Tutto e subito?
Testo: 8:22-26
Tutto e subito! Questo sembra diventato il motto di molte persone del nostro tempo! Un tempo frenetico che non lascia spazio ai cd “tempi morti”, vale a dire ai tempi di riflessione, quei tempi che ci dobbiamo prendere per noi stessi, per riflettere sulla nostra vita, che sono i tempi nei quali noi ci connettiamo con Dio e da lui riceviamo le indicazioni necessarie per proseguire il cammino della nostra vita su un terreno sicuro, in vista della meta di tutti noi credenti, che non è ovviamente la morte fisica, bensì ciò che si apre dopo aver varcato la porta, lo striscione dell’arrivo.
Ora cari fratelli in Cristo, la vita come cammino preparatorio è un concetto che dovrebbe essere ben chiaro a tutti noi, che non viviamo per questa vita soltanto, bensì per quella futura col Signore, eppure sono sempre di più i credenti che vedono il Signore non come la guida necessaria per raggiungere la meta, ma solo come un comodo mezzo da utilizzare per rendere il nostro viaggio più agevole.
Quando la nostra vita non procede come vorremmo, ecco che una preghiera ci torna utile, ma ci torna utile soltanto per superare il momento di disagio, e poi proseguire la nostra vita come la volevamo prima, e non per cambiarla per conformarci piuttosto alla volontà di Gesù!
Con questo modo di ragionare ecco che, se chiediamo e non otteniamo subito, o otteniamo solo parzialmente ciò che chiediamo, come nel caso del cieco della lettura di oggi, che riceve dapprima soltanto una guarigione parziale, noi non siamo per nulla soddisfatti. Sì, il Signore ci ha dimostrato che lui c’è ed è pronto ad aiutarci, ma il suo aiuto non è quello che noi speravamo, ossia una completa guarigione per poi continuare a fare la nostra vita di prima.
Il Signore quando ci incontra vuole “cambiare la nostra vita di prima”, quella che ci portava verso mete errate e senza via d’uscita, e non si limita a rimettere le cose a posto affinché noi continuiamo ad errare; purtroppo l’uomo non è bastante a se stesso, né in questa vita, né tantomeno nell’altra, e quindi come un apparecchio che funziona solo se rimane collegato alla presa dell’energia, se staccato è destinato a fermarsi prima o poi, per quanto la sua batteria gli possa consentire una certa autonomia, perché senza l’energia di Dio, ossia la guida del suo Spirito, siamo tutti destinati a fermarci prima o poi.
Comprendere questa fondamentale verità è il presupposto perché la nostra vita segua il giusto percorso verso la giusta meta, ma è anche la cosa più difficile da fare per l’uomo, e questo è dimostrato dai tantissimi fallimenti umani, poiché sono davvero pochi coloro che accettano Cristo come il loro personale salvatore, ossia che rimangono collegati a Dio tramite lo Spirito e vivono una vita in armonia con lui.
Coloro che sono chiamati dal Signore, e rispondono, ricevono da lui un primo messaggio che indica che la comunicazione tra loro e Dio è stata aperta, ma da quel momento inizia soltanto un cammino comune che presuppone un lungo percorso insieme.
La chiamata del Signore non è il punto d’arrivo, bensì quello di partenza, e questo sconcerta molti perché, specie nel nostro tempo, che è il tempo del “tutto e subito” non ci pare giusto dover “sprecare il nostro tempo” ossia la nostra vita, a seguire qualcosa che invece di essere subito al nostro sevizio, ci vincola ad un lungo percorso e ad una lunga attesa, così molti si perdono d’animo e preferiscono rinunciare al beneficio promesso, piuttosto di dover attendere per troppo tempo e profondere energie in quello che vedono solo una lontana possibilità.
Così mettiamo da parte il Signore, o come si usa dire oggi “in standby”, e diciamo a noi tessi che per incontrare Dio c’è tempo, e che per ora è meglio godere la vita presente, piuttosto di preoccuparci troppo di quella futura!
Ora fratelli è necessario riconoscere la nostra condizione di totale dipendenza da Dio per poterlo veramente incontrare;
anche se abbiamo pregato nel bisogno e ricevuto da lui la prima risposta, noi restiamo bisognosi di Lui, della sua luce e della sua guida!
Non inganniamo noi stessi, pensando che in quel modo abbiamo risolto tutti i nostri problemi e ora possiamo riprendere il nostro cammino in solitaria; non neghiamo la nostra "miopia" spirituale, confessiamo il nostro bisogno, affinché il Signore metta di nuovo le sue benedette mani sui nostri occhi come fece Gesù con il cieco.
Quando Dio fa qualcosa per noi, impariamo ad aprigli completamente il nostro cuore e lasciagli coronare la Sua opera nella nostra vita. AMEN