Un Maestro alla scuola di Cristo
Testo: Giovanni 3:1-13
Il testo di oggi ci presenta una situazione insolita rispetto alle predicazioni di Gesù, eppure essa ha una straordinaria attualità perché in ogni tempo la storia di Nicodemo ben si adatta a rappresentare le vicende che molto spesso coinvolgono chi ha scelto di servire il Signore nella sua Chiesa, ma nello stesso tempo non ha ancora colto il vero messaggio di Cristo.
Nella storia di Nicodemo, infatti, Gesù mette in evidenza la grande differenza che c’è tra l’essere un religioso osservante della Legge e delle tradizioni della Chiesa ed essere guidati dallo Spirito dell’Evangelo, ossia da ciò che Cristo ha trasmesso ai suoi discepoli durante la permanenza terrena.
Nicodemo era un Fariseo, anzi un Rabbi, cioè uno dei capi dei Giudei, quindi, rappresentava a tutti gli effetti la Legge di Dio davanti al popolo d’Israele, ovvero era uno di coloro che conservava la Legge e la tradizione del popolo ebraico, così come ricevuta da Dio Padre per mezzo di Mosè. Oggi lo potremo paragonare ad uno dei massimi esponenti della Chiesa di Cristo in una qualunque delle sue confessioni, ossia un teologo di spessore, eppure davanti a Gesù Nicodemo dimostra di sentirsi piuttosto un allievo, riconoscendo che Gesù è il vero Maestro: “Rabbì, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio; perché nessuno può fare questi segni miracolosi che tu fai, se Dio non è con lui”, e con quella sua visita notturna, di nascosto dagli altri Farisei, riconosce che lui non è in grado di comprendere cosa Gesù voglia dire, e nonostante tutto il suo studio di Maestro della Torah.
Nicodemo aveva di sicuro due grandi qualità: l’umiltà di ammettere di non sapere da un lato, e il sincero desiderio di apprendere la verità dall’altro, due qualità indispensabili per potersi avvicinare alla salvezza portata da Cristo.
Qualità che purtroppo ben pochi religiosi, di tutte le epoche, luoghi e tradizioni, hanno o hanno avuto, quando si è trattato di accettare nel proprio cuore il Signore come loro guida spirituale piuttosto che non conformarsi passivamente a quanto la tradizione ecclesiastica ha fabbricato nel corso dei secoli per fortificare e conservare sé stessa.
Qui, cari fratelli in Cristo, notiamo bene quale sia la differenza tra “fede e religione”, che purtroppo sono spesso usate come sinonimi, quando invece sono due concetti che non solo non coincidono, ma molto spesso nella realtà si oppongono l’uno all’altro.
La fede cristiana è nata con la predicazione di Cristo; la Parola è stata udita da alcuni uomini, gli Apostoli in primis, e questo ha cambiato la loro vita, ossia sono “nati di nuovo” d’acqua e di Spirito, diventando figli di Dio per grazia attraverso la fede riposta in Gesù Cristo e nella sua Parola di Salvezza.
Ogni uomo che ha creduto nella Parola di Cristo, direttamente dalla sua predicazione prima e poi da quella dei suoi Apostoli, e poi ancora dai discepoli degli Apostoli, illuminati dallo Spirito Santo, sono stati salvati, ma poiché per distinguerli da coloro che non avevano creduto nell’Evangelo di Cristo (ebrei e pagani), serviva dare loro un nome, si sono chiamati poi “Cristiani”, mentre l’insieme dei cristiani ha preso il nome di “Chiesa”.
Questo è stato l’inizio, e così avrebbe dovuto continuare ad essere fino ad oggi, fino alla fine dei tempi e al ritorno di Cristo, ma purtroppo il Mondo con il suo principe sa bene come corrompere, attraverso la menzogna, ogni struttura che per forza di esistenza si deve servire delle cose del mondo, poiché esso è anche il “padre della menzogna”.
La Chiesa di Cristo quindi, nel tempo, diventata istituzione terrena, così come prima di lei era accaduto alla casta sacerdotale ebraica a cui Nicodemo apparteneva, si è progressivamente trasformata, accogliendo sì dentro di sé la principale testimonianza della “fede in Cristo”, ma anche diventando simbolo e organo di gestione del cristianesimo come “religione”.
