Uomo di poca fede
Testi: Matteo 14:22-33
Ancora una volta la Scrittura ci mette davanti la più comune delle situazioni umane: la paura di fronte ad un accadimento che sfugge al controllo dell’uomo!
Potremmo giustamente dire: “Chi meglio dei dodici Apostoli potevano avere una fede salda nel Signore, avendolo loro non solo visto e toccato (cosa per noi presenti discepoli impossibile), ma anche avendo visto con i loro propri occhi i segni potenti che Gesù era in grado di compiere, cosa di cui abbiamo soltanto avuto testimonianza?” (perché mi hai visto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!) Gv 20:29. Eppure, proprio gli Apostoli dubitano in questa circostanza e ancora hanno dubitato fino alla fine, cioè fino a quando non hanno visto il Signore ascendere al cielo dopo la sua risurrezione.
Perché? La risposta è insita proprio nella natura umana corrotta dal peccato, e quindi nella sua conseguente predisposizione a temere ciò che non è in grado di affrontare con le proprie forze (…ho avuto paura, perché ero nudo, e mi sono nascosto.) Gen 3:10
Che cos’è la fede infatti, se non la: “… certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono”? (Ebrei 11:1). Ciò che speriamo soltanto e non vediamo non è chiaramente sotto il nostro controllo, e quindi per averle dobbiamo per forza ricorrere all’aiuto di Dio.
Dio ci chiama a credere in Lui, ad avere fede in Lui, e questo al di là di ogni ragione umana: “confida nel Signore con tutto il cuore e non ti appoggiare sul tuo discernimento” (Pv 3:5).
Laddove arriva la ragione (il potere e la forza dell’uomo) non può operare la fede; fede e ragione sono dunque in antitesi, proprio perché, o l’uomo utilizzerà l’una, oppure farà affidamento sull’altra, ma non entrambe, per poter piacere a Dio. Questo non vuol dire non fare ciò che Dio ci ha resi capaci di fare (da soli), ma come spiega Pv 3:6 “conoscilo in tutte le tue vie e Dio spianerà i tuoi sentieri”.
Dio rende possibile ogni cosa umanamente impossibile, ma soprattutto ci chiede di farlo partecipe della nostra vita mediante un totale e incondizionato affidamento a alla sua volontà.
Torniamo dunque agli Apostoli e a Pietro; rimasti temporaneamente separati da Gesù e venutisi a trovare in una situazione umanamente difficile, si preoccupano. Ecco allora che Gesù va loro incontro, ma lo fa in un modo del tutto inconsueto (sovrumano), cioè camminando sulle acque, e questo accresce il loro timore più che farlo cessare. Pietro è combattuto tra la paura della tempesta e la paura non meno grande di avere a che fare con uno spirito, per uscire dall’impasse rivolge a quello che si è presentato da lontano come il Signore, una richiesta inconsueta, ovvero quella di poter anche lui comminare sulle acque per andargli incontro. È evidente che anche questo è un atto di fede perché razionalmente, se non avesse creduto che quello fosse veramente Gesù, non gli avrebbe mai rivolto una simile richiesta.
La fede di Pietro trova la risposta pronta di Gesù, e Pietro prende a camminare sulle acque: “Miracolo!” Sì, un vero miracolo, ma ben presto torna l’altra paura ad assalirlo, quella del mare in tempesta, subito comincia ad affondare. Gesù allora lo prende e lo salva, ma allo stesso tempo lo rimprovera, sia pure molto amorevolmente: “uomo di poca fede, perché hai dubitato?”
Sembra di vedere Gesù che scuote la testa e aggiunge: “stavi andando bene, perché proprio sul finale ha avuto paura?”
Gesù però conosce bene Pietro, così come conosce ciascuno di noi, suoi discepoli; conosce le nostre debolezze e le nostre paure e per questo non ci abbandona mai. Rimane accanto a noi ogni qualvolta un evento destabilizza la nostra vita.
Il Principe del Mondo è sempre pronto a farci cadere, a mettere in dubbio la nostra fede, a mostrarci le nostre debolezze, ma ad ogni prova che ci è posta davanti, sia essa una tempesta come quella affrontata da Pietro o una qualsiasi insidia che troveremo sul nostro cammino, il Signore ci ricorda che Lui c’è, pronto ad afferrarci e portarci in salvo ogni volta che noi gridiamo a Lui.
Nella Scrittura sono riportate quattro verità essenziali che ogni credente deve fare proprie:
la prima è che il Signore risuscitato promette ai suoi: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente" (Matteo 28:20). In quel tutti i giorni, sono dunque inclusi i giorni di prova, dove ci sentiamo soli, in balia degli eventi, proprio perché avvolti dalla naturale paura.
La seconda verità ci è ricordata dall’Apostolo Paolo, che ci scrive: "tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio" (Romani 8:28). Gli eventi che ci affliggono e ci fanno piangere, fanno dunque anch’essi parte del piano di Dio per la nostra redenzione e salvezza.
La terza verità, sempre ricordata da Paolo: "Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti" (Filippesi 4:6). Forse ci sembrerà che Dio non risponda subito alle nostre suppliche o nel modo in cui noi ci aspettiamo, tuttavia, in base alla sua parola possiamo essere certi, che lo farà a suo tempo e a suo modo e, nell'attesa, la pace di Dio riempirà il nostro cuore.
Infine, la quarta verità che dobbiamo ricordare è che Lui è: "il Dio di ogni consolazione, che ci consola in ogni nostra afflizione" (2 Corinzi 1:3-4). A fronte delle nostre difficoltà, le consolazioni del Signore saranno sempre sovrabbondanti.
Alla luce di queste quattro verità, cari fratelli in Cristo, possiamo essere sicuri che anche quando saremo tentati dal Male a diventare “uomini di poca fede”, avremo sempre la mano forte di Gesù Cristo che interviene e ci salva, purché avremo il coraggio di invocare il suo nome. AMEN