Un unico fine, tanti mezzi

Uno dei più comuni errori commesso dai credenti è quello di confondere il fine della salvezza con uno dei tanti mezzi mezzi che Dio mette a disposizione dell'uomo per raggiungerla.
Ecco un errore che può sviare l'uomo e condurlo sulla via del Peccato.
Il fine ultimo (e unico) dell'uomo è quello di conseguire la vita eterna col Signore, ovvero di rientrare nel numero dei "pochi eletti" tra i "molti chiamati", ed entrare quindi nel Regno dei Cieli con Gesù Cristo.
Il fine di Dio invece è quello di raccogliere il maggior numero possibile di uomini e donne nel Regno del suo figliolo Gesù Cristo, dopo che essi avranno creduto in Lui e saranno stati salvati. Dio desidera riempire il Regno dei Cieli con tutti gli uomini che si saranno dimostrati a lui fedeli, cioè lo avranno accolto senza ripensamenti o tentennamenti come Unico loro Dio e Signore.

I mezzi che Dio ha messo a disposizione dell'uomo (umanità) per raggiungere la vita eterna sono molteplici. L'Apostolo Paolo ne cita tre molto importanti: fede, speranza e amore, ma questi non sono gli unici, anche se sono tra i più efficaci. Paolo inoltre precisa che, tra questi, l'amore è il più efficace, sottolineando che l'amore dei tre è l'unico che dura in eterno, anche quando gli altri due verranno meno. Nella Scrittura è detto inoltre che Dio è amore, e questo, insieme ai due comandamenti dell'amore (verso Dio e il prossimo) chiarisce che tra tutti i mezzi, l'amore è di gran lunga il mezzo più efficace per raggiungere la vita eterna.
Attenzione però, perché l'amore rimane uno strumento, un mezzo appunto, e non è un fine, né tanto meno "il fine"! Questo è l'errore che molti credenti commettono, ossia di confondere l'amore, il mezzo, con la vita eterna, il fine (dell'uomo) e la fedeltà (il fine di Dio).
l'amore fine a se stesso, non è meno aberrante agli occhi di Dio del concetto di "uomo dio di se stesso"! 

Noi dobbiamo adorare Dio e rendere culto a Lui solo, non certo all'amore, che come azione umana, sia pure nobile e potenzialmente gradita a Dio quando è usato come strumento per aprire le porte del Regno dei Cieli, esso diventa aberrazione quando serve a glorificare le azioni umane, anziché la persona di Dio.

Facciamo alcuni esempi di come l'amore, il mezzo, per molti credenti fuorviati dal maligno, sia diventato il fine stesso della loro vita.

  1. Amare a  prescindere; spesse volte si sentono dei credenti affermare che  noi dobbiamo amare tutti perché siamo buoni o dobbiamo essere  buoni. Ossia l'uomo è buono perché ama, anche se dietro questo  amore non c'è il messaggio di Cristo, ecco che l'amore di Dio è  stato sostituito con quello dell'uomo. Vado in giro a fare del bene  non perché è Dio che mi guida a farlo, ma perché io sono buono e,  umanamente parlando, sono migliore degli altri uomini che non amano  i loro simili.

  2. L'amore  giustifica il peccato anziché il peccatore; l'amore e la  misericordia di Dio giustificano il peccatore, cioè giustificano  tutti gli uomini (poiché tutti sono peccatori) che si pentono e  ricevono il perdono di Dio per grazia. Il Dio d'amore però per  alcuni credenti è tale che, non solo giustifica il peccatore ma  alla fine finisce per giustificare anche il peccato (non confessato  o non riconosciuto). In somma, secondo questi credenti, che si  sostituiscono a Dio nel giudizio, alla fine il perdono di Dio è  garantito a tutti, anche ai peccatori che non si pentono o peggio  ancora a quelli che si auto assolvono giudicando non essere peccato  alcuni comportamenti che invece Dio ha stabiliti tali. Quindi in  nome dell'amore si disattende la volontà di Dio.

L'amore umano, pur ispirato dal nostro rapporto con Dio, ma senza la forza dello Spirito Santo che ci anima, è e rimane un fuoco senza calore, un motore che gira senza potenza, un medicinale che non contiene principi attivi (per dare l'idea della sua inefficacia). L'amore dell'uomo carnale è imperfetto quanto tumultuoso e spesso si confonde con la passione ma è cosa ben lontana da quello spirituale che viene da Dio, cioè dall'amore che guida l'uomo spirituale, l'uomo nato di nuovo per opera dello Spirito Santo. Nell'uomo nato di nuovo, il vero credente, opera lo Spirito Santo e soltanto lui può di fatto adempiere ai comandamenti di Dio dell'amore (amare Dio con tutto se stessi e il prossimo come se stessi!) cosa invece impossibile a qualsiasi uomo carnale.