La storia ci insegna come le fedi religiose, una volta accettate e istituzionalizzate all’interno del sistema del Mondo, per il cristianesimo prendiamo il famoso Editto di Costantino, diventino religioni, e come le norme religiose (precetti, riti, tradizioni, etc) diventino gli aspetti predominanti nelle religioni stesse.
Così come l’ebraismo dei Farisei era ormai diventato soltanto una serie di regole fredde e distaccate dalla vera fede nel Dio d’Israele, allo stesso modo la tradizione della Chiesa di Cristo ha perso la fede originaria per istituzionalizzarsi nella tradizione umana che l’apparato della Chiesa ha posto a fondamento della Chiesa stessa.
Quanti sono oggi i religiosi di tutte le confessioni cristiane (preti, popi, pastori etc.) che, come i Farisei, hanno studiato teologia nei seminari e nelle università e sono poi entrati grazie ai loro studi nelle Chiese per condurre le comunità dei fedeli, ma che purtroppo hanno visto nella Chiesa soltanto un’istituzione religiosa, magari prestigiosa, sicura e profittevole, a cui appoggiarsi, senza tuttavia esservi condotti dalla vera fede in Gesù Cristo?
Essere una guida della Chiesa istituzione purtroppo non sempre corrisponde all’essere un fedele di Gesù Cristo!
Nicodemo nel suo cuore era sia un Rabbi della tradizione Farisaica, sia un sincero adoratore di Dio, e quando ha visto e sentito Gesù che predicava, si è reso conto che qualcosa in lui non andava, che qualcosa nella tradizione giudaica non andava, ma non avendo avuto altre esperienze in tal senso, non riusciva a capire cosa.
Vedeva che Gesù Cristo, grazie alle sue opere aveva la benedizione di Dio, ma ormai schiavo della tradizione religiosa giudaica, che aveva spento la vera fede nel Dio d’Israele che l’aveva originata, non riusciva a capire, così chiede direttamente a Gesù.
Gesù in questo caso risponde con una bonaria ironia: “Tu sei maestro d'Israele e non sai queste cose?” a significare che non è il sapere religioso intellettuale che conta veramente davanti a Dio, ma la fede che viene dall’accettare il Signore con il proprio cuore, ossia che non è l’aspetto religioso che conta ma quello della fede.
Allora cari fratelli in Cristo, dobbiamo essere consapevoli che alla scuola di Cristo non è bocciato come vano ogni moto di genuina religiosità, ma è promossa la fede che salva. Questa implica un radicale cambiamento di vita di ogni uomo e donna che si avvicinano a Cristo, siano essi credenti secondo la religione o laici; in ambo i casi Cristo ci chiede di sperimentare, una “nuova nascita”.
Chi vuole veramente avvicinarsi a Cristo con fede, deve imparare anche quello che non può spiegare con l'intelletto, deve sperimentare che la potenza di Dio non ha limiti e interviene in modi inafferrabili per noi.
All’inizio può capitare che non comprendiamo a fondo come lo Spirito Santo agisca nel cuore dell'uomo, ma applicando l'opera compiuta dal Redentore Gesù, potremo costatarne e goderne gli effetti immediati ed eterni.
E’ necessario che la nostra religione esteriore si trasformi in una quotidiana relazione con Dio; il nostro nozionismo, che come Nicodemo possiamo aver imparato in anni di studi sui testi di teologia, si tramuti in luce e forza spirituale;
che la nostra curiosità, che magari è stata l’unica molla che ci ha fatto avvicinare alla religione, si trasformi in fiducia, per scoprire in Gesù la meravigliosa sapienza della Grazia divina.
Non dobbiamo avere paura o vergogna, ma come fece Nicodemo, che pur essendo un Rabbi si avvicinò a Gesù con l’umiltà di chi desidera apprendere, noi facciamo lo stesso, in preghiera al Signore, invocando la guida dello Spirito Santo, e così facendo scopriremo come il Signore si avvicinerà a noi e condividerà con noi il suo Spirito di salvezza. AMEN