicemente che: essendo questo un dono di Dio, non tutti ce l'hanno, e chi non ce l'ha, ben difficilmente potrà essere uno strumento efficace per predicare la Parola.
Questa tesi, a prima vista ragionevole, se la esaminiamo bene non è poi così convincente, specie se pensiamo che i due più grandi testimoni della parola di Dio, ossia Mosè e l'Apostolo Paolo avevano capacità oratorie molto modeste; per Mosè infatti parlava Aronne perché lui era balbuziente, mentre sappiamo dalla scrittura che quando parlava Paolo, la gente si addormentava perché era troppo prolisso.
Quello che faceva di Mosè e di Paolo due eccellenti testimoni di Dio quindi non era la loro oratoria, ma qualcos'altro!
Lo stesso dicasi per gli scribi, essi insegnavano, ma senza autorità, dice la Bibbia, pur conoscendo tutta la Scrittura;
allora la capacità di testimoniare non dipende neanche dalla conoscenza, perché come ho detto pocanzi, non si diventa testimoni di Cristo nelle Facoltà di Teologia, così come non basta avere una lingua sciolta e una predisposizione ai contatti interpersonali!
Ma allora cosa deve avere un Testimone di Cristo per poter svolgere bene il suo compito?
Questa è la domanda che mi sono fatto più d'una volta, finché il Signore non mi ha rivelato Lui la risposta!
Come sempre avviene quando il Signore ci giudica pronti, ci rivela la sua sapienza e ci fa comprendere quello che fino al giorno prima non riuscivano a capire, pur avendo avuto la risposta davanti ai nostri occhi per tutto il tempo.
Il passo proposto oggi mi si è aperto sotto una nuova luce, ossia:
noi possiamo testimoniare Cristo al mondo, soltanto se possediamo Cristo!
Banale non è vero? Si molto banale, una vera ovvietà, direte voi!
Ma cosa aveva di diverso Gesù rispetto agli scribi quando insegnava?
Cosa permise all'apostolo Paolo di rendere una così efficace testimonianza tra i gentili, tanto da far convertire tutto il bacino del Mediterraneo, pur non essendo lui un oratore?
Cosa decretò il successo dei tanti testimoni fedeli dell'Evangelo che nel corso dei secoli hanno portato alla conversione milioni di uomini e donne, dai Padri della chiesa, a Lutero, a Wesley, a Martin Luther King, fino ai predicatori Pentecostali che ai nostri giorni stanno facendo sorgere nuove chiese in tutto il mondo?
Tutti questi fratelli avevano una forza interiore che non era dovuta alle loro capacità umane, né alla loro preparazione teologica, né alle loro doti oratorie, né alla loro cultura, né alla loro bravura nel porsi con le persone;
no, cari fratelli in Cristo, costoro sapevano “parlare con autorità”, quella stessa autorità con cui parlava Gesù Cristo ai primi discepoli, un'autorità che gli veniva soltanto dallo Spirito Santo, e non dalle sue capacità umane.
Essi erano testimoni efficaci dell'Evangelo proprio perché avevano prima di tutto lasciato che la Parola prendesse dimora in loro, e dopo essersi abbandonati con tutto loro stessi all'autorità della Parola, esprimevano tale autorità come qualcosa che era dentro di loro, perciò la loro testimonianza era percepita, da chi li ascoltava, come vera, perché parlavano di una fede che essi avevano intimamente, e non si limitavano a pronunciare parole vuote riportate da altri, come facevano gli scribi del tempo di Gesù, che conoscevano sì tutta la scrittura e il suo significato, ma erano freddi e vuoti perché in loro non c'era lo Spirito Santo che parlava attraverso di loro, o come purtroppo fanno oggi tanti Pastori che salgono sui pulpiti come se stessero per tenere una lezione universitaria.
Quando sentiamo parlare un dotto professore, un pastore uscito dalla facoltà, un teologo che conosce la bibbia in greco ed ebraico, istintivamente diciamo: “come parla bene, com'è bravo, come è bello sentire tanta erudizione e tanta preparazione...”, ma poi se ci pensiamo un attimo dovremmo chiederci: “con la sua testimonianza quante persone ha portato a Cristo?”
