The Young pope *
“The Young pope”, il nuovo film di Paolo Sorrentino merita alcune riflessioni, non fosse altro perché da un registra italiano non ci si aspetterebbe altro che una ossequiosa sudditanza al potere temporale e alla teologia della Chiesa Cattolica Romana. Il film invece, dopo i primi due episodi che Sky TV ha prodotto e trasmesso, colpisce per una serie di “novità” nel panorama della cinematografia religiosa italiana.
Dal nostro punto di vista sono proprio gli aspetti legati alla teologia che vale la pena di esaminare e sottolineare. La prima cosa che colpisce (positivamente) è l’assenza della pesante “mariologia” che i papi, quelli veri, a cominciare da Giovanni Paolo II, per arrivare a Francesco I, hanno subito evidenziato fin dall’inizio del loro pontificato. Come evangelici non possiamo fare a meno di notare ed apprezzare questo “scostamento” dalla tradizione cattolica, per evidenziare un ritorno al ruolo centrale della figura di Dio e di Cristo, ma su questo torneremo più avanti.
Il Pio XIII di Sorrentino, da buon americano, porta con sé molti dei caratteri della religiosità del suo paese, anche se la sua scelta di nominare segretario privato la suora che lo ha accolto e allevato in quanto orfano abbandonato dai genitori, riporta alla mente la figura, questa volta vera, di suor Pascalina Lehnert, consigliera di Pio XII.
Un chiaro esempio di “rottura” del papa di Sorrentino con gli ultimi pontefici invece, è il suo negarsi alla notorietà, il suo mantenersi nell’ombra per non oscurare la figura di Cristo, quando invece i vari Giovanni Paolo II, Francesco I e persino il teutonico Benedetto XVI, amavano ed amano, i bagni di folla, circondarsi di giovani festanti e plaudenti. “The Young pope” sembra volersi sottrarre alla notorietà in tutte le sue forme, al punto di impedire persino la sua rappresentazione fotografica e l’apparire del suo volto; un chiaro richiamo del registra contro l’eccessivo “presenzialismo” degli ultimi pontefici e un invito al ritorno allo spirito Evangelico di Gesù che si sottraeva alla notorietà ogniqualvolta la folla stessa voleva fare di Lui una star o forse dovremmo dire un “dio”, lui che Dio lo era veramente. In somma, una buona lezione a quei pontefici e alti prelati con mania di protagonismo che cercano le luci della ribalta con troppa facilità.
L’aspetto più significato delle prime due puntate però, almeno dal punto di vista teologico, è il discorso di insediamento che pronuncia il neo papa Pio XIII, affacciato alla finestra di P.zza San Pietro con la sua figura però rimasta nell’oscurità, al contrario degli altri cardinali pienamente illuminati dai riflettori.
The Young pope esordisce chiedendo provocatoriamente alle migliaia di fedeli che gremiscono la piazza; “Cosa ci siamo dimenticati?” Ripete la domanda in un crescendo di accuse rivolte alla folla dei credenti, dei curiosi e dei turisti che sono lì e che lo seguono da tutto il mondo per acclamarlo, come hanno fatto per i papi veri, dimenticandosi però che l’unico degno di onore e acclamazione è proprio Dio; sì ci siamo dimenticati di Dio, troppo impegnati ad andare dietro ed osannare un uomo, ci siamo dimenticati di Dio!
Non c’è dubbio che i cattolici (e non solo loro) si sono dimenticati di Dio, impegnati ad esaltare la figura umana del papa, e Pio XIII glielo dice in faccia, senza mezzi termini, affermando che lui per primo non conta nulla, e che nessuno conta nulla, perché quello che conta è solo Dio e il suo volere supremo. Che sberla! I presenti ammutoliscono in piazza; tutti, infatti, si aspettano che il nuovo papa sia il bonaccione che viene incontro ai bisogni e alle sofferenze umane, come i suoi predecessori, invece the Young pope si preoccupa prima di tutto (o forse solo) di Dio e questo ovviamente sconvolge una folla ormai abituata a vedere nel papa e nella Chiesa un organo di umana compassione, tutta rivolta al quaggiù, ai mali del mondo, alla denuncia delle ingiustizie, all’accoglienza dei profughi e degli immigrati, alla compassione per gli emarginati, invece Pio XIII mette subito in chiaro che prima c’è Dio e la colpa della Chiesa è proprio quella di aver trascurato di dedicarsi a Lui con tutta sé stessa, 24 ore su 24, sette giorni su sette!
Un “papa protestante” verrebbe da dire, e di quelli tosti, mica come lo vorrebbero quelli delle Chiese storiche, cioè all’acqua di rose, ma di quelli evangelici/cali che non accettano compromessi. Certo se queste verità evangeliche sono messe in bocca ad un papa, sia pure in una finzione cinematografica, assumono un certo valore, e ci invitano a riflettere sulla nostra fede. Vedremo nel proseguo se il film manterrà le aspettative, per ora almeno possiamo esserne piacevolmente sorpresi e compiaciuti. Bravo Sorrentino.
* (The Young Pope è una serie televisiva drammatica ideata, scritta e diretta da Paolo Sorrentino, che ha esordito il 21 ottobre 2016 sul canale satellitare Sky Atlantic)