Tre figli, un unico Padre Celeste

TestiGenesi 21:9-18; Romani 11:25-32

Oggi, cari fratelli in Cristo, vi propongo di riflettere sul nostro modo di intendere e vivere la fede in Cristo, quando con questa nostra fede ci troviamo ad incontrare altri uomini e donne che non hanno ricevuto Cristo, o meglio che pur non avendo accolto Cristo come loro salvatore, si riconoscono anche loro figli dell’unico Dio, Padre onnipotente creatore del Cielo e della Terra…

Mi riferisco ai nostri fratelli ebrei e musulmani; fratelli perché figli di un unico Padre Celeste, e anche di un unico padre terreno, ossia discendenti di Abramo.

Il dialogo tra le tre grandi religioni monoteiste non è una novità, però con quello che sta accadendo ai nostri giorni, dove gli scontri su base religiosa sembrano farsi sempre più accesi e cruenti, il dialogo segna il passo, e persino quelli che un tempo erano i punti condivisi tra i membri delle tre fedi quali: la pace, la fratellanza, la tolleranza, l’amore universale, la tutela dell’ambiente e simili, fanno sorgere interrogativi anche in coloro che si definiscono dei sinceri credenti.

Eppure senza dialogo il mondo rischia di andare nuovamente in frantumi; pensiamo soltanto a cosa sarebbe stata la storia umana se nei secoli passati si fosse affermato anche solo il valore della “tolleranza reciproca”, praticamente non avremmo avuto le guerre di religione, e questo non è certo poco!

Oggi però questi valori sono rimessi in discussione da più parti; c’è ancora qualcuno che parla di guerre di religione o guerre sante, e benché si tratta di minoranze, fanno molto rumore perché è proprio questo genere di notizie che i media amano amplificare.

Alla luce di tutto questo, cari fratelli in Cristo, vorrei fare un passo nella direzione opposta per superare le divisioni che qualcuno vuole creare, e ricercare piuttosto i punti d’unione che accumunano le tre religioni che si riconoscono nel Dio d’Abramo.

Noi cristiani per primi abbiamo molto da riflettere in proposito perché, ritornando alle passate guerre di religione, scopriamo che spesso queste sono state combattute non solo contro i nostri fratelli (Ebrei e Musulmani) ma anche tra gli stessi cristiani.

Ne cito solo due, che però da sole dovrebbero bastare per farci riflettere sulle aberrazioni che abbiamo commesso nel nome di Cristo:

le crociate contro i musulmani dell’XII/XIII°

e le persecuzioni millenarie contro gli ebrei presenti nei paesi cristiani, i c.d. “pogrom” che non sono mai cessati e che hanno visto l’apice nel secolo scorso con la Shoah ad opera dei nazisti;

esempi che non richiedono commenti di sorta credo!

Oggi ci vergogniamo di quanto hanno fatto i nostri progenitori nella fede, ma non è questo che dovrebbe bastare a mettere a posto le nostre coscienze; dovremmo piuttosto chiederci cosa stiamo facendo noi oggi perché cose come queste non abbiano a ripetersi ai nostri giorni e in futuro!

Allora vi chiedo: basta la tolleranza e il dialogo fraterno per scongiurare eventi simili?

Io mi sento di rispondere: NO! E mi sento di farlo in base alle parole delle Sacre Scritture che vanno oltre al semplice concetto di tolleranza e dialogo civile.

Per molto tempo noi Cristiani ci siamo gloriati della nostra superiorità rispetto ad ebrei e musulmani per il fatto di aver ricevuto la grazia da Dio Padre per mezzo della fede in Cristo morto in croce per noi e per la nostra salvezza.

Ma l’apostolo Paolo poco tempo dopo la morte di Cristo scriveva già per metterci in guardia contro questo pericolo, come è detto in Romani “...affinché non siate presuntuosi….”, ma le sue parole non sono state ascoltate e questo passo della Scrittura è stato per secoli ignorato da noi cristiani: cattolici prima e protestati poi;

lo stesso Lutero è stato tutto tranne che tenero, amorevole e fraterno con gli ebrei. Altri tempi forse, ma pur sempre successivi a quando Paolo scriveva questa lettera ai Romani!

Ma noi oggi possiamo leggere questa scrittura e vedere chiaramente come i nostri fratelli Ebrei, pur avendo rifiutato Cristo, ed avendo duramente pagato per questo loro rifiuto, il Padre Celeste comune non li ha dimenticati, ma ha posto per loro una promessa di salvezza “a causa dei loro padri”.

Questo fratelli ci deve far riflettere bene e far capire che se Dio ha così deciso per loro, chi siamo noi per giudicarli inferiori a noi nella salvezza, o estranei per il solo fatto di non aver accolto Cristo come loro Salvatore;

non è forse Dio Padre, il Padre di Cristo?

Come possiamo dire di credere ed ubbidire al Figlio, che in tutto si è sottomesso al Padre, se poi non riconosciamo la volontà del Padre circa gli altri suoi figli?

Cosa possiamo dire poi dei nostri fratelli musulmani?

