Vai come sei a Dio

Testo: Abdia 13-16

 

Il Profeta Abdia mette in guardia i nemici d’Israele contro la tentazione di “approfittare del castigo di Dio” inflitto al suo popolo, per vendicarsi o per trarre vantaggio della sua temporanea situazione di debolezza, ma se noi leggiamo con attenzione il versetto 15: “Infatti il giorno del Signore è vicino per tutte le nazioni e come hai fatto, cosí sarà fatto a te: le tue azioni ti ricadranno sul capo”, ne traiamo un importante insegnamento che vale per tutti noi e per tutti i tempi.

Dio è paziente e lento all’ira ma non lascerà impunito nessun peccato; quando Egli giudicherà che sia arrivato il tempo, chiamerà ciascuno di noi a rispondere delle proprie colpe.

La Bibbia ci insegna che non soltanto le nostre azioni saranno giudicate, ma finanche le parole e i pensieri che avremo pronunciato o avuto, laddove essi siano contrari alla volontà di Dio.

Fin dagli albori, l’uomo, nella sua natura ribelle, è sempre stato portato a scaricare le proprie responsabilità sugli altri piuttosto che assumersele;

così per Adamo la sua disubbidienza era colpa della donna che Dio aveva creato, per Eva la colpa era del serpente.

Oggi come ieri, la cosa più difficile da fare per l’uomo è ammettere il proprio peccato e assumersi la propria colpa, nella vana speranza di evitare così la punizione conseguente.

Questo modo di fare però non è quello che vuole Dio, non è quello che Lui ci chiede per poter “riguadagnare” la pace e la comunione con Lui.

Per metterci in guardia contro questa disubbidienza, il profeta Abdia lancia un forte messaggio, avvertendo senza mezzi termini che ciascuno dovrà dare conto a Dio del proprio comportamento trasgressivo della sua volontà.

Stando così le cose, è chiaro che non conviene a nessuno dire di “essere senza peccato”;

chi lo facesse, accuserebbe Dio di mentire, poiché Egli sa tutto di noi, legge la nostra mente e i nostri pensieri, ci osserva dall’alto dei cieli, non importa in quale profondo anfratto noi ci possiamo nascondere per sfuggire alla sua presenza.

Ora però, noi sappiamo che il Signore è largo nel perdonare e sempre pronto a “dimenticare” le nostre colpe, quando ritorniamo a Lui pentiti e invochiamo il suo divino aiuto, ma al contempo, essendo Giusto e Santo, non terrà il colpevole per innocente, ossia non farà finta di nulla davanti al nostro peccato, per quanto piccolo possiamo noi giudicarlo, qualora noi tentiamo di nasconderlo.

Se però nessun tentativo potrà essere fatto dall’uomo per giustificare sé stesso davanti a Dio, allo stesso tempo noi tutti possiamo invocare il suo perdono, riconoscendo davanti a Lui le nostre colpe.

L’amore di Dio per l’umanità si è infatti manifestato in Cristo, che è morto sulla croce subendo, al nostro posto, il giudizio per le nostre iniquità, dandoci così la possibilità di confessare i peccati a Dio senza timore di condanna.

Consapevoli di questo tutti noi dovremmo essere pronti e bendisposti ad una “sincera confessione” dei nostri peccati, ossia a riconoscerci ribelli a Dio e pronti a tornare a Lui in Cristo.

Purtroppo non sempre questo accade, e ogni ritardo da parte nostra comporta un prolungamento del nostro stato di peccato, e quindi di sofferenza, poiché fino a quando non accettiamo Cristo come nostro personale salvatore, la benedizione di Dio sta lontano da noi, il suo Santo Spirito non riesce a comunicare con il nostro spirito, così che noi vaghiamo nel mondo come tanti zombi spirituali, alla mercè del suo principe.

Quando però noi riusciamo a liberarci dalla presa del Male confessando i nostri peccati, e andiamo con fede a Cristo, noi ritroviamo la benedizione del Padre che scende su di noi mentre il suo Santo Spirito viene a dimorare in noi diventando la guida del nostro spirito.

Allora cari fratelli, accogliamo con fede il nostro Salvatore Gesù Cristo come nostro personale salvatore, e Lui ci libererà dei nostri peccati, per quanto gravi essi possano essere, perché “di lui attestano tutti i profeti che chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati mediante il suo nome”. AMEN