Un unico corpo in Cristo

Testo: Romani 12: 1-8

 

L’apostolo Paolo nel passo della lettera ai Romani proposto oggi usa un’allegoria molto bella ed efficace per rappresentare i vari membri di una comunità cristiana: quella del corpo umano!

Così come il corpo umano è uno, così è una la Chiesa di Cristo; e così come il corpo umano è composto da varie membra, anche la Chiesa di Cristo si compone di tanti membri;

la cosa che l’apostolo Paolo sottolinea tuttavia è il fatto che come nel corpo umano ogni membro ha una funzione specifica e diversa dagli altri, ma che contribuisce a far funzionare l’intero corpo, anche nella Chiesa ci sono diversi compiti che ogni membro è chiamato a svolgere a seconda dei doni che ha ricevuto, o se preferiamo delle capacità e delle attitudini che ognuno di noi ha.

Questo parallelo è usato per far comprendere che, anche se nella comunità cristiana ci sono dei fratelli e delle sorelle che hanno ricevuto dei doni apparentemente più importanti rispetto ad altri fratelli ed altre sorelle, che sembrano averne ricevuti di più umili, ognuno deve contribuire al bene della chiesa senza sentirsi più importante degli altri, o sminuito rispetto gli altri, perché in effetti essendo la Chiesa un corpo unico, il corpo è sano e funziona bene solo quando tutte le membra sono sane e lavorano insieme per il bene del corpo stesso.

Questo modo di pensare, di distinguere il bello dal brutto, di fare le differenze tra il nobile e il meno nobile è tipico di questo mondo e della sua cultura che tende inevitabilmente a classificare le cose e le persone in categorie e metterle su di una scala di valori.

Chi è in alto su questa scala sarà onorato e rispettato da questo mondo, chi si trova in basso sarà inevitabilmente disprezzato, perché questo è il modo di agire di questo mondo;

ma le scritture ci dicono invece che così non è, né deve esserlo all’interno della chiesa di Cristo: “Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà”, così ci è detto nella scrittura.

Come uomini e donne di questo tempo, dotati di una nostra coscienza individuale e di un nostro ego che ci spinge verso un forte individualismo, spesso ci risulta difficile ragionare in termini di “membra di un unico corpo”, e questo anche se ciascuno di noi ha accolto l’Evangelo di Cristo ed è entrato a far parte dell’unico corpo in Cristo.

La nostra individualità, che molte volte identifichiamo come “egoismo”, ci induce a ragionare secondo le logiche di questo mondo e a creare anche all’interno delle nostre chiese delle “scale di valori” a seconda dei compiti o dei doni ricevuti, come se chi ha ricevuto un compito più impegnativo da Dio fosse in qualche modo più meritevole di un altro fratello che ha ricevuto un compito più semplice da svolgere.

Ecco che l’apostolo Paolo si trova ad affrontare queste questioni all’interno della chiesa che si trova a Roma e sottolinea come questo modo di ragionare sia distante dallo Spirito dell’Evangelo. Tuttavia il problema c’è ed è destinato a ripetersi anche nella Chiesa dei secoli a venire ogni qualvolta il cuore dell’uomo si lascia irretire dal mondo, anziché lasciarsi guidare dallo Spirito dell’Evangelo.

Corriamo anche noi questo pericolo?

Certamente; è un pericolo che ci minaccia ogni giorno.

Vedete cari fratelli in Cristo, da questo passo delle scritture emerge un importante insegnamento circa il significato di essere “membri della chiesa di Cristo e quindi membra di Cristo”.

Diventare cristiano, ossia accogliere Cristo come nostro personale salvatore, riponendo in lui e in lui soltanto la nostra speranza di salvezza per la vita eterna, non significa affatto avere il proprio nome iscritto su un registro dei membri di chiesa o su un certificato che attesta che abbiamo ricevuto il battesimo!

Le chiese cristiane, che sono i tanti pezzi che insieme formano la Chiesa di Cristo sulla terra, per certi versi agli occhi del mondo possono anche assomigliare ad una delle tante associazioni o gruppi dove è sufficiente iscriversi ed avere una tessera per farne parte.

Quando veniamo al mondo siamo iscritti all’anagrafe di una città di un certo paese;

quando andiamo a scuola ed otteniamo un attestato dei nostri studi, veniamo iscritti in un elenco di persone che hanno ottenuto un certo diploma;

quando troviamo lavoro, veniamo iscritti in un elenco di persone che godono di determinati diritti ed altrettanti obblighi, e così via.

Ogni volta che aderiamo ad un qualsiasi gruppo, il nostro nome entra in un particolare elenco che attesta la nostra appartenenza a quel gruppo, tuttavia nessuna appartenenza a questi gruppi si spingerebbe mai fino al punto di dirci: “da oggi in poi tu fai parte del nostro gruppo, e perciò cessi di esistere come essere a sé stante per diventare una parte del tutto”.

No ognuno di noi mantiene ben chiara la propria individualità, ed agiamo di conseguenza perché il nostro personale interesse lo difendiamo con i denti;

laddove esso coincide con gli interessi del gruppo lottiamo per difenderlo, ma molto raramente siamo disposti a sacrificare il nostro personale interesse per il bene di un altro membro del gruppo, rimaniamo infatti dei singoli individui che lottano per la propria sopravvivenza.