Dopo una dotta conferenza, quante persone si fanno avanti per dire: “io ora credo nel Signore e voglio accettarlo come il mio personale Salvatore?”
Probabilmente lo stesso numero di persone che si convertiva dopo aver ascoltato gli scribi insegnare dottamente la scrittura!
Ma quando parlava Gesù, era un'altra cosa; la gente correva a frotte e si convertiva perché da Lui uscivano insegnamenti d'autorità, l'autorità dello Spirito che era in lui e che testimoniava che le sue parole erano vere...
Ma dopo Gesù sono venuti molti altri uomini e donne, suoi discepoli, che hanno ricevuto tale autorità e sono stati testimoni efficaci dell'Evangelo, in ogni tempo e in ogni luogo, oggi come ieri.
Voglio citare soltanto il fondatore del Metodismo, John Wesley, che certamente era tra questi e che rese testimonianza all'Evangelo in modo mirabile, nell'unico modo possibile, quello che passa prima per l'accettazione di Cristo, e poi, attraverso la testimonianza, è trasmesso agli altri per esperienza (santificazione interiore ed esteriore).
Ecco cosa significa veramente: noi possiamo testimoniare Cristo al mondo soltanto se possediamo Cristo!
Non è più una banalità, se io voglio e devo testimoniare Cristo agli altri, posso farlo soltanto se testimonio ciò che Cristo ha fatto in me e per me!
Voi sapete che in qualunque tribunale la testimonianza “per sentito dire” non è accettata; io sono testimone credibile soltanto se testimonio di ciò che io ho visto e sentito personalmente.
Se io ho accettato Cristo nella mia vita, e Lui ha trasformato la mia vita, io posso testimoniare di quello che lui ha fatto per me, ma se dico di aver accettato Cristo, ma nulla è cambiato nella mia vita, che forza avrà mai la mia testimonianza?
Nessuna fratelli e sorelle!
Noi siamo testimoni di Cristo con quello che Lui ha fatto in noi e per noi, altrimenti se pretendiamo di testimoniare per altri, non siamo credibili; o peggio ancora se pensiamo di poter testimoniare Cristo perché conosciamo a memoria la Bibbia, o conosciamo il greco e l'ebraico che ci premettono di interpretare correttamente la scrittura, non abbiamo capito nulla di come Lui ci chiede di testimoniare l'Evangelo!
Diceva sempre il nostro fratello Wesley, che la fede per essere veramente tale deve essere vivificata nella personale esperienza di ogni credente, altrimenti senza l'esperienza la fede finisce per diventare una cosa vuota e priva di senso;
egli infatti fu anche un profeta in questo quando scrisse: “Non temo che il popolo metodista possa cessare d'esistere ...temo di più che esso continui ad esistere come una chiesa morta, assumendo la forma di una religione senza forza”.
Dovremmo riflettere su queste parole perché se è doloroso che una chiesa che si onora di servire Cristo, rischia di morire a causa della perdita della sua fede, ancor di più dobbiamo addolorarci per essere diventati dei testimoni non più credibili, perché non abbiamo più nulla da dire: di noi, della nostra fede, di come Cristo ha cambiato la nostra vita, ma ci limitiamo a “parlare per sentito dire”!
Per questo motivo che le tante Chiese cd “storiche” non sono più ascoltate dal mondo, e anche per questo motivo queste stesse chiese sono lasciate progressivamente vuote.
Allora cari fratelli in Cristo, preghiamo veramente il nostro Signore Gesù Cristo perché ci dia nuovamente quell'autorità di testimoniare con forza la sua Parola; questa deve essere la nostra preghiera per la nostra Chiesa, dopo di che potremo vederla riempirsi di nuovo, perché con l'autorità dello Spirito Santo che ci guida, chi potrà resistere alla sua autorità? AMEN.