Ci sono oggi molte persone che dicono di essere “buoni cristiani” e che guardano ai musulmani come a degli infedeli, dei pericolosi nemici, in applicazione della ormai diffusa equivalenza musulmano uguale a terrorista!

Dobbiamo prendere atto che per molti cristiani le crociate non sono finite, e questi sono ancori pronti a prendere lo scudo con la croce sopra per andare a distruggere gli infedeli, specialmente di fronte agli aberranti atti di terrorismo pseudo-islamico che i media ci riferiscono quotidianamente; le stesse persone che nel loro cuore rimpiangono i tempi in cui si potevano colpire e uccidere gli ebrei con la benedizione implicita o esplicita della stessa chiesa.

E noi? Siamo proprio sicuri di essere tanto migliori?

Anche nelle nostre chiese ci sono persone che, forse in buona fede perché influenzate dal clima di odio e paura in cui viviamo, storcono il naso di fronte ad un fratello musulmano.

Si fratello, perché guarda caso anche i musulmani adorano il nostro stesso Dio, quello di Abramo, che loro chiamano Allah, e che è lo stesso che gli ebrei chiamano Geova o Yahweh, e che noi chiamiamo più semplicemente Padre Nostro, poiché Gesù Cristo ce l’ha fatto conoscere così, e forse per questo motivo siamo più in confidenza con lui, ma certo è lo stesso, è l’Unico per tutte e tre le fedi.

Gli ebrei non riconoscono Gesù Cristo come figlio di Dio e allora noi diciamo che sono cattivi;

i musulmani riconoscono in Gesù Cristo un grande profeta ma neanche loro lo riconoscono come figlio di Dio, e allora diciamo che anche loro sono cattivi;

ma basta questo per essere condannati da Dio?!

In Romani abbiamo visto che Dio accoglie i suoi figli ebrei lo stesso, a causa della promessa fatta ai loro padri, dove è detto: “perché i carismi e la vocazione di Dio sono irrevocabili”, e se andiamo in Genesi troviamo anche qui un’altra promessa fatta al figlio di Abramo, Ismaele “…io farò di lui una grande nazione”, e allo stesso modo la parola di Dio è irrevocabile e quindi Dio mantiene sempre la sua parola.

E così è stato quando ha suscitato tra i discendenti d’Ismaele un profeta di nome Muhammad (Maometto) a cui ha fatto discendere un libro sacro, il Corano, che è la volontà di Dio data ai musulmani, così come la Bibbia contiene la volntà di Dio data agli ebrei, nel VT, e a noi cristiani nel V e nel NT.

Ma noi ancora mettiamo in dubbio la volontà di Dio e di fronte ad un fratello musulmano rimaniamo diffidenti e distaccati, ancora peggio che con un ebreo.

Ancora tiriamo fuori la nostra superiorità in Cristo e dimentichiamo che Cristo è sottomesso a Dio Padre, che ha invece benedetto i musulmani, così come ha benedetto gli ebrei, così come ha benedetto noi.

Vorrei riportarvi qui due versetti del Corano che forse ci possono chiarire come dovrebbero agire i musulmani, dico dovrebbero, perché purtroppo anche tra i musulmani vi è chi guarda ai cristiani con diffidenza e odio, per non parlare poi degli ebrei, nei confronti dei quali si sfocia anche nella violenza aperta, ma il Corano non dice di odiare i cristiani, né gli ebrei, bensì al contrario è scritto:

Sura XXIX: 45 “Non disputate con la gente del Libro (ossia Ebrei e Cristiani), se non nel modo più acconcio, eccettuati quelli che agiscono ingiustamente con voi, e dite: noi crediamo in ciò che è stato fatto scendere a noi e che è stato fatto scendere a voi; il nostro dio e il vostro dio sono un dio unico, e noi a lui siamo sottomessi (muslim)”

Sura II:59 “Certamente quelli che credono, (i musulmani), quelli che seguono la religione giudaica, i cristiani e i sabei, chiunque in somma crede in Dio e nel giorno estremo e abbia fatto il bene, tutti avranno la mercede loro, presso Dio, ne alcun timore sarà su di loro, ne si rattristeranno.

Allora cari fratelli in Cristo, Dio Padre a noi ha fatto conoscere la Verità mediante Cristo suo figlio, e di questo ne dobbiamo essere grandemente felici e dargli lode perché ci ha fatto il dono più grande;

è come se nella divisione dell’eredità a noi fosse toccata la quota maggiore, ma non dobbiamo né contendere, né disprezzare gli altri nostri fratelli che hanno ricevuto forse una quota d’eredità più piccola, tramite Mosè e Maometto, ma sono sempre figli del Padre e da questo sono amati e riceveranno la salvezza come la riceveremo noi.

Non lasciamo che il nostro orgoglio ci accechi e vinca l’amore fraterno, perché questo non è gradito al Padre Nostro.  “.. affinché non siate presuntuosi…”

È giusto che ognuno di noi onori il Padre secondo il modo in cui è stato chiamato; chi è ebreo, da ebreo, chi è cristiano, da cristiano, chi è musulmano, da musulmano, ma ricordiamoci che tutti siamo figli di un unico Padre Celeste. AMEN