Non per niente coloro che sacrificano la propria vita per gli altri sono considerati degli eroi da questo mondo, cioè persone fuori dal comune.

Allora quando noi aderiamo alla Chiesa di Cristo e veniamo iscritti in un elenco, formalmente potrebbe sembrare che abbiamo aderito ad un gruppo come tanti che meglio ci permetterà di raggiungere i nostri obiettivi.

Ma è veramente così?

Agli occhi del mondo le chiese sono semplici istituzioni, ma per l’Evangelo accogliere Cristo nel nostro cuore, riporre in lui la nostra speranza, vuol dire ben altro.

Chi accoglie Cristo accetta di annullare sé stesso, la propria natura di individuo, per diventare parte di Cristo stesso, non come un membro di un gruppo, ma come un membro di un unico corpo, come ci dice Cristo: “.se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua.” (Lc 9:23).

Agli occhi del mondo un cristiano, cioè un aderente ad una delle chiese di Cristo, non è diverso da un aderente ad un partito politico o ad un circolo sportivo, cioè è un individuo che agisce per meglio tutelare i propri interessi anche a scapito di quelli degli altri.

Agli occhi di Dio un uomo o una donna che hanno riposto la loro fede in Gesù Cristo sono delle membra di un unico corpo, ed ogni membro condivide la gioia e il dolore delle altre membra e del corpo stesso.

Chi è unito con Cristo, è parte di Cristo ed è unito a tutti gli altri fratelli che sono anch’essi parte con Cristo. Non è più il singolo membro che ragiona singolarmente ma è Cristo che ragiona per noi, ci difende, ci nutre, si prende cura di noi e ci guida: siamo si tanti ma è come fossimo uno!

Ognuno di noi è quindi chiamato a svolgere un compito nell’interesse del corpo, e questo lo dobbiamo fare lasciandoci guidare dallo Spirito Santo, e non dall’egoismo tipico della natura umana che ci guidava prima che diventassimo membra di Cristo.

Ciascuno di noi ha avuto il suo cammino di fede che lo ha portato a diventare membra di Cristo, e ciascuno di noi potrebbe raccontare la propria personale esperienza.

Se oggi io testimonio la mia fede in Gesù Cristo è perché un giorno ho capito che la mia vita non sarebbe stata completa se non avessi riposto in Cristo la mia speranza di salvezza, e ho cominciato a meditare sulle Scritture per capire cosa dovessi fare per essere salvato e per obbedire alla parola di Dio. All’inizio del mio cammino di fede non avevo le idee chiare, mi sembrava che le cose da fare fossero tante e che qualsiasi cosa facessi non fosse mai sufficiente per fare la volontà del Signore. Se facevo una cosa, pensavo che avrei potuto e dovuto fare di più per seguire il Signore.

Ogni passo della scrittura mi sembrava messo li per rendere impossibile il mio cammino tanto era lunga la lista dei compiti da svolgere per essere veramente un cristiano, e per questo mi lasciavo prendere dallo sconforto;

poi meditando sul passo di oggi sotto la guida dello Spirito Santo, ed in particolare, mi sono reso conto che Gesù Cristo non mi chiedeva di fare tutto, ma semplicemente di fare ciò che Lui stesso mi avrebbe indicato guidando i miei passi. Così mi resi così conto che alcune opere da me intraprese non erano destinate ad avere successo perché erano altre le cose che Cristo si aspettava da me, e ho quindi compreso che, cosa più importante, una volta che siamo diventati “membra di Cristo”, non siamo più noi a dover decidere cosa fare, ma dobbiamo lasciarci guidare con fiducia dallo Spirito Santo che ci indica il nostro compito e il nostro ruolo nel progetto di Dio!

Da quando ho compreso questo, non tutto è stato facile, perché la strada della fede non è mai un cammino facile, ma il sentirsi parte di un unico corpo mi ha aiutato ad affrontare con fiducia i compiti che il Signore mi ha affidato di volta in volta.

Sono sicuro che anche per ciascuno di voi è avvenuta una cosa simile poiché siamo tutti membra di Cristo allo stesso modo; ho voluto comunque raccontarvi questa mia personale esperienza proprio per sottolineare il fatto che essere membri della Chiesa di Cristo significa anche e soprattutto essere in comunione fraterna con Cristo e con tutti i fratelli che sono a loro volta parte di Cristo.

Per una volta lasciatemi dunque concludere non con un ammonimento od un’esortazione ad essere amorevoli gli uni con gli altri, come già ci esorta a fare l’apostolo Paolo, ma bensì con un invito a contemplare la bellezza e la gioia che l’essere uniti con Cristo ci da, e per questo vogliamo ringraziare veramente con tutto il cuore Dio Padre, che attraverso l’unione con suo figlio Gesù Cristo, ha permesso a noi umili e fragili creature schiavi del peccato di arrivare a quella salvezza che da soli non avremmo mai potuto raggiungere. AMEN