Una cosa ti manca
Testo: Luca 18:18-27
Questo passo della Scrittura evidenzia uno dei paradossi della vita umana; siamo di fronte a una persona molto importante, il testo lo definisce “uno dei capi”, cioè una persona di potere, che presumibilmente era anche uno scriba o un sacerdote, visto che Gesù gli rammenta i principali comandamenti previsti dalla legge di Mosè, e lui risponde che “Tutte queste cose io le ho osservate fin dalla mia gioventù”, ossia appare sotto tutti gli aspetti un ebreo credente e osservante della Legge, e quindi secondo l’Antico Patto era, come si suol dire “a posto e pronto per la ricompensa celeste”, eppure lo stesso chiede a Gesù che cosa deve fare ancora per “ereditare la vita eterna”.
Aveva dei dubbi di non aver fatto tutto quello che doveva? Se così fosse, era naturale, com’è naturale per un credente, avere dubbi di non aver mai fatto abbastanza per compiacere Dio…i non credenti o gli pseudo credenti questi dubbi non se li pongono mai infatti!
Gesù davanti a quest’uomo si compiace perché vede una persona retta, tuttavia gli dice qualcosa che lo lascia senza parole: “Una cosa ti manca ancora; vendi tutto ciò che hai, e distribuiscilo ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo;...e poi vieni e seguitami”.
Su questa risposta di Gesù si è discusso molto e spesso si sono anche trovare risposte non corrette, perché forzate dagli interessi di chi ha usato la Scrittura per i suoi particolari interessi.
Pensiamo alla condanna della ricchezza di cui la Chiesa si è sempre fatta portatrice, ossia l’esaltazione della povertà come modello da seguire per piacere a Dio, la necessità di aiutare i poveri, la condanna dell’amore per il denaro come strumento del diavolo, ossia mammona, e così via… tutti insegnamenti all’apparenza giusti e in linea con il messaggio evangelico, …peccato però che proprio la chiesa nel corso dei secoli abbia accumulato beni e ricchezze tali da diventare oggi il maggior detentore di oro e ricchezze del mondo!
Se la Chiesa a parole è povera e denuncia la ricchezza, evidentemente il “vendi tutto ciò che hai, e distribuiscilo ai poveri” non ha mai riguardato e non riguarda la Chiesa, visto che ha preteso di seguire Gesù ma senza vendere i beni, ma anzi accumulandoli.
Ora però cari fratelli in Cristo, Gesù dicendo questo a quell’uomo ricco ha voluto sottolineare che la vera ricchezza non era quella terrena, bensì quella spirituale “il vieni e seguimi” significa metti la tua vita nelle mani di Dio, metti Dio al centro della tua vita, non basare la tua vita sui beni materiali ma sulla fedeltà a Dio!
Infatti, il ricco credente cosa fece? “Ma egli, udite queste cose, ne fu afflitto, perché era molto ricco”.
Chi ha poco da perdere, nel senso di beni terreni, è più disposto a rinunciarvi per seguire Gesù, ma chi ha molto mette le due alternative sulla bilancia, molto spesso rinuncia a seguire Gesù per paura di dover rinunciare ai beni terreni.
Così quell’ebreo ricco rinuncia a seguire Gesù, preferisce continuare a confidare nelle sue ricchezze, che dopo tutto sono molto tangibili anche se non eterne, e Gesù “vedendolo così triste, disse: «Quanto è difficile, per quelli che hanno delle ricchezze, entrare nel regno di Dio!”
Come interpretare queste parole di Gesù? Ancora una volta non devono essere intese come una condanna della ricchezza in quanto tale, ma piuttosto nel fatto che la ricchezza è come un peso superfluo che ci portiamo addosso quando dobbiamo scalare una montagna o guadare un fiume…se il peso diventa troppo grande per noi, finiamo per schiattare o annegare, ossia per non raggiungere il regno dei cieli perché la ricchezza ci distoglie dall’obiettivo e ci fa perdere per strada.
L’ebreo potente e ricco, sia pure credente fin dalla giovinezza, alla fine rinuncia alla vita eterna proprio perché appagato, ma sarebbe meglio dire “ingannato” dalle ricchezze di questa vita;
è una scelta libera che ognuno di noi può fare, che però alla fine determina il nostro futuro.
Quando la ricchezza diventa tale da possedere il nostro cuore invece d’essere uno strumento nelle nostre mani per operare, quello è il momento in cui noi rinneghiamo la chiamata di Cristo per servire invece il suo avversario.
C’è un modo per capire quando questo avviene?
Sì, cari fratelli, noi non sappiamo quando il Signore ci chiamerà per compiere la missione che lui ci affida, ma quando questo avviene noi dovremo scegliere se andare o meno, se lasciare tutto il nostro avere per seguire Gesù, come fecero gli apostoli pescatori che lasciarono le reti per seguirlo o come non fece questo ricco ebreo che preferì tenersi i beni perché erano troppi a cui rinunciare!
Se quando il Signore chiama noi siamo pronti a rinunciare a tutto per lui, allora saremo come gli apostoli ed entreremo nel regno celeste; se invece diremo no, preferisco tenermi la mia comoda vita di potere e ricchezze, allora non entreremo nel regno celeste: “Perché è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio”.
Riflettiamo su questo fratelli, e chiediamoci dov’è ora il nostro cuore, se con il Signore o con qualcos’altro… AMEN