L'uomo spirituale, tuttavia, non è più lui che agisce come uomo, ma è lo Spirito di Dio che agisce attraverso di lui, pertanto l'amore, il mezzo che lo Spirito utilizza, è pienamente operante e adempie ai comandamenti stessi.

Purtroppo ci sono dei credenti in buona fede che, invece di "rinunciare prima a se stessi" a favore di Dio (non più io ma Cristo), considerano se stessi autonomamente capaci di agire secondo la volontà di Dio, e si sforzano di amare con tutte le loro forze umane, facendo in questo modo dell'amore stesso il loro dio (idolo).
Da cosa si riconoscono queste persone? Solitamente il loro cuore non è rivolto al cielo, ma alla terra.
Non nel senso che sono vinti dalle passioni terrene (denaro, potere, piaceri della vita), no questo no, ovviamente, ma all'opposto sono tutte rivolte alla realizzazione di un ipotetico "regno di Dio sulla terra" in contrapposizione con il Regno dei Cieli. Perdono di vista il vero fine, sostituendolo appunto con il mezzo: l'amore.
Quanti credenti fanno dell'opera di carità la priorità assoluta, fine a se stessa e a prescindere dalla fede e dall'annuncio della Parola, tanto da dimenticare che l'annuncio del Regno di Dio è il vero fine della loro missione terrena. 

Certo costoro a questa obiezione risponderanno che attraverso le opere di carità loro annunciano il Regno di Dio, un po' come faceva Gesù che attraverso i miracoli rendeva concreta agli occhi degli uomini la potenza di Dio.

Questo è vero; le opere che seguono la Parola le danno testimonianza, ma le opere a se stanti, a prescindere dalla Parola, non danno testimonianza a Dio ma soltanto all'arroganza degli uomini che le compiono!
In buona sostanza: seio do da bere un assetato dicendo "bevi perché hai sete e io ti voglio bene e ti do da bere" ho dimostrato amore verso questa persona, sì ma così facendo ho soltanto dato gloria a me stesso.

Se invece dico a questo assetato "ecco bevi quest'acqua che ti è offerta dal Signore Gesù Cristo, affinché tu non abbia più sete, perché lui ti ama e vuole togliere la tua sete", io ho sempre compiuto un gesto d'amore, ma così facendo ho invece dato gloria a Dio, perché non sono più io che ho avuto pietà di questa persona, ma il Signore.

Fare del bene per conto proprio è bello ma giova soltanto per questa vita; fare del bene in nome e per conto di Dio, oltre che bello, giova per la vita eterna!

Torniamo però al fine;l'amore è uno dei mezzi con i quali noi dimostriamo la nostra fedeltà al Signore, perché chi ama veramente è fedele e non tradisce, e per questo Dio ci spinge ad amare e lasciarci amare da lui, ci spinge ad innamorarci di lui prima e più di ogni altro essere o cosa, più dei nostri stessi cari e famigliari. Dio viene prima di tutto il resto, e poi, per evitare che ci riteniamo troppo pieni di noi, Dio ci ricorda che gli altri sono nostri fratelli e sorelle al nostro pari e come tali li dobbiamo trattare, non considerando noi stessi maggiori di loro.

Anche la fede e la speranza però danno prova del nostra fedeltà al Signore. Avere fede in Dio significa non soltanto dire a parole "io credo", ma di fatto ubbidire alla sua parola senza avere in anticipo alcuna prova materiale che Lui manterrà questa sua parola dopo la nostra morte.
Allo stesso modo la speranza, ossia l'atteggiamento e il comportamento che noi dobbiamotenere dopo aver creduto alla sua parola, nonostante tutto sembri per il momento dimostrare il contrario, sono altri mezzi di prova della nostra fedeltà a Lui. Quando non metto in dubbio la sua parola, ma continuo a credere fermamente che così come ha detto, avverrà, perché io credo in lui, lo amo perché so che lui mi ama e che è veritiero, nonostante tutte le avversità che il suo avversario mi fa trovare sulla mia strada nell'attesa del Regno di Dio, ecco che io dimostro (provo) la mia fedeltà al Signore; 

provo che non sono un traditore e un ribelle come lo fu il mio antenato Adamo, ma che invece io mi sono messo sotto la croce di Gesù Cristo, pronto a sopportare le avversità che lui ha sopportato ma altrettanto sicuro e certo che anch'io entrerò un giorno nella gloria del mio Signore insieme a lui: ecco il fine, l'unico!